Cronaca di una lunga protesta: dopo 22 giorni i lavoratori Atm hanno lasciato Palazzo Zanca

Cronaca di una lunga protesta: dopo 22 giorni i lavoratori Atm hanno lasciato Palazzo Zanca

Francesca Stornante

Cronaca di una lunga protesta: dopo 22 giorni i lavoratori Atm hanno lasciato Palazzo Zanca

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martedì 13 Novembre 2012 - 17:05

Sono rimasti per tre settimane in presidio a reclamare diritti e stipendi. Dopo l'incontro di oggi in Prefettura e le rassicurazioni sull'arrivo degli stipendi i lavoratori hanno sospeso la lunghissima protesta scandita da tensioni, disperazione e speranze.

Ventidue giorni in protesta, 24 ore su 24. Ventidue giorni trascorsi in quell’aula commissioni di Palazzo Zanca che ad un certo punto è diventata una seconda casa per molti. Ventidue giorni di rabbia, urla, tensione, lacrime, disperazione, ma soprattutto ventidue giorni di battaglia per salvare il lavoro, avere gli stipendi, non vedersi più calpestati nella dignità. I lavoratori Atm sono rimasti tra i corridoi del comune per tre settimane. Solo oggi hanno deciso di andar via. Senza sentire la stanchezza, senza arrendersi di fronte ai no, alle mancate risposte, all’indifferenza di molti, hanno protestato per non sentirsi mai più figli di un dio minore.

La lunga protesta iniziò lo scorso 22 ottobre con un sit-in davanti Palazzo Zanca. Doveva essere l’ennesima manifestazione per reclamare gli stipendi, quel giorno insieme a lavoratori e sindacati c’erano anche studenti dei villaggi che senza i mezzi pubblici non sanno come andare a scuola e semplici cittadini che sono scesi in strada per un servizio di trasporto quantomeno dignitoso. Durante la mattinata però la tensione salì alle stelle. In tre si arrampicarono sui cancelli sbarrati di Palazzo Zanca, in cinque si misero a cavalcioni su sulle finestre adiacenti l’aula consiliare minacciando di buttarsi, con il passare delle ore il clima si fece sempre più incandescente. Giurarono che sarebbero rimasti lì per farsi vedere e sentire da chi fino ad allora li aveva ignorati. Quella fu la prima notte trascorsa a Palazzo Zanca. Ne seguirono molte altre fino ad arrivare ad oggi.

Tre settimane scandite dal grido d’aiuto di lavoratori senza un soldo da luglio, di madri e padri di famiglia che non sanno più come dar da mangiare ai figli, pagare mutui, tasse, bollette, che in questi mesi si sono umiliati chiedendo prestiti ad amici e parenti, che hanno venduto tutto ciò che potevano vendere, che si son visti pignorare le case, che non possono chiedere più finanziamenti perché nessuna agenzia fa credito ad un lavoratore Atm. Giacoma Bonfiglio e Pina Torre, due delle lavoratrici di questa lunga protesta, sono rimaste in sciopero della fame per qualche giorno, insieme ai tanti colleghi di sventura hanno vissuto giorno e notte tra incertezze e speranze lasciando a casa figli e famiglia. “Siamo qui e ci resteremo perché non abbiamo un’alternativa. Restituiteci la nostra dignità” hanno ripetuto senza sosta per settimane.

Nei giorni a seguire si sono incatenati alle colonne del Comune, hanno tappezzato i corridoi di manifesti, hanno scritto una lettera al nuovo presidente della Regione Crocetta, hanno chiesto disperato aiuto al commissario Croce. Sono rimasti per giorni appesi al filo dei finanziamenti statali che dovevano arrivare da Roma, 18 milioni di euro che sarebbero serviti a tamponare anche l’emergenza Atm. I soldi che però non arrivavano, la drammatica situazione economica di Palazzo Zanca, la notizia che nel frattempo i dirigenti comunali si erano conservati un bel tesoretto da 1.800.000 euro mentre la città affondava, non hanno fatto altro che inasprire gli animi. Alcuni di loro, proprio nei primi giorni di protesta, sono stati anche denunciati per interruzione di pubblico servizio. Era già accaduto nel 2008. Una beffa grande quanto la loro disperazione.

Una disperazione che hanno condiviso con i sindacalisti che non li hanno abbandonati neanche per un istante. Michele Barresi dell’Orsa, Silvio Lasagni della Uiltrasporti, Francesco Alizzì dell’Ugl e Francesco Urdì per Cub hanno vissuto per ventidue giorni le angosce di questi lavoratori. Hanno incontrato più volte il commissario Croce, hanno provato a placare gli animi, hanno provato a individuare quale strada intraprendere per evitare il peggio. Oggi quegli stessi sindacalisti sono stati in Prefettura e pare sia arrivata una soluzione che darà un po’ di respiro all’azienda e ai suoi lavoratori. E’ arrivata anche la garanzia che a breve saranno pagati gli stipendi. Non tutti, al momento i dipendenti Atm sono in arretrato di quasi quattro mensilità. Nelle loro condizioni però qualsiasi cifra sarà un piccolo salvagente per non affogare. L’azienda dovrebbe riuscire a pagare il saldo di luglio (manca ancora il 23%), la mensilità di agosto e il 50% di settembre.

Per questo oggi i lavoratori hanno deciso di lasciare Palazzo Zanca, di “togliere le tende” da quella sala diventata seconda casa. Sospendono la protesta perché è stato garantito che nel giro di pochi giorni avranno i soldi in tasca. Ma non abbassano la guardia. Continueranno la loro battaglia per un futuro occupazionale che non sia denso di nubi nere. Al momento le sorti dell’Atm e in generale del trasporto pubblico cittadino sono legate alla presentazione del nuovo piano industriale e alla creazione di una nuova Spa. Se ne parla ormai da anni, finora non è stato fatto nulla. Loro continuano però a crederci, continuano a sperare di salvare un’azienda ridotta allo sfascio da anni di cattiva gestione sia politica che aziendale. Perché quello è il loro pane, anzi è il pane dei loro figli, e su certe cose non permetteranno più a nessuno di scherzare. (Francesca Stornante)

Martedì, 13 novembre, 2012 – 19:05

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