Paese che vai... Masterchef che trovi!

Paese che vai… Masterchef che trovi!

Mimma Aliberti

Paese che vai… Masterchef che trovi!

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domenica 19 Ottobre 2014 - 07:11

Masterchef, la trasmissione televisiva di ambito culinario forse più seguita e famosa, si differenzia da paese a paese, da cultura a cultura. Paese diverso, approccio diverso...

Di trasmissioni televisive incentrate sulla cucina ce ne sono tante e godono di grande successo sia che si tratti di quelle dimostrative in cui lo chef di turno ci mostra come preparare le sue specialità, sia che si tratti di competizioni tra cuochi dilettanti, sia che si tratti di trasmissioni che contrappongono professionisti a dilettanti o di gare tra professionisti. Insomma, la cucina in tutte le sue declinazioni televisive!

E fin qui niente di strano, la cucina "tira" da un po' di tempo a questa parte, si sa. Diventa però interessante vedere come la stessa trasmissione può essere "interpretata" da diverse nazioni, diverse culture…

Il programma, anzi il talent show per usare la definizione più idonea, forse di maggior successo è Masterchef: una trasmissione che nell'immaginario di ogni cuoco dilettante con aspirazioni di professionismo può determinare la svolta di una vita. Il format è inglese, da lì è partito tutto. La trasmissione dal 2005 si è diffusa via via nel mondo, dagli Stati Uniti all'Argentina, dall'Italia alla Cina, ecc.

Il format è uguale ma chiaramente tutto il contenuto è diverso, diverse tradizioni, diverse abitudini alimentari, diversi ingredienti… Del resto il mondo è bello perché è vario, quello che fa pensare è che le differenze non si fermano solo al livello "geografico" ma stanno anche nell'atteggiamento con cui i giudici si approcciano ai concorrenti. Nonostante il regolamento sia uguale per tutti il giudizio e il modo di "criticare" eventuali errori può essere molto diverso.

Si va dal "sei stato bravo, ma hai commesso qualche errore" con pacca sulla spalla, al lancio del piatto del malcapitato con ingiurie varie e riferimenti poco eleganti alla reazione del cane del giudice nel caso in cui dovesse assaggiare il piatto in questione…

Ora, se si può capire che il pollo con banane caramellate con tartare di lepre e tonno scoraggerebbero anche il più comprensivo dei giudici, non si capisce il perché del lancio delle stoviglie: non incidono sul budget del programma?

Si può capire un "fa proprio schifo", "non lo mangerei neanche morto", ma perché mortificare chi comunque si è messo in gioco? Sì, fa parte dello spettacolo si potrebbe dire, ma certo è che non succede ovunque.

Ormai in tv vediamo Masterchef italiano sì, ma anche statunitense (il primo a sbarcare in Italia), spagnolo e australiano. L'approccio del giudice è diverso, globalmente diverso. Ora è normale che chi giudica filtri il giudizio attraverso la propria personalità, ma forse le differenze non dipendono da questo, tre iracondi tutti insieme nella versione statunitense, tre iracondi "piacioni" in quella italiana, tre seri insegnanti in quello spagnolo e tre "padri di famiglia" tolleranti, affettuosi e cortesi in quella australiana.
Ma li hanno selezionati per caratteristica o secondo quello che il pubblico si aspetta?

Gli americani vogliono lo spettacolo, lo spettacolo estremizzato, i beep si sprecano, parolacce coperte dei giudici, ma anche dei concorrenti, fantastici lanci del disco, ops, del piatto, in cui Joe Bastianich è olimpionico!
In Italia sempre lo spettacolo, tuttavia con una vena forse più sadica e acida, basata più su sguardi atroci di Carlo Cracco (del tipo "ma che cosa diavolo ti è passato per la testa di preparare? Come ti permetti di stare al mondo e calpestare il mio stesso terreno?") invece di una più immediata imprecazione e, anche qui, lanci di piatti, del resto Bastianich non fa differenze di sorta, li lancia in entrambi i continenti senza alcuna differenza…
In Spagna moderati nei modi ma molto seri nei giudizi, niente insulti, niente lanci di piatti ma paternali sì, "predicozzi" per catechizzare gli aspiranti chef e portarli sulla retta via qualora l'avessero smarrita…
In Australia non pare vero, sembrano usciti tutti dal libro Cuore, si aiutano i concorrenti, si abbracciano. I giudici, pure a rischio di avvelenarsi, assaggiano tutto con toni incoraggianti: "…guarda potevi fare di meglio, il pollo è crudo, la salsa troppo acida, le patate troppo cotte, ma come hai tagliato bene le carote… Bravo!". Sembra che si sia sempre sotto Natale a quelle latitudini, tutti buoni!

E a questo punto la domanda è una: è la tv che forse dà quello che noi cerchiamo, quello che il pubblico vuole e ama, quello che ci motiva ad accenderla e metterci in poltrona? Oppure ci ha abituati a questo? Ci ha educati, in un certo senso, a questo tipo di atteggiamenti? Siamo noi italiani ad amare il sadismo e non disdegnare il lancio dei piatti, oppure ci hanno "formato" negli anni, magari "imitando" altri modelli?

E se anche in questo campo l'Italia si vantasse di seguire il "modello americano"? La domanda, purtroppo o per fortuna, rimane aperta…

Mimma Aliberti

2 commenti

  1. Nulla più che esigenze legate a audience, casting e budget. Inutile considerare altro. Puro consumismo che deve attrarre sponsor, l’attenzione dei media e della gente, stimolare la produzione di altre trasmissioni nelle quali si parli di questo programma Insomma : siamo alla stregua dei giochi circensi della Roma Imperiale.
    Ma che vita è ?

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  2. Nulla più che esigenze legate a audience, casting e budget. Inutile considerare altro. Puro consumismo che deve attrarre sponsor, l’attenzione dei media e della gente, stimolare la produzione di altre trasmissioni nelle quali si parli di questo programma Insomma : siamo alla stregua dei giochi circensi della Roma Imperiale.
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