Edipower, il prefetto chiama e la Regione si dice disponibile al confronto

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mercoledì 22 Gennaio 2014 - 11:31

Per la centrale di San Filippo del Mela, che da questo anno dovrà ridurre la sua produzione smantellando almeno 2 dei 6 gruppi, vi è il serio rischio che possa chiudere, trascinando con sé 300 posti di lavoro

Un sit in davanti alla prefettura indetto da Cgil, Cisl e Uil per chiedere l’avvio del tavolo di confronto tra Edipower, sindacato ed istituzioni, deciso già lo scorso 27 novembre. Lo hanno tenuto ieri i lavoratori diretti e dell’indotto della Centrale Termoelettrica Edipower/A2A di San Filippo del Mela, che lamentano la mancanza di un progetto concreto per il futuro.

Per la centrale, che da questo anno dovrà ridurre la sua produzione smantellando almeno 2 dei 6 gruppi, vi è il serio rischio che possa chiudere, trascinando con sé 300 posti di lavoro.

Al sindacato ed ai lavoratori, ai quali finora è stato anche vietato di scioperare, l’azienda finora ha solo accennato ad un utilizzo di alcuni gruppi come “riserva fredda”ed al possibile impiego di un carburante di nuovo brevetto, prodotto da una parte della raccolta differenziata dei rifiuti. Un progetto del genere, però, per essere consistente dovrebbe essere valutato in concreto e soprattutto dovrebbe ottenere il parere, le autorizzazioni e, non ultimo, il supporto delle istituzioni nazionali e regionali, che invece finora hanno apposto un continuo silenzio.

Per questo Cgil, Cisl e Uil, insieme alle proprie organizzazioni di categoria, hanno rivendicato oggi con i lavoratori l’avvio di quel tavolo di confronto con tutti gli attori, per procedere immediatamente alla verifica del progetto ed anche degli investimenti, così da accelerare i tempi dell’eventuale riconversione dell’impianto, che potrebbero non coincidere con i licenziamenti.

La prefettura, che ha ricevuto una delegazione, ha intanto comunicato che è già intervenuta sulla regione, la quale ha assicurato che parteciperà finalmente ad un confronto che dovrebbe essere fissato nei prossimi giorni.

Per il sindacato si tratta di un segnale positivo che serve ad allentare la crescente tensione tra le maestranze ed a fare chiarezza sul futuro della centrale. In una provincia come quella di Messina,interessata da una progressiva desertificazione produttiva e da una marginalizzazione della politica, la costruzione di un serio piano di riconversione dell’impianto servirebbe non solo a salvaguardare gli attuali posti di lavoro, ma anche ad attivare investimenti e nuova occupazione.

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