La discarica resta aperta, Comune e Tirrenoambiente batteranno cassa a Palermo

La discarica resta aperta, Comune e Tirrenoambiente batteranno cassa a Palermo

Francesca Stornante

La discarica resta aperta, Comune e Tirrenoambiente batteranno cassa a Palermo

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lunedì 26 Agosto 2013 - 18:40

Lunga riunione tra i vertici della società che gestisce la discarica e l'Amministrazione Comunale. Messina non ha più disponibilità economica per fronteggiare i debiti, Tirrenoambiente deve necessariamente completare gli impianti di biostabilizzazione. Si chiederà l'intervento del Presidente Crocetta.

La notizia più importante per la città è che la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea non chiuderà i cancelli. L’emergenza rifiuti che sembrava ormai quasi inevitabile è stata scongiurata, Messina potrà continuare a portare la sua immondizia in discarica ed evitare di precipitare in una crisi igienico-sanitaria. Tirrenoambiente, società che gestisce la discarica, e Comune hanno trovato l’accordo durante la lunga riunione sulla questione rifiuti che è servita però soprattutto per individuare una nuova strada da battere per risolvere una volta per tutte la vicenda.

La soluzione è stata trovata: fare fronte comune e andare a battere cassa insieme, direttamente a Palermo. I primi saranno i Sindaci di Messina e Mazzarrà, Renato Accorinti e Salvatore Bucalo, potrebbero però unirsi anche i primi cittadini degli altri comuni che hanno accumulato debiti nei confronti di Tirrenoambiente. E’ quanto è emerso alla fine dell’incontro che ha riunito attorno allo stesso tavolo Comune di Messina e Tirrenoambiente. Si chiederà aiuto al Presidente Rosario Crocetta per riuscire a chiudere una partita che si trascina da anni e che sta mettendo in ginocchio sia la società che gestisce la discarica di Mazzarrà, sia il Comune di Messina che in queste settimane ha fatto i salti mortali per scongiurare l’emergenza rifiuti.

All’incontro c’erano il Sindaco Renato Accorinti, l’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua, l’assessore al Bilancio Guido Signorino, il presidente di Tirrenoambiente Antonello Crisafulli, il sindaco di Mazzarrà Salvatore Bucalo (il Comune di Mazzarrà è socio di maggioranza della società), i membri del Cda Carlo Noto La Diega, Giuseppe Tortora e Filippo Perdichizzi, i membri del Collegio sindacale della società, Giovanni Torre e Carmelo Alosi, dei soci privati c’era invece Giuseppe Antonioli.

Un consiglio di amministrazione straordinario a cui l’amministrazione Accorinti ha chiesto di partecipare per chiarire una volta per tutte quali sono progetti e intenzioni che saranno messi in campo nel settore rifiuti, sia a breve che a lungo termine.

“L’Amministrazione comunale dal suo insediamento – hanno dichiarato congiuntamente Accorinti, Signorino e Ialacqua – ha sostenuto sforzi immani testimoniati dal pagamento di quasi due milioni di euro per garantire i costi correnti dello smaltimento dei propri rifiuti, l’impegno a far votare la delibera per accedere al fondo di rotazione della regione, l’indicazione di un percorso virtuoso nell’ambito della strategia rifiuti zero. Un atto dovuto e di rispetto verso la città, ma adesso il Comune non ha più disponibilità di cassa. Non possiamo neanche pretendere dalla società Tirrenoambiente ulteriori sforzi economici. È fondamentale che il governo regionale oggi prenda coscienza di un problema che non può più essere rinviato. La necessità di ultimare gli impianti sul territorio di Mazzarrà Sant’Andrea, con il trattamento dell’umido, è importante anche per quel percorso virtuoso intrapreso dall’Amministrazione comunale. Non si può più attendere”.

Il nodo più grosso da sciogliere è dunque quello legato alla situazione debitoria che impedisce alla società di completare i lavori dell’impianto di biostabilizzazione. Impianto fondamentale per diverse ragioni, in primis per il fatto che a ottobre il sito sarà saturo e dunque nessuno dei circa 90 Comuni che attualmente scaricano potrà più servirsi della discarica. Con quell’impianto si ridurrebbe l’impatto ambientale, oltre a dare il via ad un diverso utilizzo della risorsa rifiuti. La società però non è nelle condizioni di effettuare gli interventi proprio perché non può sostenere economicamente le spese vantando oltre 70milioni di crediti dalle diverse Ato, circa 22milioni solo da Messina. Non dimenticando anche i normali costi di gestione, dal pagamento del personale all’eco tassa sui corrispettivi non incassati, all’oneroso costo di smaltimento dei percolati.

“È necessario allora individuare soluzioni concrete non solo per Messina ma per tutta la provincia”, hanno dichiarato i rappresentanti della società. Il percorso individuato potrebbe essere quello giusto, ma la Regione dovrà fare la sua parte. Per questo sono stati immediatamente contattati gli uffici palermitani, l’intenzione è di riuscire davvero a chiudere la vicenda.

Francesca Stornante

5 commenti

  1. E Palermo batterà cassa a Roma, mentre questa è impegnata a fare cassa di voti con i precari.

    E Roma batterà cassa grazie alle nostre tasche.

    Questi sono dei geni incommensurabili…

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  2. Deve decidere Palermo, le esigenze della provincia di Messina dipendono da un’altra città che niente ha a che vedere…..ecco una provincia autonoma si gestisce senza chiedere permessi ad altri…..senza scuse e paraventi quando si sbaglia, perchè è facile confondere le responsabilità quando i passaggi sono tanti, e ha decidere sono tanti….. tutto si perde nella confusione….senza responsabilità certa …..
    Invece le responsabilità ed i poteri decisionali devono essere trasparenti, senza alcuna possibilità di confondere in un infinito scaricabarile…..solo realizzando la provincia autonoma di Messina si esce dalla torbida situazione attuale per realizzare finalmente un’amministrazione trasparente con poteri decisionali locali, solo locali, con meriti ed errori chiari e trasparenti.

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  3. Minchia!!!!!

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  4. ci risiamo. è sempre colpa di qualcun altro.

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  5. b r a v i s s i m o a R E N A T O sindaco e Guido SIGNORINO per la professionalità e la velocità con cui si sono mossi nell’affrontare questa questione complessa dei rifiuti. Felice CALABRO’ non avrebbe potuto fare di meglio.

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