Sigilli della Gdf ai distributori di carburanti di fatto gestiti dai Bontempo Scavo e dai Brunetto, che operavano a Isolabella e Tortorici
Messina – Continuavano a gestire l’attività di distribuzione di carburanti malgrado fossero stati interdetti dall’attività economica per via delle condanne. L’aver intestato le ditte ai figli non ha però impedito alla Guardia di Finanza di Messina di ricostruire come erano effettivamente gestite le stazioni di distribuzione carburante con base a Tortorici, dove secondo l’Accusa continuavano a operare i due pregiudicati, uno legato al clan Bontempo Scavo di Tortorici l’altro ai Santapaola -Brunetto di Catania.
Stazioni carburanti sequestrate
Così le Fiamme Gialle, guidate dal comandante provinciale Girolamo Franchetti, hanno effettuato il sequestro delle attività della società di distribuzione carburante che, all’interno di una delle stazioni, effettuava anche servizio bar e rivendita tabacchi, situata nella scorrevole “Due Fiumare” in prossimità dello svincolo autostradale di Rocca di Capri Leone. Il valore complessivo delle attività messe sotto chiave è stimato intorno ai 250 mila euro.
I prestanome
La Direzione distrettuale antimafia, che ha coordinato l’inchiesta, ha chiesto ed ottenuto al giudice per le indagini preliminari, oltre al sequestro, gli arresti domiciliari di due persone e la sospensione dalle attività economiche per altri tre soggetti, considerati prestanome dei reali titolari. Trasferimento fraudolento di valori e intestazione fittizia di beni i reati contestati, insieme a quelli fiscali, commessi tra il febbraio 2022 e l’agosto 2023. Le Fiamme Gialle hanno infatti scoperto che, malgrado i beni posseduti, i redditi dichiarati erano largamente inferiori.
La longa manus dei clan
A differenza dei gestori dichiarati sulla carta, i due reali titolari dell’impresa erano ancora il tortoriciano condannato per la sua appartenenza al clan dei Bontempo Scavo, con condanne definitive per associazione di tipo mafioso, estorsione, maltrattamento di animali, omicidio tentato, estorsione e porto abusivo d’armi. L’altro socio, attivo nel settore del noleggio imbarcazioni turistiche, oggi in carcere, era stato coinvolto nell’inchiesta denominata Kalaat per estorsione aggravati dal metodo mafioso, perché ritenuto legato ai Santapaola-Brunetto. In quella indagine era emerso che aveva escluso qualsivoglia ulteriore operatore turistico nei pressi dell’Isola Bella di Taormina, monopolizzando di fatto l’attività di escursioni turistiche.
