“Epica Fera”, in scena cunti coinvolgenti da “Horcynus Orca”

“Epica Fera”, in scena cunti coinvolgenti da “Horcynus Orca”

Tosi Siragusa

“Epica Fera”, in scena cunti coinvolgenti da “Horcynus Orca”

giovedì 07 Agosto 2025 - 06:00

Per il Cortile Teatro Festival, nel segno di Stefano D'Arrigo, "Epic Fera" di e con Gaspare Balsamo in una sapiente rivisitazione

MESSINA – “Epica Fera – Cunti da Horcynus Orca di e con Gaspare Balsamo. Per la XIV Edizione del “Cortile Teatro Festival”, sottotitolata “Com’è profondo il mare”, la Lega Navale messinese ha ospitato, per il secondo momento del giorno 4 agosto, la pièce ispirata e dedicata al visionario e epico genio del conterraneo (Fortunato) Stefano D’Arrigo nel cinquantenario della celeberrima pubblicazione Mondadori,nel 1975, di “Horcynus Orca”. Una storia incentrata sul ritorno a casa da Napoli di ‘Ndrja Cambria, siciliano. appartenente alla Regia marina Italiana, percorrendo a piedi le devastate coste calabresi e attraversando il mare dello stretto nell’autunno 1943, durante il II. conflitto bellico, per ritrovare devastazione e morte “tout court”.

Trattasi di un arguto cunto che ruota intorno ad un testo del carismatico artista palermitano Gaspare Balsamo, come sempre interpretato in guisa monologante altamente caratterizzata dallo stesso istrionico cuntista.

La tematica, come risulta di agevole intuizione, è quella dei pescatori e degli uomini di mare del “fretum Siculum”, passando per le identitarie figure femminili, come rappresentati nell’enciclopedico romanzo.

Hanno così preso vita, attraverso le significanti parole ritmate davvero appropriate di Balsamo, taluni personaggi quali il protagonista Don Mimì Nastasi, figlio di Nicola, con le sue problematiche di salute connesse all’uso delle gambe, brillantemente risolte proprio facendo tesoro della paterna antica narrazione, sapientemente tramandata, con particolare riferimento alle fatali sirene, alle fere/ delfini di Cariddi.

E ancora il cd. Delegato del mare, inutilmente saccente, costantemente messo in scacco dal nostro Don Mimì, ogni qualvolta tenti riportare in auge distorti riferimenti al mito locale.

Pertinenti e coloriti i richiami, anche alle “fimminote” id est le bagnarote, femmine determinate e focose, mai in subordine rispetto ai maschi, in antitesi alla cultura dominante degli anni 40 (e purtroppo ancora residualmente perdurante) cui rimanda l’ambientazione temporo/spaziale dell’opera, come detto il 1943, dal 4 all’8 ottobre,da Napoli alla terra messinese, pur se in un persistente andirivieni si esplorano epoche pregresse.

Gustosi rimandi altresì al “tignoso” e “faccia quadra” Duce, magistralmente reso con riguardo alla Guerra di Abissinia del 1936, immaginando uno sbarco tragicomico in quel di Cariddi, e i dialoghi esilaranti con gli abitanti, vertenti sulla corretta terminologia fere/delfini, cetacei famelici, con denti e imponenti dimensioni, a caccia dei pesce spada.

La magnetica “pièce” non ha trascurato. le ferali emergenze mondiali con particolare cenno al genocidio in corso ai danni del popolo palestinese, come ci si sarebbe attesi da un siffatto portatore sano di umanità, onestà intellettuale e coscienza etica – uomo di spettacolo o altro – che le ha sfiorate, pur se volutamente in via indiretta: nella specie, già con l’incipit si è richiesto agli astanti un minuto di silenzio – riferito alla morte di una fera nel nostro mitico Stretto! – e nel prosieguo (e segnatamente prima della chiusa) con resa di breve estratto dall’ultima fatica, l’opera monologante, il cunto “Saraceno”, non rappresentata in terra di Sicilia.

Le immagini finali, finalmente, con esposizione della bandiera palestinese, hanno definitivamente ed esplicitamente chiarito il già indubbio orientamento dell’artista.

Gli spettatori, in gran parte soci della locale Lega Navale, hanno proferito ripetuto condivisibile plauso per una performance identitaria, mai scontata, di certo coraggiosa, indubbiamente fiore all’occhiello della annuale Rassegna estiva diretta da Roberto Zorn Bonaventura, che si appresta ai tre ultimi appuntamenti agostani, tutti in quel di “Tenuta Rasocolmo”, con le collaborazioni consuete, non ultima quella dell’esercizio di ristorazione “A Cucchiara” di Giuseppe Giamboi che, anche per questa serata, al termine della sontuosa “mise en espace”, ha offerto a chi si è intrattenuto la propria deliziosa sapienza culinaria.

Foto di Giuseppe Contarini

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