Propaganda e censura, gli anni bui del film Hitler contro Picasso

Propaganda e censura, gli anni bui del film Hitler contro Picasso

Nunzio Bombaci

Propaganda e censura, gli anni bui del film Hitler contro Picasso

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lunedì 26 Marzo 2018 - 07:49

"L'ossessione del nazismo per l'arte", la recensione del docufilm diretto da Claudio Poli e prodotto da 3D Produzione e Nexo Digital con la collaborazione di Sky Arte

La rilevanza dell’arte in ogni àmbito della vita umana è attestata esemplarmente dai tentativi, compiuti dai regimi totalitari, di asservirla alla propaganda ideologica e di sopprimere tutte le sue espressioni che non si piegano ai loro dettami. Non sorprende, pertanto, la ferocia della censura vigente nella Germania nazista nei confronti della letteratura e dell’arte, soprattutto della figurativa, come testimonia il docufilm Hitler contro Picasso e gli altri.

La pregevole pellicola, diretta dal giovane regista Claudio Poli, è stata proiettata in anteprima mondiale nelle sale italiane il 13 e 14 marzo e sarà riproposta il prossimo 17 aprile. Essa si avvale della voce narrante di Toni Servillo nonché della collaborazione di autorevoli storici e critici dell’arte.

Il film documenta le vicende, poco conosciute in Italia, scaturite dalla sistematica iconoclastia nazista, ovvero dalla Shoah dell’arte ordita da Hitler e dai suoi collaboratori. Tra costoro si distinse per lo zelo Hermann Göring, Ministro per l’Aviazione. Il principale bersaglio della campagna denigratoria dei nazisti fu la Entartete Kunst, l’arte degenerata, che Hitler considerava difforme dall’ideologia nazionalsocialista e dai suoi canoni estetici, volti a celebrare la “bellezza e il benessere” della Nazione. Molte opere “degenerate” – soprattutto dipinti e statue – furono sequestrate dal regime, in Germania e nei Paesi europei occupati dalle truppe naziste. Alcune furono bruciate, altre vendute all’asta, altre ancora arricchirono le già cospicue collezioni di Hitler e di Göring. Per diverse ragioni, entrambi manifestavano uno spiccato interesse – una ossessione, anzi- per la pittura.

È noto che nella Vienna del primo anteguerra il giovane Adolf Hitler dipingeva mediocri acquerelli, coltivando velleità artistiche presto frustrate dal mondo accademico austriaco. Proprio grazie al lavoro di pittore di strada, il giovane Adolf sbarcava il lunario nei bassifondi di Vienna e di Monaco.

Da parte sua, il maresciallo Göring ravvisava nel possesso di opere d’arte un appetibile status symbol. In occasione di ogni razzia, costui assicurava alla sua collezione le opere più pregevoli (di Botticelli, Tiziano, Leonardo, Dürer, van der Meer ed altri) cedendone una parte esigua a Hitler ed occultando o vendendo le altre.

Anche Joseph Goebbels, Ministro per l’Educazione Pubblica e la Propaganda, svolse un ruolo importante nella censura dell’arte degenerata. È proprio quest’uomo, ancorché studioso di letteratura, a disporre il rogo di milioni di libri che il regime reputa pericolosi. È ancora Goebbels ad organizzare a Monaco, nel 1937, la prima grande mostra dell’arte degenerata, contemporaneamente alla vicina mostra della “grande arte tedesca”. Nella Entartete Kunst sono compresi il post-impressionismo, l’espressionismo, il cubismo, il surrealismo e il dadaismo. Tra gli artisti ostracizzati dal regime figurano quindi Picasso, Matisse, Ernst, Kandiskij, Klimt, Kokoshka e Chagall,

Il docufilm dà voce anche ad alcuni eredi dei proprietari delle opere razziate dai nazisti. Alcune di esse sono state fortunosamente recuperate, dopo varie vicissitudini che la pellicola ricostruisce, e sono ora esposte nei musei o reintegrate in collezioni private. Un’interessante testimonianza è offerta dall’anziano Eugen Feuchtwanger che. da bambino, fu vicino di casa di Hitler a Monaco. La sua descrizione del futuro Führer corrobora quanto è stato scritto da Hannah Arendt sulla “banalità” del male, evidente anche nell’aspetto dimesso, “normale”, di una delle più efferate ipostasi del Male della storia.

Nunzio Bombaci

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