Vertenza Siremar. Venerdì 13 nuovo sit-in davanti Palazzo Chigi

Vertenza Siremar. Venerdì 13 nuovo sit-in davanti Palazzo Chigi

Redazione

Vertenza Siremar. Venerdì 13 nuovo sit-in davanti Palazzo Chigi

mercoledì 11 Febbraio 2009 - 09:00

Sembra che il ministero abbia stabilito la sospensione di abbonamenti e prenotazioni sulle tratte Milazzo-Napoli-Eolie. In discussione anche i fondi Fas che Matteoli aveva promesso a Bufardeci

Soffiano nuovi venti protesta tra gli abitanti delle isole Eolie che per giorno 13 hanno organizzato un nuovo sit-in davanti Palazzo Chigi per chiedere il mantenimento del collegamento Milazzo-Napoli-Eolie. A partire alla volta di Roma sarà un gruppo di residenti di Stromboli in rappresentanza di un comitato di cittadini sorto spontaneamente e che considera la soppressione delle tratte con la terra-ferma un vero e proprio pericolo per la sopravvivenza economica e sociale della comunità.

Secondo quando appreso, la decisione di proseguire sulla scia delle manifestazioni inscenate un paio di settimane fa e che portarono all’incontro tra il ministro delle infrastrutture Matteoli e all’assessore regionale ai trasporti Bufardeci, scaturirebbe da alcune direttive che lo stesso ministero avrebbe dato alla Siremar e in base alle quali la compagnia di navigazione, a partire dal prossimo 12 febbraio, non dovrebbe più accettare né abbonamenti né prenotazioni. Una “voce” che se confermata potrebbe far pensare ad una volontà di soppressione delle tratte Milazzo-Napoli.

Ma notizie poco rassicuranti giungerebbero anche sul fronte dei 46 milioni di euro dei fondi Fas che Matteoli aveva promesso alla regione Sicilia e che invece potrebbero essere a rischio: in questo caso, dunque, in discussione anche il mantenimento di tutti i collegamenti tra le isole e i porti siciliani. Queste le ragioni che hanno dunque portato i cittadini eoliani ad organizzare la “trasferta” romana e, al loro ritorno, ad incontrare il sindaco di Lipari Mariano Bruno. Nel frattempo però gli eoliani rimasti a casa non se ne staranno con le mani in mano, ma al contrario alcuni di loro sarebbero pronti ad incatenarsi davanti ai ricoveri di sicurezza posti ai margini dei crateri del vulcano.

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