Attesa per conoscere chi vincerà la 79esima edizione del prestigioso premio letterario. A vestire l'autrice sarà un altro messinese, Marco De Vincenzo
Messina fa il tifo per Nadia Terranova. La scrittrice messinese con il suo “Quello che so di te”, edito da Guanda, è in finale al Premio Strega 2025. Stasera, 3 luglio, si scoprirà chi vincerà il prestigioso premio letterario, giunto alla 79esima edizione. A proporre il romanzo di Nadia Terranova è stato lo studioso Salvatore Silvano Nigro. Nel libro la scrittrice racconta una storia di radici familiari che s’intreccia con la città dello Stretto. Un passato da recuperare facendo riemergere la storia di una donna, Venera, internata al “Mandalari”, vecchio manicomio di Messina.
Terranova vestita dal messinese De Vincenzo
Ma c’è di più. Indirettamente sul palco del Ninfeo di Villa Giulia a Roma, dove si terrà la finale stasera, Messina metterà in mostra due sue eccellenze. Una è, appunto, Nadia Terranova. L’altra è il talento di Marco De Vincenzo. Sarà il direttore creativo di Etro, infatti, a “vestire” la scrittrice. Due messinesi, Terranova e De Vincenzo, che portano in alto nel mondo il nome di Messina, senza mai dimenticare le proprie origini e anzi valorizzando la bellezza di una città per decenni martoriata e troppo poco apprezzata.
La cinquina finalista
A svelare i nomi che compongono la cinquina finalista a inizio giugno è stata Donatella Di Pietrantonio, vincitrice dello scorso anno. Il grande favorito è Andrea Bajani con “L’anniversario”, edito da Feltrinelli, che ha conquistato 280 preferenze. Poi Terranova con 226, davanti a Elisabetta Rasy con “Perduto è questo mare” (Rizzoli), Paolo Nori con “Chiudo la porta e urlo” (Mondadori) e Michele Ruol con “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” (TerraRossa).
Di cosa parla il romanzo di Nadia Terranova
Ecco la presentazione del romanzo di Nadia Terranova: “C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni. Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la mitologia familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili”.
