«Ho 16 anni, vivo nell'ex scuola di Catarratti. Le nostre vite derise e umiliate»

«Ho 16 anni, vivo nell’ex scuola di Catarratti. Le nostre vite derise e umiliate»

Francesca Stornante

«Ho 16 anni, vivo nell’ex scuola di Catarratti. Le nostre vite derise e umiliate»

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mercoledì 10 Giugno 2020 - 07:15

«Una scuola non è una casa». L'amaro racconto di una 16enne che si fa portavoce dei 18 minori che vivono a Catarratti. Storie di grave emergenza casa

Parole pesanti come macigni. Parole che arrivano da una giovanissima ragazza di 16 anni che decide di prendere carta e penna e di scrivere per chiedere ascolto. Senza pietismi, senza clamori. Cita la Costituzione Italiana e la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. A soli 16 anni ha sentito l’esigenza di farsi portavoce di un gruppo di minori, tra cui anche tanti bambini. Li accomuna il tetto che hanno sulla testa. Che non è quello di una vera casa, ma dell’ex scuola di Catarratti. A 16 anni ha già imparato che cosa sono le difficoltà economiche, la sofferenza, la disperazione di non avere nulla. Ma ha anche imparato che ci sono dei diritti che non dovrebbero mai essere calpestati e ignorati.

In questi giorni in città l’allarme di una movida incontrollata che ha coinvolto una tredicenne finita in ospedale per troppo alcol ha spinto a riflettere proprio su cosa fare per le giovanissime generazioni di questa città. Nel frattempo però ci sono anche loro. Bambini e adolescenti che vivono in vecchie scuole fatiscenti, in mezzo a sporcizia e degrado. Lei sta crescendo, lo fa anche per chi ancora non si rende conto che quella non è una vita dignitosa. Il volto più triste di quella che chiamiamo “emergenza abitativa” o “emergenza casa”. Parole pesanti come macigini. In una lettera indirizzata al sindaco Cateno De Luca.

«Sono una minore, uno dei 18 all’interno di questa struttura in cui viviamo da due anni, ovvero da quando la giunta comunale precedente ha deciso di depositarci in una ex scuola “temporaneamente”. Prima di spostarci qui, ci trovavamo in un’altra struttura, dove siamo entrati per disperazione insieme ai nostri genitori. Però ancora oggi, si sente in giro di persone che non comprendono la situazione, che credono sia solo un modo per passare sotto i riflettori. Il mio appello oggi, va a loro e al sindaco e a tutte le istituzioni.

Dove sono andati a finire l’articolo 3 della nostra Costituzione Italiana, che garantisce a tutti i cittadini equi diritti civili e politici, e l’articolo 25 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che garantisce il diritto alla casa? È dignitoso vivere in una struttura che sta cadendo a pezzi? Nella stessa dove abbiamo topi ed altri animali disgustosi come le scolopendre? É onesto per voi, far vivere delle famiglie in una situazione di tale disagio? Dove il guasto elettrico minaccia un incendio improvviso dall’oggi al domani?

Ho 16 anni e oggi sono portavoce di 17 minori che non hanno ancora l’età per riflettere bene sulla situazione. Sono gli stessi minori che però hanno applaudito al sindaco e che lo considerano un “eroe”. Non sono pratica in materia, non posso capire quanto siano lunghi i tempi burocratici, ma mentre vi occupate di burocrazia, la vita di questi minori, me compresa, viene calpestata, derisa, umiliata. 

Perché una scuola, soprattutto quella così malandata, non è una casa. Ma soprattutto, noi non siamo oggetti».

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