Pd di Messina: cronistoria della strategia della paralisi. Il bluff del commissariamento

Pd di Messina: cronistoria della strategia della paralisi. Il bluff del commissariamento

Rosaria Brancato

Pd di Messina: cronistoria della strategia della paralisi. Il bluff del commissariamento

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lunedì 21 Settembre 2015 - 22:08

Il commissariamento del Pd potrebbe essere un bluff per continuare quella strategia della paralisi portata avanti da 2 anni dai vertici regionali e dalla deputazione per impedire la ricostruzione del partito.

Nelle prossime settimane si capirà se il commissariamento del Pd di Messina è lo strumento per riavviare la macchina oppure se è stato un modo per continuare a immobilizzare il partito fino alle prossime elezioni, e la decisione di “dimissionare”, prendendolo per stanchezza, il segretario provinciale Basilio Ridolfo sia maturata perché a marzo ha annunciato di voler procedere verso l’Assemblea e i Congressi, intestardendosi anche nei mesi successivi.

La storia di questi 2 anni ed ancor più di questi ultimi mesi fa propendere per la seconda ipotesi e le decisioni che il segretario regionale Fausto Raciti, prenderà in quanto commissario, nonché i tempi, faranno capire se la stagione di congelamento sia destinata a durare a lungo. Si capirà se il commissariamento è un bluff per continuare la strategia della paralisi o se invece mira davvero alla ricostruzione di un partito ridotto in macerie dopo la sconfitta elettorale del 2013, le inchieste,gli arresti, le lacerazioni interne. Insomma, dopo il crollo di un impero e di un’era.

Cerchiamo di fare una sintesi dei due anni successivi alla primavera del 2013. Dopo i primi mesi di choc il trio Rinaldi-Panarello-Laccoto,complice la mancanza di coraggio dei renziani della prima ora, esce dal cilindro la soluzione: la candidatura unica e unitaria di Ridolfo (di area genovesiana), che resterà segretario provinciale dall’ottobre 2013 fino al settembre 2015, senza potere assolvere pienamente né il suo ruolo, né il programma. Il primo anno è volato via scandito dai tempi dell’inchiesta sui Corsi d’oro, dalle fratture interne e dal congelamento e scongelamento delle dimissioni di Ridolfo, operazioni tattiche portate avanti dal neo segretario regionale Fausto Raciti e dalla deputazione per prendere tempo e prolungare la paralisi del partito. Congelato ad aprile e scongelato a settembre sempre dal trio Rinaldi-Panarello-Laccoto, Ridolfo ci ha riprovato attraverso la costituzione di due Comitati ristretti che in realtà si sono rivelati come le sedute degli alcolisti anonimi, una sorta di terapia di gruppo e di autoanalisi che si è trascinata fino a marzo 2015, quando Ridolfo dà l’ultimatum: o mi fate lavorare o mi dimetto. Il 20 marzo presenta un cronoprogramma per arrivare ai Congressi entro giugno. A fine marzo quindi, con quel cronoprogramma di fatto sancisce la sua “dipartita”, perché l’obiettivo dei vertici va in direzione opposta a quella da lui indicata. Nella terra dei gattopardi il cambiamento deve essere solo annunciato e mai realizzato. Da aprile a giugno Raciti e i deputati Pd rinviano il cronoprogramma con la scusa che a Milazzo e Barcellona ci sono le elezioni amministrative ed il Pd deve essere pronto. Chiuse le urne Ridolfo riapre il capitolo Messina. Il 18 giugno infatti i consiglieri comunali Zuccarello e Sindoni chiedono le dimissioni del segretario che fino a quel momento non ha portato avanti quanto annunciato a marzo. Ridolfo decide di rispondere annunciando l’indizione dell’Assemblea provinciale entro la prima decade di luglio. E’ a questo punto che scatta la nuova fase di paralisi per impedire che Ridolfo faccia sul serio l’Assemblea e sul serio voglia far ripartire la macchina fino ai Congressi. Da fine giugno in poi Ridolfo capisce che “questa assemblea non s’ha da fare….”. La data fissata con tanto di comunicato stampa è quella dell’11 luglio ma dalla fine giugno in poi, a qualsiasi richiesta quasi quotidiana di Ridolfo ai vertici regionali ed ai deputati per fissare le modalità non riceve nessuna risposta. L’8 luglio, appresa la notizia della convocazione di una riunione del Pd a Palermo fissata per il 10 luglio, Ridolfo rinvia l’Assemblea. Il 10 luglio apprende da Raciti le “perplessità” di alcune componenti alla convocazione dell’Assemblea che sancirebbe lo start del Pd dello Stretto, rimanendo di conseguenza la sola prospettiva delle dimissioni. Ridolfo rifiuta e ribadisce la necessità di un’Assemblea, unica strada per ridare dignità al partito e alla segreteria e di volerla organizzare entro luglio. Rispettoso delle regole e dei rapporti umani Ridolfo continuerà dal 10 luglio fino a fine mese, anche in questi casi quotidianamente, a concordare con i vertici del partito l’indizione di quell’Assemblea che sembra ormai leggenda. Solo laconiche e sporadiche risposte e rinvii. Di fatto l’Assemblea salta. Il 2 agosto ad attaccare Ridolfo, ricordando che l’Assemblea annunciata per luglio non si è mai tenuta è il gruppo Calabrò-Barrile con una nota durissima con la quale si chiede l’azzeramento del Pd di Messina. Ad agosto quindi, con una nuova serie di sms, telefonate, ed incontri Ridolfo fissa al 7 settembre la data dell’Assemblea provinciale e lo comunica ai tre deputati ed al PD regionale. Il gruppo Panarello fa capire di non voler partecipare all’Assemblea che sancirebbe di fatto il via libera alla stagione congressuale, mentre Laccoto si cura di avviare un confronto con l’area renziana che, benché dapprima fosse favorevole ad un percorso congressuale a guida Ridolfo, si pronuncia per il commissariamento. Il 12 agosto Ridolfo scrive la lettera di dimissioni che, dopo altri 20 giorni di silenzio da Palermo presenterà il 3 settembre. Il 14 settembre Raciti risponde, avvia il commissariamento e, in forma privata, scrive all’ex segretario invitandolo ad un incontro e a valutare un possibile futuro impegno nel PD in ambito regionale.

Questa è la cronistoria di 2 anni di una strategia volta alla paralisi che potrebbe continuare ancora. La strategia dei Gattopardi. Le prossime mosse di Raciti diranno se il commissariamento è un bluff o meno.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. MA SE PRIMA IL PCI POI IL PDS E ORA IL PD HANNO BUTTATO L’ITALIA NELLO S….CO O NELLA …..A SCUSATE, MA QUESTO E’ PARTITO ITALIANO? NON E’ MAI STATO ITALIANO QUANDO AVEVA FALCE E MARTELLO NELLA BANDIERA, ORA HA SOLTANTO LE RISORSE DELLA BOLDRINI COME ELEMENTO DI POTERE E POLITICA. FAREBBERO BENE AD ANDARE A CASA. AVETE ROVINA L’ITALI LA DIGNITA’ DEGLI ITALIANI CHE DIFENDETE GLI STRANIERI, VEDASI MARO’ NON DITE NULLA QUANDO ITALIANI, ORMAI RIDOTTI A TACCHINI SACRIFICALI, E VOI SIETE PARTITO DI GOVERNO? SI DI CLANDESTINI E ZINGARI VEDETE QUELLO CHE C’E’ NELLE CITTA’ DEL NORD. ANDATE ANDATE ANDATE A …. QUANDO C’ERA LA DEMORAZIA CRISTIANA CHE GOVERNAVATE, SOTTO BANCO CON LA DC, ERAVATI UNITI, TANTO IL LAVORO SPORCO LO SVOLGEVA LA DC. ORA…

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  2. MA SE PRIMA IL PCI POI IL PDS E ORA IL PD HANNO BUTTATO L’ITALIA NELLO S….CO O NELLA …..A SCUSATE, MA QUESTO E’ PARTITO ITALIANO? NON E’ MAI STATO ITALIANO QUANDO AVEVA FALCE E MARTELLO NELLA BANDIERA, ORA HA SOLTANTO LE RISORSE DELLA BOLDRINI COME ELEMENTO DI POTERE E POLITICA. FAREBBERO BENE AD ANDARE A CASA. AVETE ROVINA L’ITALI LA DIGNITA’ DEGLI ITALIANI CHE DIFENDETE GLI STRANIERI, VEDASI MARO’ NON DITE NULLA QUANDO ITALIANI, ORMAI RIDOTTI A TACCHINI SACRIFICALI, E VOI SIETE PARTITO DI GOVERNO? SI DI CLANDESTINI E ZINGARI VEDETE QUELLO CHE C’E’ NELLE CITTA’ DEL NORD. ANDATE ANDATE ANDATE A …. QUANDO C’ERA LA DEMORAZIA CRISTIANA CHE GOVERNAVATE, SOTTO BANCO CON LA DC, ERAVATI UNITI, TANTO IL LAVORO SPORCO LO SVOLGEVA LA DC. ORA…

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