Gli economisti della Banca d’Italia spiegano le ragioni del mancato sviluppo del Mezzogiorno

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giovedì 16 Giugno 2011 - 15:01

Questa mattina incontro dibattito nell’Aula Magna dell’Università

A 13 anni di distanza dal varo della nuova politica regionale, voluta dall’allora Ministro dell’economia Carlo Azeglio Ciampi per ridare slancio al Mezzogiorno, gli economisti Luigi Cannari, Marco Magnani e Guido Pellegrini spiegano perché quel disegno non ha conseguito i suoi obiettivi nel volume “Critica della ragione meridionale: il Sud e le politiche pubbliche”.
Il volume, che affronta il tema scottante del Meridione d’Italia alla luce delle recenti indagini svolte dalla Banca d’Italia è stato presentato questa mattina, nell’Aula Magna della Università degli Studi di Messina, nel corso di un incontro organizzato dall’ Università e dalla Banca d’ Italia.
“Al centro di questo lavoro- ha evidenziato Cannari capo servizio statistiche economiche e finanziarie della Banca d’Italia- stanno gli effetti di tutte le politiche pubbliche sul Mezzogiorno. La nostra tesi di fondo è che per lo per lo sviluppo del Meridione contino non solo le politiche regionali ma soprattutto quelle nazionali: il loro ruolo nello sviluppo delle aree più arretrate è cruciale, soprattutto nell’offerta dei servizi essenziali come istruzione, giustizia, sicurezza e sanità che devono essere assicurate in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, cosa che oggi non avviene” .
A tracciare un’analisi delle cause del divario tra nord e sud che non accenna a diminuire anche il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello; l’assessore regionale all’istruzione e formazione e docente di economia aziendale, Mario Centorrino ed il prof. Maurizio Ballistreri, docente di diritto del lavoro.
“I dati di Bankitalia- ha evidenziato Lo Bello- rivelano che da 10 anni cresciamo meno del resto del Paese: la disoccupazione giovanile sfiora quota 40% e si è allargata tra i ragazzi la percentuale di coloro che scelgono di non lavorare e non studiare. Questo è frutto delle scelte sbagliate di tanti ma, soprattutto- ha sottolineato- di una cultura politica che si continua ad alimentare di logiche clientelari non più sostenibili. Abbiamo un debito pubblico altissimo, non ci sono più risorse e dobbiamo rispettare i parametri dettati dall’Unione Europea: o si inverte rotta o siamo destinati al disastro”. L’assessore regionale Mario Centorrino ha posto l’accento sui danni prodotti da una “certa politica” che sistematicamente tenta di escludere il sud da ogni progetto di crescita ed anche sui limiti allo sviluppo del territorio determinati dall’“emergere accanto alla mafia intesa in senso tradizionale, di una sorta di seconda mafia che a livello amministrativo paralizza qualsivoglia tentativo di cambiamento e che risulta essere ancora più pericolosa della mafia perché, contro certa burocrazia, ancora oggi, non si conducono battaglie e non ci si schiera”. Dell’’esigenza di nuove politiche meridionaliste alternative al “sudismo rivendicazionista” e che abbiano al centro la formazione di nuove élite politiche in grado di eliminare clientelismi, ha parlato il prof. Maurizio Ballistreri. Per Ballistreri si deve contrastare un modello di riorganizzazione istituzionale ed economica del Paese secondo cui al Nord si attribuiscono produzione, innovazione ed export, mentre “il Sud viene condannato ad essere un grande mercato di consumo, in cui allocare produzioni scadenti”.
L’incontro è stato moderato dal prof. Franco Vermiglio, ordinario di economia aziendale dell’ Università degli Studi di Messina. Hanno introdotto i lavori il Rettore Francesco Tomasello ed il Direttore della filiale di Messina della Banca d’Italia, dott. Sergio Attard.

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