La “giungla” del risanamento e quel buco nero da 5 milioni di euro

La “giungla” del risanamento e quel buco nero da 5 milioni di euro

La “giungla” del risanamento e quel buco nero da 5 milioni di euro

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venerdì 12 Agosto 2011 - 09:58

Le istituzioni annunciano linea dura, ma manca la trasparenza su come, finora, questo settore è stato governato. Il capogruppo del Pdl Capurro pone importanti interrogativi sui rapporti Comune-Iacp e non solo

Linea dura contro gli abusivi. Ma senza fare prima chiarezza definitiva sul variegato mondo del risanamento, quella decisa nell’ultimo vertice in Questura dedicato all’argomento sarà l’ennesima “mission impossible”. Di risanamento si parla a Messina da decenni, eppure oggi le istituzioni si ritrovano nelle condizioni di dover affrontare quella che, a tutti gli effetti, è ancora una giungla. Un punto della situazione, con quesiti precisi e al tempo stesso inquietanti, lo fa il capogruppo del Pdl Pippo Capurro, anche lui spesso coinvolto nelle complicate politiche del risanamento. E parte dalla legge regionale 10 del 6 luglio 1990, la famosa legge sul Risanamento delle aree degradate della città di Messina, che fu fortemente voluta da tutta la deputazione messinese. Dal Dc Galipò al Psi Piccione, dal Pci Risicato al presidente della Regione Rino Nicolosi. Venticinque anni sono passati, venticinque anni caratterizzati, secondo Capurro, «da un costante quanto intenso conflitto di competenze fra Iacp e Comune, che ha determinato una scarsissima realizzazione di opere tanto che la Regione ha più volte disposto la revoca dei finanziamenti a causa della mancata presentazione dei progetti esecutivi da parte dello Iacp mentre, viceversa, cresceva la domanda di abitazioni sociali ed opere collegate». Ecco perché «il risanamento è diventato solamente lo spot preferito di buona parte della classe politica, di governo e di opposizione, che da oltre un ventennio non si cura delle migliaia di queste famiglie, di cui la stragrande maggioranza versa in obiettive difficoltà economica-sociale, abbandonate dagli uomini delle istituzioni e dai servizi sociali».

Troppi i fronti aperti, troppi i punti di domanda rimasti tali. Eppure i riferimenti normativi ci sono. Ad esempio Capurro “evoca” una legge del 1972 che regola la materia dell’edilizia residenziale pubblica e prevede che il canone di locazione degli alloggi debba essere costituito da quattro quote: ammortamento spese di costruzione, spese generali di amministrazione, manutenzione e custodia. La successiva delibera Cipe del marzo 1995 ha stabilito i criteri per la costituzione del canone di locazione degli alloggi prevedendo che questo canone «è diretto a compensare i costi di amministrazione, di gestione e di manutenzione nonché a consentire il recupero di una parte delle risorse impiegate per la realizzazione degli alloggi stessi». Infine nel ’96 la Regione ha fissato i criteri per la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi, ricadenti in ambito regionale.

Capurro, dunque, chiede al sindaco di Buzzanca di verificare «l’ammontare delle quattro quote, anno per anno, dagli ingenti patrimoni gestiti dallo Iacp e che sono proprietà esclusiva ed assoluta del Comune di Messina. Se risulta vero che il “buco nero della morosità” si sia continuato ad allargare, sforando i 5 milioni di euro di mancato introito fitti». E poi: «che impiego ha fatto il Comune di Messina delle immense risorse immobiliari, di cui dispone nel proprio compendio patrimoniale? Qual è la consistenza del patrimonio abitativo, di edilizia residenziale pubblica, dei centri civici polifunzionali e delle botteghe realizzate dallo Iacp, con fondi “ex legge regionale n. 10/90”, in questi ultimi vent’anni, nei vari ambiti di risanamento? Quanti sono gli alloggi del risanamento muniti delle certificazioni di abitabilità ed agibilità? Quanti sono gli alloggi sprovvisti, ad oggi, di abitabilità e stabilmente abitati dagli aventi diritto, “in custodia”, in attesa di contratto notarile, con tanto di residenza e fornitura di servizi stabili, quali: elettricità, gas, acqua ed altro ? Quanti sono i contratti di locazione stipulati con gli aventi diritto, dal Comune proprietario o dall’Iacp gestore e quanti di questi rapporti sono stati, regolarmente denunciati alle autorità di pubblici servizi, per non incorrere nelle pesanti sanzioni di legge? A quanto ammontano i fitti introitati per intero dallo Iacp e mai rendicontati al Comune di Messina, proprietario degli alloggi del risanamento? Con quali atti o convenzioni, approvati dagli organi di governo comunale e registrati come per legge, lo Iacp ha gestito “in proprio” tutti questi immobili senza rendere al Comune proprietario i dovuti rendiconto, neppure della eventuale morosità?»

Le domande non finiscono qui. Capurro chiede anche «a quanto ammontano gli interventi di manutenzione straordinaria ed ordinaria, eseguiti dall’Iacp, sugli alloggi del risanamento realizzati dallo stesso. E a proposito, che ne è stato delle note inviate allo Iacp intorno al 2007 dal nostro dirigente Caminiti, per il complesso di 189 alloggi e centro civico polifunzionale di Bisconte, tendenti a denunciare gravi vizi dell’opera?». Se trasparenza ci vuole, che trasparenza sia. Capurro “suggerisce” a Buzzanca di «istituire una anagrafe degli alloggi comunali e Iacp che una volta per tutte metta ordine in una materia che sempre più appare ingarbugliata e la cui soluzione è rimandata da amministrazione ad amministrazione cercando di “gestire il solo bisogno” mentre appare improcrastinabile un risanamento intelligente che determini una nuova concezione edilizia-urbanistica che valorizzi sempre più gli ampi spazi pianeggianti e da risanare (Rione Taormina, Fondo Saccà, Bisconte, Fondo Vadalà, Seminario estivo, ecc..) anziché continuare nell’assalto alle colline».

2 commenti

  1. baraccacamaro87 12 Agosto 2011 10:22

    ma possibile lo sanno tutti a MESSINA e anche fuori MESSINA che promette promette promette addirittura li fa venire da fuori citta promettendo loro la casa popolare e uno solo il CAPO POPOLO DETTO IMBROGLIONE DEL RISANAMENTO .A CHI CI CREDE. a me promette promette ou ma casa non ma fa dari mai u sapiti chi mi dissi a data da consegne decidi solo lui meno male che RAO E ANDATO POVERACCIO. MINCHIA IN CHE MANU E missina altro che mano nera anni trenta in AMERICA CA SEMU PEGGIU

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  2. date le case ai ROM che almeno con quelli c’è più probabilità che paghino… c’è troppa fezza a messina!!!!

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