Pd. Giacomo D’Arrigo apre il fronte anti-Starvaggi: «Deve dimettersi»

Pd. Giacomo D’Arrigo apre il fronte anti-Starvaggi: «Deve dimettersi»

Danila La Torre

Pd. Giacomo D’Arrigo apre il fronte anti-Starvaggi: «Deve dimettersi»

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lunedì 26 Novembre 2018 - 06:00

L’affondo dell’ex direttore dell’Agenzia Nazionale Giovani nasce da una serie di considerazioni, che ha deciso di rendere pubbliche per aprire un dibattito all’interno del partito in vista dei congresso regionale e nazionale

«Io non sono in linea con questa segreteria e lo dico senza ipocrisie. Il segretario Paolo Starvaggi deve valutare l’ipotesi di dimettersi». Non usa mezzi termini Giacomo D'Arrigo, esponente storico del partito democratico (renziano e da sempre vicino soprattutto all’ex ministro alle Infrastrutture Graziano De Rio), che apre di fatto un fronte anti-Stavaggi ad un anno di distanza dall' elezione del segretario provinciale del Pd.

L’affondo nasce da una serie di considerazioni che l’ex direttore dell’Agenzia Nazionale Giovani ha deciso di rendere pubbliche per aprire un dibattito all’interno del partito in vista del congresso regionale, in programma il 16 dicembre, e del congresso nazionale.

«Dobbiamo approfittare della finestra del congresso regionale per mettere un punto all’esperienza Starvaggi e ricominciare da zero per riconquistare la fiducia degli iscritti, dei simpatizzanti e dei cittadini. In questo momento non abbiamo alcuna credibilità. Dopo più di un anno, in assenza di risultati raggiunti e di qualsiasi iniziativa e attività, rimanere in silenzio significherebbe rimanere complici di una realtà disastrosa che è sotto gli occhi di tutti, fuori e dentro il Pd. La segreteria Starvaggi è stata un errore e proseguire significherebbe perpetrarlo». Parole forti quelle di Giacomo D’Arrigo, che elenca una lunga serie di motivazioni che oggi lo portano ad essere in opposizione all’attuale segreteria provinciale rappresentata da Paolo Starvaggi, eletto nell’ottobre 2017 all’unanimità.

«In questo anno, abbiamo perso tre elezioni: le regionali, le nazionali e le amministrative e non si è mai fatta un’ analisi delle sconfitte; non si è mai svolto il congresso cittadino, e parliamo di una città metropolitana che non ha organi di partito; non è stata mai discussa la posizione ufficiale del Pd né a Milazzo, primo comune amministrato dal Pd in provincia di Messina che ha visto il suo sindaco subire una mozione di sfiducia e che ancora oggi naviga verso il baratro, né nei comuni dove abbiamo pezzi di Pd in maggioranza e pezzi in minoranza; manca una posizione ufficiale del partito democratico sulla vicenda della Valle del Mela e raffineria, e non vorrei ci fossero interessi da coprire; gli organismi provinciali non sono mai stati completati e non formalizzati; l’ esecutivo provinciale non è mai stato formalizzato in direzione né sono stati costituiti il comitato di tesoreria ed il comitato di verifica degli iscritti; sono stati promessi e mai realizzati gli incontri zonali; vi è una totale assenza del Pd nei territori e nel rapporto con gli amministratori: gli unici momenti di incontro sono state le due feste Pd a Raccuja e S.Teresa, realizzate solo grazie all’ impegno e alla passione di militanti e totalmente snobbate, se non per portare solo saluti di apertura; la gestione della sede provinciale è di fatto chiusa a giovani e non che nei mesi scorsi l’hanno animata».

C’è anche il “caso” Messina nell’analisi di Giacomo D’Arrigo. Solo qualche giorno fa erano stati sei consiglieri comunali, sui nove eletti in Consiglio, a prendere le distanze dalle dichiarazioni di Starvaggi in merito al “salvaMessina” (VEDI QUI), ma l’ex direttore dell’Agenzia Nazionale Giovani va oltre il caso specifico e afferma: «Emerge la totale assenza di linea politica chiara rispetto all’amministrazione De Luca, con i consiglieri che svolgono il loro lavoro in condizione difficilissime senza la certezza di avere un partito alle spalle. Non può bastare un comunicato ogni sei mesi, che sembra tanto il telegramma che gli emigrati in Australia nandavano per far sapere che erano ancora in vita».

Alla luce delle considerazioni esposte, D’Arrigo è certo che l’unanimità che ha portato all’elezione di Paolo Starvaggi non esiste più e conclude ribadendo la necessità delle sue dimissioni: «Per inadempienza e inattività sono venute meno tutte le condizioni che hanno portato all'unanimità della sua indicazione. Si sfrutti l’occasione dei congressi regionale e nazionale per coinvolgere i cittadini dal basso, anche su scala provinciale. La gente vuole partecipare e non è nascondendosi dietro cavilli e regolamenti che si fa politica».

Danila La Torre

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