Meteo. Ecco cosa non sta funzionando. Novità importanti dopo metà mese
In queste ultime settimane si è parlato, forse un po’ troppo, del vortice polare, in particolare del vortice polare stratosferico, e di possibili ricadute sulla circolazione emisferica. In realtà il vortice polare di solito ha due schemi ben definiti che dipendono dai suoi venti in quota e dalla temperatura.
Il primo, chiamato vortice polare forte, si trova in alta quota, fino a 30 km nella stratosfera media durante l’inverno. Ha una forma perfettamente circolare, la temperatura scende rapidamente verso il suo nucleo interno e i suoi venti più forti si trovano sul bordo più esterno.
Quando il vortice polare si compatta l’aria gelida rimane confinata nelle regioni polari, creando condizioni climatiche miti negli Stati Uniti e in Europa. Quando il vortice polare è debole esso generalmente si colloca fra i 5 e i 6 km di altezza, interagendo con l’orografia (Montagne Rocciose). In questi casi l’aria fredda è libera di scendere verso le basse latitudini, causando importanti eventi di freddo in Europa e negli States.
A proposito di vortice polare, alcuni chiarimenti
Occorre però ricordare che il vortice polare è influenzato principalmente da forzanti di scala planetaria, come le onde di Rossby, la madden–julian oscillation, e altre teleconnessioni tropicali, che mediante complessi processi fisici trasportano aria calda verso i Poli, propagandola dal basso verso l’alto fino all’alta troposfera artica.

Ma solo in rarissimi casi questo calore riesce a raggiungere i piani più alti della stratosfera, riuscendo a mandare fuori asse o addirittura spappolare il vortice polare stratosferico, influenza anche il vortice polare troposferico, con un effetto a cascata sulla circolazione atmosferica.
La stratosfera influenza la troposfera in modo significativo e duraturo solo in casi rarissimi e ben definiti. Parliamo di Major Warming con inversione completa e prolungata del gradiente di temperatura al Polo, seguito da un’anomalia negativa del NAM che scende davvero fino in troposfera e persiste per settimane.
Eventi così se ne vedono 6-7 ogni 10 anni, non 6-7 ogni inverno. Quindi, per capire come si potrà evolvere la futura stagione invernale, occorre analizzare i vari driver atmosferici in troposfera, senza scomodare i piani più alti della stratosfera.
La mancata risposta atmosferica di La Niña
Al momento La Niña ha avuto un ruolo poco determinante, poiché è mancata la risposta in atmosfera del fenomeno. Difatti, la circolazione che stiamo osservando in queste settimane, fra il Pacifico, il Nord America e l’Atlantico, ricorda molto più un pattern di El Niño che di La Niña, con un flusso zonale intenso, e la mancanza di grandi ondulazioni, ad eccezione dell’onda anticiclonica presente nei pressi del Golfo d’Alaska.

La risposta della Niña finora è stata molto debole poiché sovrastata da altri driver, fra cui la madden–julian oscillation, in posizione 7, e soprattutto un forte momento angolare atmosferico, che ha sensibilmente accelerato il ramo della corrente a getto polare in uscita dall’entroterra della Cina, con accelerazioni fino a oltre 300 km/h a 10 km di altezza. In pratica l’aria che viene dai tropici ha troppa “voglia di girare veloce” (momento angolare positivo) per non restare indietro rispetto alla rotazione della Terra, accelerando bruscamente verso est, alle latitudini temperate. Questa accelerazione, finora, ha impedito alla Niña di affermarsi con maggiore coerenza sulla circolazione atmosferica, aprendo ad un pattern più tipico di Niño. Almeno finora. Ma nei prossimi giorni qualcosa inizierà a cambiare.

Importante cambiamento dopo metà mese
Già dai prossimi giorni il flusso zonale andrà, seppur molto gradualmente, ad allentarsi, aprendo la strada a un flusso perturbato molto più ondulato, ma anche un po’ più basso di latitudine.
Il momento angolare atmosferico andrà a indebolirsi, tornando più su valori negativi. Ciò darà meno slancio al getto polare che comincerà ad allungarsi, amplificando le onde di Rossby che dal Nord America si muovono verso l’Europa. Ciò aprirà ad un periodo molto più dinamico, con passaggi di perturbazioni, ma senza importanti segnali per vedere la discesa di ondate di freddo fino all’Italia, almeno fin sotto il periodo di Natale.
