Schipani: "Manca una regia politica che unisca i 51 comuni"

Schipani: “Manca una regia politica che unisca i 51 comuni”

Schipani: “Manca una regia politica che unisca i 51 comuni”

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mercoledì 25 Giugno 2014 - 05:53

Per il presidente di Confindustria, "manca una regia politica che possa unire i 51 Comuni, attuare una governance e arginare le spinte secessioniste presenti nel territorio, o attrarre altri comuni che possano entrare a far parte della Città Metropolitana". Alfredo Schipani interviene al forum di Tempostretto con un'analisi approfondita sulle opportunità finora non considerate

La definizione della Città Metropolitana è uno dei nodi cruciali per il territorio, da risolvere nel più breve tempo possibile; anche perché correlato al complessivo assetto di poteri e funzionalità necessari a ridefinire la pianificazione e la gestione del territorio.

Questa opportunità è vitale per dare concretezza alle esigenze di sviluppo e riscatto della nostra comunità, come lo è il mantenimento dell’Autorità Portuale di Messina e la definizione dei vertici della Camera di Commercio.

È in atto un processo di complessivo riassetto dei poteri locali, in cui si prefigura anche la probabile declassificazione della nostra Prefettura e si discute di accorpamenti delle Autorità Portuali e Camere di Commercio, che vedrebbero il territorio provinciale messinese, il capoluogo e la sua provincia, privati di importanti centri di competenze e funzionalità.

Si tratta di cambiamenti profondi che rischiano di allontanare ulteriormente il comprensorio messinese dalle politiche centrali.

L’istituzione della Città Metropolitana, sia chiaro, a mio avviso, non è alternativa ad altri centri di competenza, anzi può contribuire alla permanenza delle stesse.

In questo contesto, tuttavia, non si vede un’azione forte, congiunta e determinata nel cogliere questa essenziale opportunità.

E tutto ciò è in netto contrasto con quanto sta avvenendo nelle altre due città metropolitane siciliane, che hanno già definito conformazione, strategia e progettualità.

Superfluo, a mio avviso, sottolineare ancora l'importanza di questo istituto: la possibilità di dialogo diretto con la comunità europea, la titolarità su progettualità funzionali all’intero comprensorio metropolitano e di largo respiro; la semplificazione derivante dalle competenze di autogoverno delineate per questi nuovi soggetti territoriali, che vanno dalla definizione dei piani urbanistici alla gestione delle aree industriali.

La città metropolitana consente di pianificare in autonomia e di concorrere all’assegnazione delle risorse che, in misura sempre più consistente, l’Unione Europea destinerà allo sviluppo dei sistemi locali.

La competenza su un sistema territoriale vasto apre la strada alla pianificazione e realizzazione di infrastrutture materiali ed immateriali di ampio impatto, utili a produrre esternalità e ricadute positive su tutti i sistemi locali contigui che ne fanno parte.

La Città Metropolitana si configura come l’Istituto necessario per valorizzare le specificità, culturali ed economiche, dei diversi territori che la compongono. È l’organismo che può elaborare strategie di sviluppo complessive, in cui porre a sistema tutte le risorse, e che può svolgere un ruolo cruciale nella pianificazione del sistema trasporto e portualità, essenziale

per una nuova visione di sviluppo che sia coerente con la posizione geografica baricentrica nel contesto del Mediterraneo e che coinvolga tutta l’area vasta della Sicilia nord-orientale.

Inoltre, mentre la difficoltosa sostenibilità del debito pubblico prefigura ulteriori riduzioni dei flussi di spesa verso gli enti territoriali e l’ulteriore inasprimento dell’imposizione fiscale locale, anche l’offerta dei servizi essenziali, gestione dei rifiuti e acqua, e le politiche di tutela del territorio richiedono un’ottica di sistema, perché solo lavorando su economie di scala è possibile perseguire risultati di efficienza.

Si tratta di politiche che necessitano di un coordinamento più ampio dei sistemi locali di Comuni. Non si può continuare a pensare che l’iniziativa e l’impulso a processi di sviluppo debbano provenire dalle istituzioni centrali.

Bisogna ripensare il ruolo svolto dagli enti pubblici e territoriali nella promozione dello sviluppo e promuovere la capacità di fare sistema, di valorizzare le risorse locali, di creare condizioni positive e di vantaggio che incentivino l’attrazione di nuovi investimenti.

Oggi però manca una regia politica che possa unire questi 51 comuni e possa attuare una governance utile ad arginare le spinte secessioniste espresse da alcune realtà territoriali (ad esempio Taormina, Giardini, etc..); né, tanto meno, capace di attrarre altri comuni che potrebbero ulteriormente valorizzare il nostro sistema metropolitano (Montalbano, Tripi, Falcone, ecc …).

A fronte dell’indolenza della nostra classe dirigente, che anche in questa occasione asseconda i tempi lenti della contrattazione politica e gli spazi angusti dei particolarismi locali, assistiamo ad una meritoria campagna divulgativa da parte dell’Università degli Studi di Messina, condotta dai Professori Michele Limosani e Josè Gambino.

Oltre a sensibilizzare sull’urgenza del tema, gli studiosi dell’Università di Messina, insieme agli Ordini professionali e Confindustria Messina, indicano strategie e progetti che, fondati su attente analisi di contesto, possono costituire i pilastri della città metropolitana.

I sistemi turistici locali, le specificità produttive dei diversi comprensori, le competenze e il know how, sono tutte risorse che, se integrate anche sotto il profilo della infrastrutturazione complessiva del territorio, possono qualificare un progetto forte di sviluppo dell’area di riferimento.

Un’altra questione, da attenzionare sin d’ora e non slegata da quanto prima segnalato, è quella della pari dignità delle tre città metropolitane siciliane. È chiaro che, una volta attivate, nascerà una sorta di sana competizione individualistica per ottenere finanziamenti e credibilità.

Non possiamo immaginare che in questo contesto ci siano città con autorità portuali ed altre no; camere di commercio centralizzate in una unico ambito provinciale; città con sedi prefettizie di maggiore classe e altre con succursali, e così via…

Purtroppo, le riforme vengono pensate in modo disorganico, come se non andassero poi tutte insieme a concorrere su uno stesso contesto socio economico.

Ancora oggi, Messina è una realtà urbana che riveste una posizione di assoluta marginalità a livello regionale, derivante dall’incapacità di incidere sulla programmazione e sulla distribuzione delle risorse finanziarie regionali.

Vorremmo che l’opportunità data dalla Città Metropolitana cambiasse tutto questo.

Riguardo all’Area vasta dello Stretto, a mio avviso, è in questo momento prematuro e fuorviante parlarne. Essa può essere costituita in forma di unione tra due città metropolitane; è quindi essenziale, prima, definire la Città Metropolitana di Messina, con la serenità d’intenti dei suoi comuni, e poi sarà possibile pensare al futuro, quanto necessario, gemellaggio con Reggio Calabria.

Alfredo Schipani, presidente Confindustria

2 commenti

  1. Nicolò D'Agostino 25 Giugno 2014 11:52

    Non è una strategia che crea un’identità sociale ma il riconoscersi in quella identità.

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  2. Nicolò D'Agostino 25 Giugno 2014 11:52

    Non è una strategia che crea un’identità sociale ma il riconoscersi in quella identità.

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