Gallodoro, "una terra cantata da Omero"

Gallodoro, “una terra cantata da Omero”

Redazione

Gallodoro, “una terra cantata da Omero”

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lunedì 12 Settembre 2022 - 15:20

Evento organizzato da Archeoclub. La piana di Margi sarebbe il luogo in cui Omero ha ambientato una scena del XII canto dell’Odissea

GALLODORO – “Corpi mitici della riviera jonica, il mito incontro la roccia” è il titolo dell’evento organizzato venerdì scorso a Gallodoro da Archeoclub Area Ionica Messina, in collaborazione con il Comune nell’ambito del “cartellone” di Naxoslegge, diretto da Fulvia Toscano, quest’anno dedicato ai “corpi”.  L’incontro, coordinato dal socio Archeoclub Salvatore Mosca, è stato anticipato da un’escursione, guidata da Giovanni Curcuruto a Margi e S. Anna, dove sono ancora visibili le tracce di una strada romana e dove alcuni studiosi collocano la presenza di un importante insediamento greco. 

Il dibattito

Nei locali delle scuole elementari si è invece tenuto il dibattito moderato dalla vice presidente di Archeoclub Area Jonica Messina, preceduto da interventi introduttivi del sindaco Alfio Currenti, del presidente di Archeoclub Area Jonica Filippo Brianni e del parroco di Gallodoro e Mongiuffi Melia, Daniele Paolo Truscello. La prima relazione è stata quella di Ninuccia Foti, presidente dell’Osservatorio dei Beni Culturali dell’Unione dei Comuni, che ha trattato “Corpi mitici, toponomastica e linguaggio comune”, facendo notare come tantissimi termini sia nella toponomastica che nel linguaggio anche attuale traggono origine dal mito, dalle località più conosciute (da Scilla ad Aci) e quelle del comprensorio jonico (come Melia), da beni di uso comune (cereali) ai molti modi di dire in uso nella riviera.

L’ipotesi

Lo storico  Salvatore Mosca si è invece occupato di “Una terra cantata da Omero, rivelazioni involontarie, leggere la storia in contropelo”. Mosca ha preso spunto dagli studi del prof. Giuseppe Lombardo contenuti nel libro “Scifì da Omero ad oggi”, in cui lo storico ipotizza che sia proprio la piana di Margi sia il luogo in cui Omero abbia ambientato la famosa scena del XII canto dell’Odissea, quando i profughi, “oltrepassano lo Stretto” (quindi arrivano di fronte alla costa jonica) e compiono il sacrilegio cibandosi dei buoni sacri al Sole. Partendo dal testo di Lombardo, Mosca ha confrontato gli aspetti di quella tesi con altri riferimenti storici, dando una rilettura molto chiara ed affascinante della tesi stessa, dei suoi riscontri, degli elementi di discordanza. Infine, Giovanni Curcuruto è anche per approfondire gli aspetti mitici e in qualche caso fantastici della valle del Ghiodaro e per lanciare un appello ai giovani affinché riscoprano l’importanza e le potenzialità della storia del comprensorio.

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