Bimbo comprato a Castell'Umberto: 8 condanne

Bimbo comprato a Castell’Umberto: 8 condanne

Alessandra Serio

Bimbo comprato a Castell’Umberto: 8 condanne

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venerdì 14 Dicembre 2018 - 01:25
Giudiziaria

Si chiude con 8 condanne e 7 assoluzioni il processo scaturito dall’operazione Copil, l’inchiesta dei Carabinieri che ha svelato la vicenda di un bimbo “comprato” in Romania e spacciato per nato da una coppia di Castell’Umberto.

Il Tribunale, accogliendo soltanto in parte le richieste del PM Antonella Fradà, ha condannato a 6 anni e mezzi i coniugi Calogero e Lorella Conti Nibali, 4 anni ed 8 mesi per Bianca Capillo, assolti invece Ugo Ciampi, Nadia Gibbin,Maurizio Lucà, Pietro Sparacino e Sebastiano Russo; condanna a 4 anni e 7 mesi per Aldo Galati Rando, Silvana Genovese, Placido Villari e Vincenzo Nibali, 4 anni per Tindaro Calderone; assolti anche Franco Galati Rando e Vito Calianni.

L’Accusa aveva chiesto condanne per tutti – le più alte, 10 anni, per i coniugi Conti Nibali – per falsa attestazione ad un pubblico ufficiale sull’identità, falsità materiale, supposizione di stato, millantato credito, tentata estorsione (contestate a vario titolo).

L’indagine, condotta dagli uomini del Maggiore Ivan Boracchia, sfociarono in 0 arresti nel maggio 2015. La coppia, la madre naturale del bimbo insieme al minore e alcuni degli “intermediari” erano stati fermati allo sbarco dei traghetti a Messina, di ritorno dalla Romania con quello che avrebbe dovuto diventare loro figlio legittimo, e per il quale avevano già ottenuto le false certificazioni che ne attestavano il parto mai avvenuto.

Le intercettazioni dei militari dell’Arma permisero di ricostruire tutti i retroscena e diversi mesi di trattative. La coppia Conti Nibali, da tempo trasferitati in Svizzera, aveva una figlia disabile e voleva un altro figlio. Dopo diversi aborti della donna, decisero di “adottare” un altro figlio, senza però attendere le lungaggini burocratiche e rivolgendosi a un “mercato parallelo”.

Hanno quindi contattato un gruppo di pregiudicati della vicina Tortorici, che in un primo momento in cambio di 30 mila euro aveva reperito un minore a Messina, convincendo una donna di Tremestieri a trasferirsi sui Nebrodi col figlio e la nuova famiglia. Ma qualcosa andò storto e la donna tornò a Messina con bimbo. A quel punto i tortoriciani puntarono alla Romania, dove venne individuato un bambino, quello che al momento degli arresti stava entrando in Italia con la madre e un altro fratellino,e per il quale la coppia aveva già ottenuto i falsi certificati al comune di Castell’Umberto.

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