Delitto Provenzano: vittima considerata vicina a Greco, defunto boss di Calanna FOTO

Delitto Provenzano: vittima considerata vicina a Greco, defunto boss di Calanna FOTO

mario meliado

Delitto Provenzano: vittima considerata vicina a Greco, defunto boss di Calanna FOTO

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lunedì 04 Aprile 2022 - 18:00

Inquirenti e investigatori dei Carabinieri hanno trascorso lunghe ore nella frazione Rosaniti, provando a ricostruire l'accaduto e il possibile movente

CALANNA – Aveva 62 anni, Bruno Provenzano, alcuni precedenti penali per spaccio di droga e furti e – sussurrano gli investigatori – “amicizie” poco rassicuranti. Per esempio, quella di Francesco Greco, lo storico narcotrafficante e capobastone di Calanna defunto per morte naturale nel 2016.
Ma, se è per questo, ancora nell’inchiesta “Kalanè” (antico nome greco di Calanna) che aveva posto fine alla faida tra i Greco e i Princi tra gli arrestati figurava proprio un Provenzano, ed esattamente Domenico (due anni fa, gli imputati furono tutti prosciolti in appello).

Agguato in piena regola

Fatto sta che questa mattina un ignoto sicario ha atteso che l’agricoltore calannese transitasse col suo Van bianco per le campagne di contrada Rosaniti, per fulminarlo a scariche di lupara mentre Provenzano si trovava al volante. Il veicolo ha poi arrestato la sua corsa contro un muro, alla fine della strada.
Grande lo strazio dei parenti, accorsi sul posto dopo essere stati informati dell’accaduto dagli uomini del Comando provinciale.

Il sostituto procuratore reggino Giulia Scavello, il colonnello dei Carabinieri Valerio Palmieri, il comandante della Compagnia di Villa San Giovanni capitano Tommaso Settimio e altri investigatori dell’Arma hanno trascorso la fine della mattinata e buona parte del pomeriggio sul luogo del fatto di sangue, accanto agli uomini della Sezione investigazioni speciali della Benemerita chiamati a effettuare i rilievi del caso.

In queste ore, il tentativo maestro è di comprendere nei dettagli la dinamica dell’agguato mortale, riscontrare quali fossero gli eventuali dissidi e quali siano stati soprattutto gli ultimi incontri della vittima, verificare i possibili moventi.

Un’intensa scia di sangue

Cosa non semplice non solo per il dato ambientale legato all’ucciso, ma anche per l’intensa scia di sangue che di recente ha sconvolto il piccolo centro della Tirrenica più vicina al capoluogo metropolitano Reggio Calabria, un Comune dell’area dello Stretto che conta meno di 800 residenti. Lasciando sul campo qualcosa come cinque morti ammazzati nel giro di pochi anni.

Enigma-movente

Quanto alla possibile ragione a monte del fatto di sangue, varie le “piste” al vaglio dei Carabinieri.
Non può non essere sul tappeto il terrificante duplice delitto dei coniugi Giuseppe Cotroneo e Francesca Musolino, uccisi a fucilate in località San Basilio il 9 dicembre del 2020. Un mesetto dopo, fu arrestato il 75enne cugino della coppia Francesco Barillà, che avrebbe imbracciato l’arma da fuoco per un banale litigio per motivi di confine fra terreni, fulminandoli mentre raccoglievano olive nel terreno di una terza persona. Del resto, solo tre mesi prima – nel settembre del 2020 – una disputa legata giusto a pochi ulivi aveva generato l’uccisione di Salvatore Pangallo.

Anniversario da film horror?

Certo però la prima cosa che viene in mente, magari a torto, è proprio la cruenta contrapposizione tra i Greco, che volevano proseguire nell’egemonia sul centro interno della Tirrenica reggina, e Princi e in particolare Nino Princi “lo Sceriffo”, che secondo gli investigatori avrebbe voluto lo “scettro” ‘ndranghetistico già di “don” Ciccio Greco.

E dunque, inevitabilmente, che possa essere stata messa cinicamente in scena una sorta di tragico anniversario horror.
Infatti esattamente 6 anni fa (per la precisione era non il 4, ma il 3 aprile del 2016), in contrada Sotira di Sambatello, cadde sotto il piombo ‘nemico’ Domenico Polimeni e fu gravemente ferito Peppe Greco, figlio del defunto capocosca e per diversi anni – prima di ritrattare – collaboratore di Giustizia. Secondo l’ipotesi accusatoria poi definitivamente venuta a cadere in sede di Corte d’assise d’appello, a sparare sarebbero stati proprio Princi (che alcuni mesi dopo il fatto di sangue fu scovato durante la sua latitanza) e i fratelli Giuseppe e Antonio Falcone.

Secondo macabri rituali ben noti alle ‘ndrine, l’ignoto killer ha forse voluto “fare presente” in questo modo orrendo ed eclatante che lo scorrere del tempo non cancella le ‘onte’.

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