Fotografato per la prima volta il campo magnetico di un buco nero

Fotografato per la prima volta il campo magnetico di un buco nero

Daniele Ingemi

Fotografato per la prima volta il campo magnetico di un buco nero

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giovedì 25 Marzo 2021 - 16:01

Una ricerca condotta dagli scienziati dell'Event Horizon Telescope

Solo due anni fa, lo scorso 10 aprile 2019, veniva resa pubblica la fotografia ravvicinata di un buco nero. Una struttura luminosa ad anello con una regione centrale scura che rappresentava l’ombra del buco nero. A due anni esatti di distanza l’Event Horizon Telescope è riuscito ad estrapolare anche una foto del campo magnetico che si crea nel punto più vicino all’orizzonte degli eventi. Un gruppo di ricercatori di tutto il mondo ha collegato virtualmente otto telescopi in tutto il mondo, utilizzando anche le 66 antenne del radiotelescopio Alma dell’Osservatorio Europeo Meridionale, in modo da ottenerne uno unico: l’Event Horizon Telescope.

The Event Horizon Telescope (EHT) — a planet-scale array of eight ground-based radio telescopes forged through international collaboration — was designed to capture images of a black hole. In coordinated press conferences across the globe, EHT researchers revealed that they succeeded, unveiling the first direct visual evidence of a supermassive black hole and its shadow. The shadow of a black hole seen here is the closest we can come to an image of the black hole itself, a completely dark object from which light cannot escape. The black hole’s boundary — the event horizon from which the EHT takes its name — is around 2.5 times smaller than the shadow it casts and measures just under 40 billion km across. While this may sound large, this ring is only about 40 microarcseconds across — equivalent to measuring the length of a credit card on the surface of the Moon. Although the telescopes making up the EHT are not physically connected, they are able to synchronize their recorded data with atomic clocks — hydrogen masers — which precisely time their observations. These observations were collected at a wavelength of 1.3 mm during a 2017 global campaign. Each telescope of the EHT produced enormous amounts of data – roughly 350 terabytes per day – which was stored on high-performance helium-filled hard drives. These data were flown to highly specialised supercomputers — known as correlators — at the Max Planck Institute for Radio Astronomy and MIT Haystack Observatory to be combined. They were then painstakingly converted into an image using novel computational tools developed by the collaboration.

Grazie alla strumentazione messa a punto dai ricercatori si è riusciti ad ottenere un’immagine più nitida, in grado di mostrare una mappatura del campo magnetico che si forma lungo il bordo del buco nero, ovvero il punto più vicino all’orizzonte degli eventi, appartenente alla galassia M87, distante dalla Terra 55 milioni di anni luce.

Come spiegano gli scienziati dell’Event Horizon Telescope, “E’ stata aggiunta un’altra pagina alla fisica dei buchi neri. Nessuno era stato in grado di arrivare così vicino all’orizzonte degli eventi finora. La comprensione di questi campi magnetici è fondamentale per capire quali parti del campo magnetico sono responsabili dei getti ad alta energia emessi dai buchi neri”.

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