Femminicidio Sara Campanella, il caso non è chiuso

Femminicidio Sara Campanella, il caso non è chiuso

Alessandra Serio

Femminicidio Sara Campanella, il caso non è chiuso

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mercoledì 10 Settembre 2025 - 10:10

La famiglia della giovane chiede alla Procura di indagare sulle complicità di Stefano Argentino nel delitto

Messina – Quello di Sara Campanella non è un caso chiuso, anche dopo il suicidio in carcere del reo confesso Stefano Argentino. Ci sono ancora tanti aspetti da chiarire. In particolare quelli relativi alla “fuga” del 27enne di Noto verso casa, dove poi è stato arrestato dai Carabinieri, e la sparizione del coltello usato per colpire mortalmente la 22enne di Misilmeri, la sera del 31 marzo scorso, subito dopo l’uscita di lei dalle lezioni universitarie al Policlinico di Messina. Ancora: Stefano Argentino ha avuto complicità anche nel pianificare l’aggressione? E che ruolo ha giocato la madre Daniela Santoro?

Nuove indagini sul femminicidio

La pensa così la famiglia Campanella, che ha chiesto alla Procura di indagare anche sul ruolo della madre di Stefano e di fare luce su tutti gli altri aspetti rimasti nell’ombra. I legali della famiglia, gli avvocati Cettina La Torre, Filippo Barbera e Riccardo Meandro, hanno preparato un dettagliato esposto, in deposito alla Procura di Messina, che ruota intorno alle ipotesi di reato di concorso morale in omicidio e favoreggiamento.

L’annuncio a margine di quella che doveva essere la prima udienza del processo per femminicidio a Stefano Argentino, aperta e chiusa dalla Corte d’Assise (presidente Massimiliano Micali) perché l’imputato è stato trovato morto nella sua cella del carcere di Gazzi, lo scorso 6 agosto. La Corte ha acquisito la memoria depositata dai legali della famiglia in cui spiegano di aver depositato la denuncia e dopo una breve Camera di consiglio ha chiuso il processo “per morte del reo”.

Il suicidio in cella

Un caso aperto anche quello sulla morte di Stefano Argentino: la Procura di Messina ha avvisato 7 indagati, tra operatori e vertici dell’istituto penitenziario messinese, per fare luce sulla vicenda. “Abbiamo chiesto più volte che Stefano venisse scarcerato proprio perché aveva manifestato da subito propositi suicidi, mai rinnegati”, ha detto il difensore Giuseppe Cultrera. Tesi ribadita anche dalla madre del giovane qualche giorno fa ai microfoni della trasmissione Mediaset, “Dentro la notizia”, del conduttore Gianluigi Nuzzi.

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Un commento

  1. CONDIVIDO CIÒ CHE DICE LA FAMIGLIA CAMPANELLA ….SERVE CHIAREZZA,SERVE CAPIRE COSA ABBIA PORTATO STEFANO ARGENTINO AD UCCIDERE VISTO CHE NON È STATO UN RAPTUS,VISTO CHE AVEVA ACQUISTATO IL COLTELLO,QUINDI IN QUALCHE MODO PIANIFICATO L’ OMICIDIO…E POI LA FUGA ,PERCHÉ RICORDIAMO CHE NON SI È CONSEGNATO MA LO HANNO PRESO LE FORZE DELL’ ORDINE E CHE POI SIA STATO REO CONFESSO HA POCA IMPORTANZA, VISTO CHE C ERA GIÀ LA CERTEZZA CHE FOSSE STATO LUI, GRAZIE AI MESSAGGI CHE AVEVA SARA SUL SUO CELLULARE, E LE IMMAGINI DELLE TELECAMERE DI VIDEOSORVEGLIANZA….CHI SA DEVE PARLARE …..AVREI VOLUTO IN PRIMIS CHE PARLASSE SUBITO STEFANO CON DICHIARAZIONI SPONTANEE ,SENZA ASPETTARE IL PROCESSO,ALMENO QUALCOSA SI SAREBBE SAPUTO PRIMA, VISTO L’ EPILOGO… ,TROPPO TEMPO SI È PERSO PER AVERE UNA GIUSTA GIUSTIZIA CHE NON CI SARÀ MAI VISTA L’ ARCHIVIAZIONE!!!!

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