Da Messina a Corleone in 118, muore all'arrivo. "Giuseppe stava bene, cosa l'ha ucciso?"

Da Messina a Corleone in 118, muore all’arrivo. “Giuseppe stava bene, cosa l’ha ucciso?”

Alessandra Serio

Da Messina a Corleone in 118, muore all’arrivo. “Giuseppe stava bene, cosa l’ha ucciso?”

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mercoledì 29 Ottobre 2025 - 09:30

Se lo chiedono i familiari del 36enne messinese ricoverato per un Tso ma deceduto appena sceso dall'ambulanza

MESSINA – Giuseppe aveva 36 anni e tre passioni grandissime: il biliardo, la pesca e l’Inter. A parte questo la sua vita era fatta degli alti e bassi comuni a chi soffre di patologie psichiatriche, ma da 15 anni la terapia farmacologica lo teneva tranquillo, la sua quotidianità scorreva serena. Qualche settimana fa invece tutto è cambiato, precipitando velocemente, e quello che sembrava un momento critico si è trasformato nell’anticamera della fine, che per Giuseppe è arrivata sabato pomeriggio appena giunto a Corleone in ambulanza.

Adesso la famiglia vuole sapere perché il giovane, che non aveva mai sofferto di alcun disturbo fisico, era in ottima salute, è arrivato in fin di vita ed è morto all’ospedale di Corleone, dove era stato trasferito in ambulanza per un Tso.

Le circostanze della morte del messinese sono infatti poco chiare anche per la struttura sanitaria di Corleone, che ha inviato una nota informativa ai carabinieri locali. Adesso la Procura di Termini Imerese ha avviato un fascicolo di indagine, ancora ai primissimi passi, anche sulla scorta della relazione della pattuglia della Polizia locale che quel giorno ha accompagnato il mezzo del 118 fino alla struttura sanitaria corleonese.

Tre giorni per morire

Anche la famiglia di Giuseppe vuole chiarezza, per loro la morte del 36enne è un dolore inspiegabile. “Mio fratello stava bene fisicamente, vogliamo capire cosa è successo durante i ricoveri all’ospedale Papardo e durante il tragitto in ambulanza”, spiega la sorella Angela, che si è affidata all’assistenza legale dell’avvocato Tancredi Traclò. La famiglia spera che qualche risposta arrivi intanto dall’autopsia, che il magistrato titolare del caso, alla Procura di Termini Imerese, ha ordinato e che verrà effettuato nei prossimi giorni.

Tre giorni tra ricoveri, fughe, Tso attesi a lungo.

Nella denuncia, la famiglia di Giuseppe ricostruisce l’accaduto, che prende le mosse lo scorso 16 ottobre. In quei giorni infatti il ragazzo accusa segni di nervosismo e i sintomi della schizofrenia si ripresentano inquietanti: è nervoso, minaccia il suicidio. Per il servizio di Igiene mentale Asp che lo segue, sono i segni del cambio di stagione e gli vengono prescritte delle gocce per calmarlo. La terapia però non sortisce l’effetto sperato e, quando Giuseppe si fa ingestibile e il padre lo sente in pericolo, la famiglia avvisa la specialista che lo ha in cura e sollecita il ricovero in ospedale. E’ giovedì 23 ottobre.

Ricoveri, fughe, Tso e trasferimenti in ambulanza

In attesa che venga disposto il Tso, Giuseppe viene quindi ricoverato in Psichiatria al Papardo da dove si allontana però per ben due volte. “Dall’ospedale ci hanno spiegato che, senza il provvedimento che dispone il trattamento sanitario obbligatorio, Giuseppe era in ricovero volontario, era libero di andarsene, non potevano trattenerlo”. Già venerdì mattina il 36enne si allontana dall’ospedale e viene rintracciato dai familiari, non avvisati dal reparto, qualche ora più tardi. “Ma era sempre più strano, più agitato, anziché stare meglio, abbiamo cercato di convincerlo a tornare in ospedale mentre sollecitavamo la richiesta di Tso, che è arrivato dopo una lunga attesa intorno alla mezzanotte, tra venerdì e sabato”.

L’ultimo viaggio in 118

A quel punto Giuseppe viene prelevato dall’ambulanza per tornare al Papardo, dove però non c’è posto e l’ambulanza vira sull’ospedale di Corleone, che ha posti liberi per il trattamento. E’ qui che l’indomani telefona il padre, a metà giornata, scoprendo che Giuseppe era morto poco dopo essere arrivato. “Il medico del reparto ha spiegato a mio padre che era sceso dall’ambulanza già in gravissime condizioni ed è deceduto poco dopo l’ingresso in ospedale, informandoci anche che la stessa struttura sanitaria aveva notiziato le autorità competenti per avviare gli accertamenti del caso), spiega Angela. La sorella non si dà pace per aver perso così Giuseppe: “Abbiamo chiesto aiuto per evitare il rischio che si facesse male da solo, invece non è più tornato a casa e non sappiamo cosa gli hanno somministrato, per calmarlo, tra un ricovero e l’altro e poi in ambulanza. Siamo in cerca di risposte, Giuseppe stava benissimo fisicamente, non doveva morire così”.

3 commenti

  1. ESATTAMENTE, NON SI PUÒ MORIRE, MENTRE INVECE SI PENSAVA A FARLO STARE MEGLIO…..QUANDO UN GENITORE DECIDE PER UN TSO , LO FA PERCHÉ “COSTRETTO” DALL’ IMPOSSIBILITÀ DI AIUTARE CHI SOFFRE DI PROBLEMI MENTALI…..LE GOCCE NON SONO UNA SOLUZIONE ,LO SI DOVEVA ATTENZIONARE RICOVERANDOLO E NON ERANO PURTROPPO I GENITORI CHE LO DOVEVANO FARE ,PERCHÉ PIÙ CHE AFFIDARLO CON LA “FORZA” PER FARLO CURARE CHE DOVEVANO FARE????? NON CI SONO STRUTTURE PER QUESTE MALATTIE ,E VI PARE GIUSTO CHE SI DEBBA FINIRE A CORLEONE ?????? I GENITORI ANZIANI DEVONO PURE FATICARE PER STARE VICINO AL LORO FIGLIO ????? ASSURDO FINIRE A CORLEONE…..CI SONO STRUTTURE DISMESSE ,SI POTEVA REALIZZARE AL MARGHERITA UNA STRUTTURA SPECIALIZZATA IN QUESTE MALATTIE CHE SONO IN LARGO AUMENTO A MESSINA E NON SOLO……E SI PENSA SEMPRE A TAGLIARE, E NON A FARE, E A GARANTIRE LA SALUTE MENTALE CHE HA IL DIRITTO, E LA NECESSITÀ , DI ESSERE CURATA E GARANTITA DAL SISTEMA SANITARIO, COSÌ COME TUTTE LE MALATTIE CHE AFFLIGGONO LE PERSONE DI QUALSIASI CETO E DI QUALSIASI ETÀ!!!!DISPIACE PER QUESTO GIOVANE E PER LA SUA FAMIGLIA.

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  2. Un forte abbraccio ai familiari.

    Mi chiedo come sia possibile fare affrontare un viaggio di 260 km (che nelle nostre autostrade equivalgono ad almeno 3h di strada) ad un paziente in queste condizioni.

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  3. E’ orribile!

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