Ex Margherita e Cittadella della Cultura: una storia di chiacchiere e occasioni perse

Ex Margherita e Cittadella della Cultura: una storia di chiacchiere e occasioni perse

Francesca Stornante

Ex Margherita e Cittadella della Cultura: una storia di chiacchiere e occasioni perse

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domenica 14 Luglio 2019 - 07:54

Giovedì sera l'iniziativa di Tempostretto ha portato a Messina il presidente della Regione. Manterrà le promesse?

Ex ospedale Margherita: una storia illustre, la chiusura, gli ultimi vent’anni passati nell’abbandono.

Cittadella della cultura: un progetto ambizioso, un’idea di cui si parla da quasi dieci anni, la possibilità di avere 42 milioni di euro per realizzarla, la scoperta che quei soldi non ci sono più. La Cittadella della cultura avrebbe dovuto trovare casa nello storico e pregiato edificio dell’ex Margherita. A due passi dal Museo regionale.

Solo una scheda

Nelle intenzioni un unico grande polo culturale, nelle parole tanti progetti e impegni, nei fatti solo una scheda di quello che sarebbe potuto diventare l’ex ospedale di viale della Libertà. Una scheda che non era un progetto. Nonostante se ne parli da anni.

E così, quando la Regione due anni fa ha deciso di fare una ricognizione per decidere come spendere i soldi, ha chiesto alla Soprintendenza di Messina di mettere sul tavolo il progetto per la Cittadella. Ma l’unica cosa che c’era era una scheda. Mentre da altre città e altri enti arrivavano progetti veri. E così i soldi sono stati dirottati altrove.

E’ questa la storia più recente di quella che rischia di diventare l’ennesima occasione sprecata per la città di Messina. Ma non tutto è perduto. Perché proprio a Messina, durante l’incontro promosso da Tempostretto, il presidente Musumeci ha promesso che la Cittadella si farà e che i soldi si troveranno.

Anni di stallo

Ma come siamo arrivati ad oggi? E quali sono gli impegni che politica e istituzioni vogliono assumere di fronte a questa opportunità?
A queste domande, e a tante altre, hanno risposto gli ospiti chiamati a partecipare all’iniziativa di Tempostretto.

Una cosa è emersa chiaramente: dal 2015, anno in cui a Palermo fu varata la Legge regionale che inseriva la Cittadella della Cultura tra i progetti finanziabili, Messina non è stata capace di redigere un progetto.

Il compito spettava alla Soprintendenza ai Beni Culturali, fino a poche settimane fa retta dal Soprintendente Orazio Micali, da poco nominato Direttore del Museo Regionale. Durante l’incontro di giovedì sera nessuno ha puntato esplicitamente il dito contro Micali. Né il presidente Musumeci, né il dirigente del dipartimento regionale ai Beni culturali hanno addossato responsabilità precise. Però il risultato è questo.

L’ex soprintendente

Micali ha raccontato di un iter complesso e farraginoso, a cominciare dal fatto che questo progetto ha sempre camminato sui due binari: da un lato adibire due edifici dell’ex Margherita a uffici della Soprintendenza, dall’altro creare e portare avanti un progetto concreto per la Cittadella. Poi la presenza dei Vigili del Fuoco in uno dei padiglioni che doveva servire alla Soprintendenza ha rallentato tutto anche se adesso è in dirittura d’arrivo il finanziamento per la vulnerabilità sismica dell’edificio. Perché da questi risultati si potrà capire tutto meglio.

In questi anni inoltre sono stati fatti disegni, tesi di laurea, abbozzate proposte per realizzazione un Museo delle dominazioni, un Museo dedicato al terremoto del 1908 e un centro archivistico culturale.

«C’è tanto sulla Cittadella, ci sono i disegni, c’è la buona volontà di studenti che hanno realizzato tesi progettuali potenzialmente spendibili» ha detto Micali. Ma i soldi non solo non ci sono più, ma materialmente non ci sono mai stati perché mancava l’elemento principe: un progetto.

La nuova guida

Oggi la nuova Soprintendente Mirella Vinci punta soprattutto sulla volontà politica nei confronti di questo complesso architettonico di cui bisogna avere innanzitutto rispetto.

I politici

Volontà politica su cui tutti sembrano essere d’accordo. Il Comune, per bocca dell’assessore Enzo Trimarchi, vuole avere voce in capitolo su cosa sarà messo dentro la futura Cittadella.

Il deputato regionale del Pd, Franco De Domenico, chiede un’accelerazione della spesa pubblica e un parco progetti su cui iniziare a ragionare. «Questa città non ha spazi per la cultura, la cittadella della cultura dovrebbe essere un luogo aperto con zona musica per i ragazzi, zona pittori, teatro. L’idea principale dev’essere una cittadella della Cultura da vivere, un luogo dell’anima».

Un altro deputato all’Ars, Danilo Lo Giudice, ha ribadito l’importanza di individuare le esigenze della città ascoltando il territorio. «Prima si dialoga con la città e subito dopo si apre un tavolo tecnico in cui Regione e Comune fanno la regia. Dare scadenze e obiettivi. Meglio criticati per aver scelto di fare qualcosa piuttosto che per aver fatto solo chiacchiere».

Il tempo dei tavoli è finito

Ma il presidente Musumeci non ne vuole sapere di tavoli tecnici e incontri. Il tempo dei tavoli che non hanno portato a nulla, se non a sprecare tempo. «Deciderà il governo regionale. Se poi si vuole scegliere insieme come destinare uno o due padiglioni ci vediamo a Palermo e in due ore decidiamo».

Per il governatore pochi dubbi: subito le prove di vulnerabilità sismica, poi gli interventi che servono per trasferire la Soprintendenza sotto sfratto. Poi bandi internazionali per realizzare i musei.

Tre musei

Musumeci vuole un Museo archeologico, un Museo dedicato al terremoto e un Museo del viaggiatore, vista la posizione strategica di Messina come porta della Sicilia. Il modello di riferimento è il Museo dello sbarco alleato alle Ciminiere di Catania. I soldi che non ci sono si troveranno, parola di Musumeci, ed entro tre anni almeno uno di questi musei sarà inaugurato.

Gli impegni sono stati precisi e schietti. Anche l’appello ai messinesi a non piangersi addosso è stato forte e diretto. Dunque adesso ognuno sa quali sono gli strumenti disponibili. I cittadini devono vigilare e tenere accesa l’attenzione.

Francesca Stornante

Un commento

  1. Che ne dite di qualche Museo in meno e di maggiori spazi per le attese dei cittadini e del variegato tessuto associazionistico messinese realmente attivo sul territorio per iniziative di rilievo culturale e sociale. Una opportunità che Messina non può perdere.

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