Frana di Letojanni, indagini al bivio: non è colpa di nessuno?

Frana di Letojanni, indagini al bivio: non è colpa di nessuno?

Alessandra Serio

Frana di Letojanni, indagini al bivio: non è colpa di nessuno?

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giovedì 16 Maggio 2019 - 07:30

Una seconda perizia smonta le ipotesi che avevano convinto la Procura a sequestrare la collina e indagare 10 persone tra Cas, costruttori del complesso a monte, sindaco e tecnico

Ha preso una svolta inaspettata l’inchiesta sulla frana di Letojanni del 2015. Ad accertamenti ancora in corso il giudice per le indagini preliminari Eugenio Fiorentino ha incaricato un nuovo tecnico di esaminare gli atti, il geologo Alfredo Natoli, e le conclusioni cui è arrivato il consulente del giudice sono diametralmente opposte a quelle del professor Concetto Pietro Costa, su cui si basava la tesi della Procura di Messina, che a novembre 2016 aveva indagato 10 persone ma soprattutto disposto il sequestro del versante a monte della A18.

Tanti i punti che contraddicono la prima perizia, e uno in particolare influisce soprattutto sul profilo delle responsabilità penali. Riesaminando tutto il carteggio acquisito dalla procura, infatti, il dottor Natoli si è accorto che la zona interessata dalla frana non era considerata a rischio, come invece è ipotizzato. Non era cioè ancora perimetrata R4, tecnicamente parlando , soprattutto non lo era quando sono stati effettuati gli interventi a cui viene imputato almeno in parte il movimento franoso che ha finito per incombere sulla corsia dell’autostrada Messina-Catania.  Insomma, secondo Natoli sull’area che è franata non c’era alcun vincolo.

La perizia Natoli è entrata ufficialmente agli atti dell’indagine, perché acquisita durante l’incidente probatorio chiesto ed ottenuto dai difensori dei 10 indagati. E’ perciò a tutti gli effetti una “prova cristallizzata”, che ora pesa quanto la frana in sé sul percorso dell’inchiesta della Procura, affidata al sostituto Anna Maria Arena ed all’aggiunto Giovannella Scaminaci, è comunque ancora in corso.

Le ipotesi di reato di  disastro ambientale e falso ideologico sono contestate, a vario titolo,  all’allora dirigente generale del Cas Salvatore Pirrone e il dirigente tecnico Gaspare Sceusa; il sindaco di Letojanni Alessandro Costa e il capo dell’ufficio tecnico del Comune, Carmelo Campailla; i titolari delle società Holiday network, Elaion ed Elaion residence Sillemi e due proprietari di singoli appartamenti: Nicolo’ Bruno, Andreana Bucceri, Roberto Costantino, Danilo Zanchettin, Grazia Santonicito e Francesco Siligato.

Quando scattarono gli avvisi di garanzia in effetti la frana di Letojanni era ancora sotto monitoraggio. Ma con la stagione delle piogge in arrivo, nel novembre 2016, la Procura pensò bene di mettere un paletto giudiziario, da un lato per evitare maggiori pericoli, in particolare per gli abitanti dell’ampio complesso a monte della collina, dall’altro nella speranza che gli interventi di messa in sicurezza e ripristino potessero accelerare.

In realtà, di là delle responsabilità penali e dei passaggi burocratici, tutti i sopralluoghi successivi e gli accertamenti sembrano comunque indicare che la collina oggi è fragile, e  qualunque intervento su entrambi i movimenti franosi deve essere eseguito con molta, molta attenzione.

Fuor di metafora, chiunque oggi teme un poco l’idea di spostare anche solo una pietra dal costone ed è questa la vera ragione, probabilmente, che frena gli  interventi richiesti. Oggi, a 3 anni e mezzo dalla frana, il muro di contenimento dei detriti continua a incombere sulla carreggiata della A18 e sui lavori vige ancora il “si faranno”. Prossima data “promessa”, settembre venturo.

Intanto l’indagine della Procura di Messina come detto va avanti. Agli atti, oltre ai dossier dei due geologi, sia la prima su cui si basavano le contestazioni relative alla mancata messa in sicurezza prima dei lavori alle corsie, sia la seconda che sembra indicare che non vi era alcun allarme sulla zona, su almeno uno dei due movimenti franosi individuati, ci sono gli accertamenti del Noe sul sistema fognario e il depuratore che sta dietro la collina. Ma c’è soprattutto l’ampio carteggio tra Genio Civile e Cas all’indomani del disastro di Giampilieri.

leggi qui I dettagli delle accuse

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