Dal pizzo in videochiamata alle carceri colabrodo. D'Amato: "Il sistema penitenziario va riformato"

Dal pizzo in videochiamata alle carceri colabrodo. D’Amato: “Il sistema penitenziario va riformato”

Alessandra Serio

Dal pizzo in videochiamata alle carceri colabrodo. D’Amato: “Il sistema penitenziario va riformato”

domenica 21 Dicembre 2025 - 07:38

Separare i detenuti in attesa di giudizio da quelli condannati definitivamente è il primo passo secondo il procuratore capo di Messina

Messina – La situazione dei penitenziari italiani, e siciliani in particolare, resta delicata: sempre più circolazione di droga e, soprattutto in Sicilia, carceri colabrodo. La conferma arriva dall’operazione lampo dei Carabinieri di Messina nell’ambito dell’inchiesta sul pizzo in video chiamata al cantiere del risanamento di Fondo Fucile.

Separare detenuti condannati definitivamente e da quelli in attesa di giudizio

“Tante direzioni distrettuali italiane conducono indagini che svelano l’esistenza di cellulari in carcere. Da tempo chiediamo un sistema carcerario più efficiente“, commenta il procuratore capo Antonio D’Amato. “Soprattutto chiediamo che si tengano separati i detenuti in attesa di giudizio da quelli sottoposti ad espiazione della pena, condannati in via definitiva. Riorganizzare i circuiti penitenziari è essenziale se vogliamo che la pena svolga la sua funzione rieducativa secondo i principi costituzionali”.

I tre arresti di Messina

Salvatore Maiorana e Giuseppe Surace, i due arrestati insieme al 24enne Giovanni Aspri, con l’accusa di tentata estorsione aggravata, erano infatti in cella a Palermo e Agrigento ed è da lì che hanno diretto la richiesta di pizzo alla ditta catanese Cosedil. Il 24enne era invece ai domiciliari e già sorvegliato per mafia.

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