Nuovi verbali sul tavolo della Dda di Messina, da qualcuno tra i 18 indagati degli Ofria è arrivata la richiesta di nuovi interrogatori
Messina – Ci sono nuovi sviluppi nell’indagine sulla gestione dei beni confiscati alla famiglia Ofria di Barcellona, sfociata lo scorso gennaio nell’arresto di 15 persone tra familiari del boss Salvatore Ofria, dipendenti e l’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale a suo tempo. Sviluppi che, se confermati, potrebbero riservare ulteriori colpi di scena e aprire ulteriori importanti capitoli di inchiesta.
15 arresti, 18 indagati

Dopo che la Direzione distrettuale antimafia di Messina ha messo nero su bianco che gli accertamenti erano arrivati al capolinea, stringendo i tempi in vista del processo, una parte degli indagati ha chiesto di tornare al faccia a faccia con gli inquirenti. 18 le persone rimaste coinvolte, alla fine degli accertamenti della Squadra Mobile di Messina e del Commissariato di Barcellona, tre in più rispetto alle 15 inizialmente coinvolte nella retata di gennaio.
I nuovi verbali
Esercitando quindi la facoltà che la legge concede agli indagati di essere interrogati, dopo la notifica dell’atto di chiusura delle indagini, qualcuno ha richiesto un nuovo confronto con i magistrati che conducono le indagini, ovvero i PM Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonella Fradà. Gli interrogatori sono già cominciati e agli atti della Dda c’è già un corposo verbale, che ora sarà esaminato per capire se si tratta di reali ammissioni di colpa o che aspetti spiegano, delle vicende al centro delle indagini. Altri confronti sono ancora in corso e soltanto alla fine di questa fase la Procura di Messina avrà un quadro della portata di queste nuove dichiarazioni.
Processo in vista
Il passaggio successivo sarà quello che si svolgerà davanti al giudice delle indagini preliminari e che vedrà il primo vero confronto tra pool di magistrati e collegio difensivo, composto dagli avvocati Tino Grasso, Pinuccio Calabrò, Massimo Alosi, Giuseppe Cicciari, Salvatore Silvestro, Giuseppe Lo Presti, Francesco Scattareggia, Tommaso Calderone, Vittorio Manes e Angelo Mangione.
L’indagine sulla gestione dei beni confiscati

E’ ancora presto, quindi, per capire che sviluppi prenderà questo nuovo lavoro di discovery della Procura di Messina sulle recenti attività del clan mafioso del Longano, sempre sotto la lente degli investigatori messinesi. Intanto, oltre ai 15 arresti dello scorso gennaio, l’inchiesta della Squadra Mobile, diretta dal vice Questore Vittorio La Torre, ha consentito alla Dda di assicurare al 41 bis Salvatore Ofria, ad aprire scorso, e ottenere altri due nuovi sequestri per gli indagati, la scorsa estate.
( in foto a lato, il Pm Massara e il vice Questore La Torre)
Il ruolo dell’amministratore giudiziario e il nuovo pentito
In particolare sono stati posti i sigilli anche a parte del patrimonio di Salvatore Virgilitto, il commercialista catanese a cui era stata affidata la custodia dei beni della famiglia, nel decennio scorso, ma che secondo la Procura aveva finito per mettersi al servizio degli Ofria. Tutto è venuto alla luce grazie alle cimici degli investigatori, alle intercettazioni telefoniche e ambientali e ai riscontri sulla documentazione prodotta negli anni. A confermare i sospetti degli inquirenti sono poi arrivate le dichiarazioni di uno dei più recenti pentiti barcellonesi, Marco Chiofalo, per anni stretto collaboratore degli Ofria.
(foto d’apertura i Pm Fradà e Monaco)

Ormai è chiaro che il Paese è in mano a mafiosi e affaristi senza scrupoli organizzati militarmente e la magistratura ha sempre di più le armi spuntate. Occorrerebbe utilizzare l’esercito a tutela di tutti.