Manovra correttiva, rischia pure la Fiera. E Salina perderà i suoi tre comuni

Manovra correttiva, rischia pure la Fiera. E Salina perderà i suoi tre comuni

Manovra correttiva, rischia pure la Fiera. E Salina perderà i suoi tre comuni

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martedì 16 Agosto 2011 - 08:18

Ecco alcuni degli effetti del decreto “anti-crisi” di Tremonti. Armao: «La Sicilia perderà 3,5 miliardi in due anni». Nella provincia di Messina sono 23 i comuni con meno di mille abitanti

La manovra “lacrime e sangue” del governo Berlusconi fa tremare un po’ tutti. Ed in Sicilia provocherà scombussolamenti non da poco, anche se c’è già chi tira fuori dal cassetto lo Statuto che rende la Sicilia “speciale”. Un possibile paravento, in cui sono pochi a credere. In attesa, però, di conoscere i dettagli degli effetti che la manovra correttiva di Tremonti avrà sull’Isola, si possono già fare delle previsioni in base ad alcuni dei punti chiave della manovra stessa. Come la soppressione degli enti con meno di 70 dipendenti. A Messina ne abbiamo uno ed in questi giorni è nel pieno della sua attività: l’Ente Fiera, che di dipendenti ne ha meno di venti e che quindi, qualora la Regione dovesse recepire in toto i dettami di Giulio “Tagliotutto” Tremonti, sarebbe tra i primi a rischiare il colpo di mannaia.

Altra grossa novità riguarderà, a parte le province con meno di 300 mila abitanti (in questo caso Enna e Caltanissetta finirebbero per ritrovarsi “sposi” forzati), la “fusione” dei comuni con meno di mille residenti. Che in Sicilia sono tanti, soprattutto nella provincia di Messina, dove esiste il caso limite della piccola isola di Salina. E’ una delle sette sorelle eoliane, con un “vanto”: le altre sono tutte amministrate da un solo comune, quello di Lipari. Salina, invece, nell’abbondanza dei suoi 26,4 chilometri quadrati, di comuni ne ha tre: Leni, Malfa e Santa Marina. Tutti a rischio accorpamento perché nessuno di essi raggiunge l’agognata quota mille. Malfa la sfiora, con 943 abitanti, Santa Marina arranca con 894 mentre Leni è fanalino di coda con 697. Non sarà semplice, però, portare sull’isola eoliana cotanta “rivoluzione”: tra i sindaci (e tra gli abitanti stessi) c’è una certa rivalità, quel sano campanilismo di cui Tremonti, però, non ha tenuto conto nella sua manovra.

In totale sono ventitré i comuni nella provincia di Messina con meno di mille abitanti: da Antillo (966) a Roccafiorita (232). Nel mezzo ci sono: Casalvecchio Siculo, Malfa, Tripi, Forza d’Agrò, Limina, Santa Marina Salina, Motta Camastra, Reitano, Motta d’Affermo, Alì, Malvagna, Frazzanò, Moio Alcantara, Roccella Valdemone, Leni, Basicò, Mongiuffi Melia, Mandanici, Floresta, Condrò e Gallodoro. Si salva, per il rotto della cuffia, il comune di Mirto, con appena 1.016 abitanti (dati Istat aggiornati al 1. gennaio 2011).

«Dai primi dati, peraltro parziali, che giungono da Roma – è l’analisi dell’assessore regionale al Bilancio Gaetano Armano – la nuova manovra governativa aggiunge circa 2 miliardi ulteriori di tagli per i prossimi due anni a carico di Regione ed enti locali siciliani, che si aggiungono a quelli già previsti in precedenza e corrispondenti nel 2012 a 471 milioni e nel 2013 a 869 milioni per la Regione, ed almeno 200-250 per gli enti locali siciliani. A questi vanno ulteriormente sommati quelli connessi all’anticipata riduzione dei fondi Fas al 2012, che aggraverà la riduzione già effettuata di quasi 1,2 miliardi di euro». Un disastro, dunque. «Nel prossimo biennio – continua Armao – la manovra sulla Sicilia peserà per oltre 3,5 miliardi, ai quali vanno aggiunti quelli relativi alla di riduzione dei fondi Fas, originariamente assegnati alla Regione. Si giunge, quindi, complessivamente a quasi 5 miliardi. Ebbene con un bilancio regionale a spesa sostanzialmente rigida, frutto di molte scelte dissennate fatte nel precedente decennio, la compressione delle spese potrà, solo in parte, gravare sulla quella corrente, dovendo pesare anche sugli investimenti. Cio’ determinerà, tra l’altro – conclude l’assessore -, la minore capacità di cofinanziamento dei fondi europei rallentandone il pieno impiego». Si salvi chi può.

3 commenti

  1. E pensare cge qualche castanoto vuole fare un comune a parte.
    Ridicoli!

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  2. sarebbe pure ora che vengan tagliati i comuni ed eliminate le province!!!

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  3. La regione, istituzione costosissima e dannosa.
    Le provincie devono avere l’autonomia di trattare direttamente con il governo centrale, senza filtri di intermediari inutili e costosi, come L’ARS. Ad esempio.
    Iter diretto provincia-Stato.
    Si risparmiano molti miliardi di euro…. il costo degli uffici direzionali regionali, assessori, segretari, portaborse, scorte, auto blù e strutture, attrezzature ect.ect.ect. Miliardi, miliardi e miliardi di euro bruciati solo per intermediare con lo Stato.
    La regione, istituita nel dopoguerra, serve a distribuire poltrone locali…ai potenti di turno….ha enormi costi, nessun beneficio, spesso crea danni alle provincie amministrate.
    Lo Stato può facilmente raggiungere gli obbiettivi richiesti dall’Europa semplicemente abolendo le e supercostose regioni.

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