La lezione di Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, voci fuori dal coro. A perdere è Messina

La lezione di Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, voci fuori dal coro. A perdere è Messina

Rosaria Brancato

La lezione di Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, voci fuori dal coro. A perdere è Messina

Tag:

sabato 21 Maggio 2016 - 22:02

Diversi ma uniti in tutte le battaglie, come una sorta di Mila e Shiro del Consiglio comunale, Nina Lo Presti e Gino Sturniolo si sono dimessi per restare coerenti con i loro principi. Diversi dai Guelfi e dai Ghibellini hanno detto basta ad un copione che si trascina da anni. Quando una palla sporca piomba in campo c'è chi decide di uscire dal rettangolo di gioco.

Con le dimissioni di Nina Lo Presti e Gino Sturniolo a perdere è Messina.

Perde la Buona Politica, perde il Consiglio comunale, perde l’amministrazione Accorinti. E’ una sconfitta di tutti.

Totalmente diversi caratterialmente, Nina e Gino, come li chiamano tutti, sono diventati in questi 3 anni un unicum di battaglie politiche, come quelle figure mitologiche metà uomini e metà animali che traggono forza dall’unione delle diversità: il Centauro, l’Unicorno, la Sfinge, il Capricorno. Storie diverse alle spalle, diversi modi di agire, quel non essere uguali li ha resi un “gruppo” consiliare sui generis e compatto. Eletti tra le fila degli accorintiani della prima ora, si sono allontanati man mano che le mutazioni genetiche trasformavano la rivoluzione dal basso in altro da sé. E loro, transitati al gruppo misto, sono rimasti fedeli a quell’Accorinti della prima ora che però non è più.

Le dimissioni lasciano un senso di amarezza, ma non sono inspiegabili. Lo Presti e Sturniolo non sono “politici”, non ne hanno fatto una professione, non hanno fatto un ragionamento squisitamente politico che si basa sul calcolo dei vantaggi o degli svantaggi, dell’opportunità, delle conseguenze. Hanno seguito, come fatto sin dal primo giorno, il filo della coerenza e dei principi. Hanno dimostrato che dimettersi non è un gesto raro nè un atto contro natura. E’ possibile farlo persino nell’era del morbo di Attack. In questo strano pianeta che è il mondo della Politica c’è ancora chi si dimette anche se non arrestato, indagato, condannato o per un ricorso al Tar. Si sono dimessi per coerenza con i loro principi. Per questo sembrano una figura mitologica, perché non ne vedremo più.

Sono stati tra i migliori interpreti del ruolo di consigliere comunale. Per 3 anni si sono letti ogni delibera ed ogni atto destinato all’attenzione dell’Aula. La studiavano. Ci perdevano ore ed ore e si rivolgevano ad esperti e consulenti quando avevano un dubbio. Non li ho mai visti aiutare qualcuno per un certificato di residenza, in compenso sanno esattamente chi avrà vantaggi tra i maxi creditori del Piano di riequilibrio e per quante centinaia di migliaia di euro. Sono sempre stati tra i 15, massimo 20, presenti in Consiglio comunale e tra i 6, 7 sopravvissuti che restano fino alle 2 del mattino o il 31 dicembre. Hanno presentato mozioni, interrogazioni, esposti, segnalazioni e non c’è volta che non abbiano fatto mancare il loro intervento in Aula, anche se a quell’ora erano rimasti solo 3 giornalisti e i vigili. Hanno avuto sempre il coraggio dei loro no, anche se gli è costato l’emarginazione. Di Nina resterà il ricordo di interventi sempre appassionati, dettagliati, a testa alta, senza timori reverenziali, senza ipocrisie o salamelecchi. Di Gino resterà indelebile il discorso sul Titip, in un’Aula che non aveva idea di cosa stesse parlando, ma che gliel’ha approvato all’unanimità. Perché Gino è così, “parla difficile” e crede nei beni comuni e nella rivoluzione dal basso, ed è convinto che un consigliere comunale debba volare alto e non limitarsi a fare lo sbrigafaccende. Quel loro rigore li ha resi diversi da tutti. Sono rimasti accorintiani della prima ora mentre la stessa amministrazione non lo era più da tempo, ma sono altrettanto diversi dall’opposizione. Non erano né Guelfi né Ghibellini, perché pur essendo all’opposizione dei Guelfi non s’identificavano con i Ghibellini. Con l’operazione Matassa le cose si sono complicate. Quando in campo piomba all’improvviso una palla sporca di fango che rischia di sporcare tutti i giocatori e che pone seri interrogativi sulla gara, c’è chi preferisce uscire dal rettangolo di gioco anche a costo di perdere la partita e non rientrare mai più.

Pesa il silenzio di Accorinti, dal quale, con l’onestà intellettuale che li contraddistingue sono andati per annunciargli la decisione. Spiace che Accorinti non abbia speso una parola per fermare i suoi migliori giocatori. Ha perso l’occasione per dimostrare di essere diverso da tutti e di invitare i suoi più fieri e leali avversari a restare. Spiace perché una buona amministrazione ha bisogno di una buona opposizione. Nina e Gino rappresentano l’Accorinti che nel salone delle Bandiere, nel gennaio 2013, suonò la campana tibetana della rivoluzione interiore. Ha ragione Sturniolo, quando dice che De Cola, Cacciola, Signorino, non fanno parte di quel momento e meno che mai la Ursino o Eller. Accorinti non li ha fermati e non si fermerà perché come dice Sturniolo “è ubriacato dalla voglia di stare sulla scena e lo porteranno a sbattere”. Pesa il silenzio dei consiglieri. Solo Benedetto Vaccarino e Daniele Zuccarello li hanno invitati a cambiare idea con una nota e alla conferenza stampa c’erano solo Zuccarello e Antonella Russo. Quell’effetto moltiplicatore auspicato da Nina e Gino non ci sarà.

Consiglio e amministrazione sono uniti dalla sindrome di Stoccolma, si detestano ma sanno che la sopravvivenza dell’uno dipende da quella dell’altro. La giunta è convinta di avere una superiorità morale sintetizzata da quel “certa gente” usato da Accorinti all’Arena per definire i consiglieri. Salvo poi aver bisogno di certa gente per vedersi approvate le poche delibere che arrivano in Aula e sempre all’ultimo minuto. Il Consiglio considera l’amministrazione come un gruppo d’incapaci ma non li sfiducia per non dover tornare tutti a casa. Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, ascoltando la loro coscienza sono voluti uscire da questa spirale.

A noi cronisti mancheranno, perché non è vero che sono tutti uguali.

A Palazzo Zanca il copione andrà avanti. Martedì l’Aula voterà la quinta versione del bilancio di previsione 2015. Il parere positivo dei revisori pone seri dubbi su criticità e rischi di danno erariale. E all’orizzonte c’è il verdetto della Corte dei conti. Sappiamo già come finirà e chi saranno gli 11-12 che dopo strepiti e ipocrisie approveranno il bilancio turandosi il naso. Stavolta però, dopo 3 anni, mancheranno gli interventi di chi, voce fuori dal coro, non ha mai rispettato quel copione. E peserà questo silenzio. Ne resterà l’eco.

Rosaria Brancato

14 commenti

  1. Ho sempre pensato che sia necessario nei rapporti con gli altri (in politica ancor di più) quanta più correttezza possibile, anche quando questa fosse unilaterale. Non mi piace il ciarlare spesso retorico di Accorinti, così come mi infastidiscono i mille epiteti usati dai politici e da molti commentatori di TS nei suoi confronti. È una opera di banalizzazione ed appiattimento che non porta a nulla.
    A questo circolo vizioso non va sottratta parte della stampa la quale per prima ha coniato e continua a produrre una corposa mole di nomigloli definizioni ed etichette, entrati oramai persino nel linguaggio ordinario della politica e dei cittadini.

    0
    0
  2. Ho sempre pensato che sia necessario nei rapporti con gli altri (in politica ancor di più) quanta più correttezza possibile, anche quando questa fosse unilaterale. Non mi piace il ciarlare spesso retorico di Accorinti, così come mi infastidiscono i mille epiteti usati dai politici e da molti commentatori di TS nei suoi confronti. È una opera di banalizzazione ed appiattimento che non porta a nulla.
    A questo circolo vizioso non va sottratta parte della stampa la quale per prima ha coniato e continua a produrre una corposa mole di nomigloli definizioni ed etichette, entrati oramai persino nel linguaggio ordinario della politica e dei cittadini.

    0
    0
  3. Hanno fatto le loro scelte. Ciò che io ho visto, invece, è che da quando sono passati all’opposizione mi sono sembrati decisamente “troppo contro”, ogni occasione veniva utilizzata per inveire anche con pesantemente contro Accorinti e la giunta. Sarà una mia impressione ma sembrava più un risentimento esagerato, una ripicca, piuttosto che un’opposizione. Cambiare una città come Messina non è impresa da poco e non potevamo aspettarci miracoli, anche perchè le difficoltà, il malaffare, l’inciviltà, l’ingnoranza, la poca voglia di migliorarsi dei cittadini, la situazione economica e altro non favoriscono di certo un percorso già di per se complicato.

    0
    0
  4. Hanno fatto le loro scelte. Ciò che io ho visto, invece, è che da quando sono passati all’opposizione mi sono sembrati decisamente “troppo contro”, ogni occasione veniva utilizzata per inveire anche con pesantemente contro Accorinti e la giunta. Sarà una mia impressione ma sembrava più un risentimento esagerato, una ripicca, piuttosto che un’opposizione. Cambiare una città come Messina non è impresa da poco e non potevamo aspettarci miracoli, anche perchè le difficoltà, il malaffare, l’inciviltà, l’ingnoranza, la poca voglia di migliorarsi dei cittadini, la situazione economica e altro non favoriscono di certo un percorso già di per se complicato.

    0
    0
  5. MessineseAttento 22 Maggio 2016 08:51

    Il fatto che tutti stiano rimanendo miseramente incollati alle loro poltrone, non significa che questa della Lo Presti e di Sturniolo non sia una scelta fisiologica, obbligata. È ovvio, ma questo è risaputo, che si dovrebbe, piuttosto, andare ad attaccare tutti coloro che sono rimasti in quell’aula, a cominciare da chi la presiede, convinti ancora di essere i rappresentanti dei messinesi. Ebbene, voglio dire a quei consiglieri che ancora oggi sbandierano la legittimità della loro elezione, che nella loro permanenza sulle loro amate poltrone, di legittimo non è rimasto proprio nulla. Chi vi ha eletto l’unica cosa che desidera è vedervi scomparire politicamente. Gettonopoli, contatti con la malavita, assenteismo. Abbassate il capo ed a casa!!

    0
    0
  6. MessineseAttento 22 Maggio 2016 08:51

    Il fatto che tutti stiano rimanendo miseramente incollati alle loro poltrone, non significa che questa della Lo Presti e di Sturniolo non sia una scelta fisiologica, obbligata. È ovvio, ma questo è risaputo, che si dovrebbe, piuttosto, andare ad attaccare tutti coloro che sono rimasti in quell’aula, a cominciare da chi la presiede, convinti ancora di essere i rappresentanti dei messinesi. Ebbene, voglio dire a quei consiglieri che ancora oggi sbandierano la legittimità della loro elezione, che nella loro permanenza sulle loro amate poltrone, di legittimo non è rimasto proprio nulla. Chi vi ha eletto l’unica cosa che desidera è vedervi scomparire politicamente. Gettonopoli, contatti con la malavita, assenteismo. Abbassate il capo ed a casa!!

    0
    0
  7. Stesso discorso vale per lo scalzo: non lo vuole più nessuno se non qualche lacchè in cerca di elemosine.
    Quindi, tutti a casa: consiglieri inadeguati, tibetano pseudo-onesto e giunta di incompetenti.
    I lacchè, usciranno di scena automaticamente…

    0
    0
  8. Stesso discorso vale per lo scalzo: non lo vuole più nessuno se non qualche lacchè in cerca di elemosine.
    Quindi, tutti a casa: consiglieri inadeguati, tibetano pseudo-onesto e giunta di incompetenti.
    I lacchè, usciranno di scena automaticamente…

    0
    0
  9. Forse, ti sono sembrati “troppo contro” perché loro stessi si sono sentiti troppo “traditi” dall’inadeguato scalzo.

    0
    0
  10. Forse, ti sono sembrati “troppo contro” perché loro stessi si sono sentiti troppo “traditi” dall’inadeguato scalzo.

    0
    0
  11. Hanno cambiato bandiera troppo presto e questo mi fa pensare a qualche conto non tornato, di solito se c’è un rapporto di stima, fiducia e visione comune di obiettivi attendi e cerchi di capire effettivamente il percorso intrapreso e la motivazioni. In ogni caso fare opposizione non significa andare contro ogni cosa a prescindere, quella dei due consiglieri in questione era esageratamente contro e l’obiettivo era screditare Accorinti e il suo operato, non credo ci fosse altro. A mio avviso questo atteggiamento li ha resi poco credibili.

    0
    0
  12. Hanno cambiato bandiera troppo presto e questo mi fa pensare a qualche conto non tornato, di solito se c’è un rapporto di stima, fiducia e visione comune di obiettivi attendi e cerchi di capire effettivamente il percorso intrapreso e la motivazioni. In ogni caso fare opposizione non significa andare contro ogni cosa a prescindere, quella dei due consiglieri in questione era esageratamente contro e l’obiettivo era screditare Accorinti e il suo operato, non credo ci fosse altro. A mio avviso questo atteggiamento li ha resi poco credibili.

    0
    0
  13. MessineseAttento 23 Maggio 2016 19:16

    Torni a distribuire arance e servigi ai suoi amici impossibilitati per forza maggiore. E poi basta con questo termine “lacchè”, nel suo essere provincialotto lo ripete convinto di darsi un tono dotto, mentre non fa altro che dimostrare la sua cronica carenza argomentativa. Non perda tempo a commentare, torni a genuflettersi a chi lei ben sa.

    0
    0
  14. MessineseAttento 23 Maggio 2016 19:16

    Torni a distribuire arance e servigi ai suoi amici impossibilitati per forza maggiore. E poi basta con questo termine “lacchè”, nel suo essere provincialotto lo ripete convinto di darsi un tono dotto, mentre non fa altro che dimostrare la sua cronica carenza argomentativa. Non perda tempo a commentare, torni a genuflettersi a chi lei ben sa.

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007