Natale anticipato a Casa Serena, tra lacrime e speranze

Natale anticipato a Casa Serena, tra lacrime e speranze

Rosaria Brancato

Natale anticipato a Casa Serena, tra lacrime e speranze

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venerdì 21 Dicembre 2012 - 16:55

Pranzo pre-natalizio a Casa Serena di alcuni consiglieri comunali per stare accanto agli anziani ospiti che non vogliono andar via da quella è diventata la loro casa ed agli operatori che chiedono l'intervento delle istituzioni. Si respirava l'aria di quelle adunate di famiglia d'un tempo, intorno all'albero di Natale.

“Ci sono due vecchietti, uno di 105 anni ed uno di 108, che camminano insieme. A un certo punto si fermano davanti ad un manifesto pubblicitario con la scritta: chi beve birra campa 100 anni! Si guardano terrorizzati e dicono: e che è veleno???”.

Si conclude così, con la barzelletta del presidente del Consiglio Comunale Pippo Previti, il Natale anticipato di Casa Serena, tra una lacrima di rabbia, una risata e un applauso. Nel salone addobbato a festa, con il grande presepe e le fette di panettone sul tavolo, mentre fuori continua a piovere, sembra davvero di essere ad una di quelle adunate di famiglia di una volta, con tutte le generazioni presenti, dal bisnonno al nipotino, che è Vincenzo Belfiore, 13enne talento messinese (ha preso parte al programma Ti lascio una canzone) che ha strappato gli applausi di tutti con alcune canzoni che hanno rasserenato il clima. Si respirava davvero aria di famiglia a Casa Serena oggi per il pranzo tenacemente voluto dal vicepresidente del Consiglio comunale Pippo Trischitta per essere vicini, non solo con le parole, agli anziani ed agli operatori di una struttura che rischia tra 10 giorni di chiudere per sempre. In verità all’appello di Trischitta hanno risposti in pochi, rispettando la percentuale di assenteismo riscontrata in Aula in questi anni. Se non altro disertando l’occasione di toccare con mano un problema fatto di carne e lacrime, hanno dimostrato coerenza nei comportamenti. Su 45 consiglieri comunali di molti se ne sono perse le tracce poche ore dopo l’elezione. In ogni caso oggi al pranzo erano una dozzina, più o meno quanti alle sedute consiliari: l’immancabile Pippo Capurro, Tanino Caliò, Antonio Conti, Tani Saija, Nicola Cucinotta, Santi Culletta, Pinuccio Magazù, Sebastiano Tamà, Peppe Chiarella (che ha portato il nipotino Belfiore), Mimmo Guerrera, e poi presidente e vicepresidente. Gli assenti hanno perso un’occasione, perché quelle poche ore trascorse con gli anziani a rischio “evacuazione temporanea” (parole di Croce), possono sembrare poca cosa, ma non lo sono. Condividere un sorriso con chi non sa cosa succederà domani, se verrà prelevato da casa sua come un pacco è l’unica forma di aiuto che oggi un consigliere comunale può fare che vada al di là delle parole. Bastava vedere come, tra un piatto di lasagne e un cannolo alla ricotta, le nonnine si avvicinavano in lacrime ai consiglieri per supplicarli di aiutarli. Prendevano la mano di Previti e gli raccontavano le loro paure, fermavano Capurro e gli chiedevano di aiutarli, non per un certificato, ma per lasciarli vivere serenamente là dove sono stati negli ultimi anni. E sono stati bene.

Per chi ha scelto la politica come missione, forse davvero, oggi, nel Natale più rigido degli ultimi decenni era questa l’unica famiglia con cui stare. Danila La Torre ha visitato le stanze, ha raccolto le storie di queste persone, alcune delle quali vivono nella struttura da 30 anni, una vita intera che rischia di essere spazzata in poche ore con una delibera. Non stiamo parlando solo di assistenza, ma di “affetto, empatia, amore”, che è quel brivido che passa tra gli operatori e gli assistiti e lo leggi negli sguardi che ci sono tra loro. Ci sono “lavori” che non sono solo “lavori”. Mentre Belfiore canta mi avvicina un signore agguerritissimo, Nino Cammarata, di gran lunga più lucido di me nonostante gli anni di differenza “da 16 anni vivo qui e ora Croce dice: chiude Casa Serena, neanche fosse un canile”, e mi consegna una lettera del Comitato consultivo degli anziani, destinata ai consiglieri con la quale si chiede un intervento “non un atto caritatevole bensì un atto dovuto verso gli anziani che rappresentano la storia di questa città”.

Qualcuno vorrebbe insinuare che questi vecchietti sono “telecomandati” dagli operatori. Non capisco perché debba apparire così strano che qualcuno lotti per non essere strappato dai suoi affetti. Non so quando siamo diventati così aridi da non vedere quel che c’è oltre i numeri. Questa è la loro famiglia da 10, 15, 20 anni, è giusto che la difendano con le unghie. Nel salone si tiene un’improvvisata assemblea con i consiglieri comunali, gli anziani, gli operatori, gli assistenti. E’ Antonio Rodio, di Azione Sociale, a fare una sintesi dell’incontro tenutosi in prefettura alla presenza di Croce. Gli estremi per salvare la struttura ci sono e lo stesso commissario, secondo quanto emerso, si era detto disponibile a chiedere l’iscrizione provvisoria di Casa Serena all’albo regionale, scongiurando così la chiusura. I dipendenti della cooperativa lavorano su tre turni per coprire le 24 ore, così come previsto dal contratto e la pianta organica è quella redatta dal commissario ad acta Francesco Fazio nel ’93 (quando gli ospiti della struttura erano scesi a 67 e c’erano più lavoratori che assistiti) in base a parametri stabiliti dalla normativa regionale.

Quanto ai lavori, nel 2009 sono stati cambiati tutti gli infissi, l’impianto elettrico e quello di riscaldamento sono a norma di legge. C’è stata l’ispezione dei Nas e l’unica cosa che hanno riscontrato è stata una “mensola inidonea nella cella frigorifero” che è stata sostituita. L’Asp ha rilevato crepe nei bagni per l’umidità ed i lavoratori si son rimboccati le maniche e armati di pennello hanno ripulito tutto. L’Asp ha verificato gli interventi ed ha dato l’ok. Il capitolo più problematico resta quello delle scale anti-incendio e delle uscite di sicurezza, che comunque, ha ribadito Rodio, possono essere effettuati con gli anziani dentro la struttura effettuando interventi a rotazione. Nelle more la norma prevede un presidio dei vigili del fuoco, ma gli operatori che hanno superato i corsi di primo soccorso, sono pronti a svolgere il servizio come volontari fino a fine lavori. Quanto alle cifre servono 80 mila euro, più altri 700 mila , ma ad esempio, i lavori da 80 mila sono stati dati in appalto a giugno e da allora, per motivi burocratici ed intoppi non sono ancora iniziati.

I consiglieri prendono nota, ma ai vecchietti non interessa molto l’aspetto burocratico, e prendono la parola per gridare il loro sdegno. Nei giorni scorsi hanno ricevuto tutti le lettere che li invitano a tornare in famiglia o ad accettare soluzioni alternative. Le hanno rispedite indietro. Il 31 nessuno si muoverà da lì. “Devono venire a prenderci con la forza- dice Cammarata- e si devono prendere la responsabilità se qualcuno di noi muore di crepacuore o si butta dalla finestra. Devono venire con le ambulanze ma non ce ne andremo lo stesso. E’ casa nostra”.

Alle loro porte hanno bussato anche le equipe di assistenti sociali e psicologi per attutire gli effetti dello “sfratto”, anche loro son tornati indietro. C’è una canzone di Jovanotti che dice “ casa è dove posso stare bene”. Per queste persone è solo questa la casa, e magari hanno molto più amore qui che non con la badante strapagata che non parla la tua lingua o con i figli che vedono solo a Natale. Tra queste mura son nate tante tenere storie d’amore, tre giorni fa c’è stato l’ultimo matrimonio. Magari si litiga, magari si fa pace, come in tutte le grandi famiglie. E se qualcuno ti vuol buttare fuori t’arrabbi.

Sono stata contenta d’aver trascorso questo Natale anticipato a Casa Serena, sperando che non sia l’ultimo. Se lo fosse vorrebbe dire che per strada abbiamo perso, oltre qualche punto di spread anche l’umanità.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. L’impressione, che non vuole essere blasfema, è quella dell’ultima cena. Gli agnelli da sacrificare e seduto da qualche parte anche Giuda. Vergognatevi, ma quale solidarietà, sono solo le prove della campagna elettorale ormai alle porte.
    Tentativo goffo e deprecabile di farsi fotografare come partecipe del dolore degli altri…. ecco, appunto, degli altri. L’impressione è che qualcuno di questi visitatori con un ghigno d’orgoglio deve aver pensato ” meno 10 giorni missione compiuta”.

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  2. Questa e` solo una chiusura di como per gli interessi di qualcuno.
    Questa volta non dobbiamo farci schiacciare come dei piccoli insetti, ma dobbiamo combatte tutta la cittadinanza unita, xke` quella e` la casa dei
    nostri anziani che hanno fatto l’Italia e hanno conbatutto xil nostro futuro,
    ora tocca a noi fare la stessa cosa per il loro presrnte e il loro futuro.
    Non dobbiamo permettere che questa politica prima si mangia tutti i nostri soldi e ora mette alla porta la gente umile, onesta e indifesa.
    Non dobbiamo permette questo dramma sociale.

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  3. a pranzo per mangiare c’erano….e certo!!! figurati se mancavano all’appello

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  4. Ma con quale faccia alcuni consiglieri si sono seduti a tavola vergognatevi non avete vergogna

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