Il caso Cospito e i regimi speciali, da Unime il monito a rispettare la Costituzione

Il caso Cospito e i regimi speciali, da Unime il monito a rispettare la Costituzione

Alessandra Serio

Il caso Cospito e i regimi speciali, da Unime il monito a rispettare la Costituzione

Tag:

domenica 12 Febbraio 2023 - 08:45

Interessante dibattito all'Università su ergastolo ostativo, 41 bis e Costituzione, promosso dal Cospecs

MESSINA – Il caso Cospito acuisce le polemiche sull’ergastolo ostativo e riaccende il dibattito sui regimi speciali. UniMe non si fa trovare impreparata e si inserisce nel dibattito con una interessante giornata di studi che affronta il tema sotto tutti gli aspetti. E, tirate le somme, ribadisce il monìto a non dimenticare che l’obiettivo primario deve essere quello di rispettare i principi posti dalla nostra Costituzione, che nel caso dei nostri regimi detentivi è quello della funzione rieducativa della pena. Un’iniziativa che si deve al Cospecs, dipartimento di Scienze cognitive, psicologiche, pedagogiche e degli studi culturali.

A curare l’introduzione è stato il professor Pietro Saitta, docente proprio del dipartimento e promotore dell’incontro, mentre Lucia Risicato, docente di diritto penale, ha introdotto il tema dell’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo. Sono poi entrati nel vivo del profilo politico del problema l’assegnista di ricerca Giulia Colavecchio, con l’intervento sulla (non tanto) sottile linea tra detenzione e tortura e l’avvocato Carmelo Picciotto, che ha fatto una panoramica sui risvolti applicativi delle norme, denunciando la sempre maggiore erosione delle garanzie processuali, nella pratica quotidiana del diritto.

Il “nemico”: dagli ebrei all’anarchico

L’ergastolo ostativo, spiega Saitta, e l’ampliamento dei regimi di detenzione speciale ai reati politici, pongono un tema interessante di là del caso Cospito in sé. Oggi il “nemico” sociale è l’anarchico, osserva il docente, come prima lo era il clandestino. E a proposito del clandestino gli ha fatto eco la professoressa Risicato, ricordando che in un dato momento storico era stata introdotta l’aggravante della clandestinità, poi cancellata.

ln un passato ancor più lontano lo sono stati le minoranze religiose, le streghe, gli ebrei. Un filo rosso che attraversa i secoli ma che vede immutato l’irrisolto problema della necessità, per un corpo sociale, una nazione, di crearsi il “nemico” intorno al quale compattarsi, il “mostro” di lombrosiana memoria.

Siamo fuori dallo stato di diritto?

C’è un ma, però, ricorda Lucia Risicato. Il nostro stato di diritto, la nostra Costituzione, ha posto un principio innovativo che porta lontano, rispetto a quello spirito essenzialmente punitivo. Ma oggi, si chiede la docente, siamo ancora nello stato di diritto? Perché il 41 bis, i regimi detentivi eccezionali, nati per fronteggiare emergenze, sono diventati baluardi dello stato di diritto, quando in realtà sono incompatibili con l’art 3 della costituzione. La Corte Europea è stata chiara, la Corte costituzionale ha detto cose fondamentali, con una sentenza pur “salomonica”: l’ergastolo ostativo è possibile sì ma se non ergastolo, ovvero se consente di accedere alla liberazione condizionale dopo aver espiato la pena. Perché a nessuno può esser negata la speranza di tentare di recuperare la propria libertà.

La docente ha citato la nota sentenza “Viola contro Italia” che ha posto alcuni paletti, ritornando sul principio che la dignità non si acquista per merito né si perde per demerito, fa parte del diritto umano, ha ribadito la professoressa citando le lezioni del costituzionalista Silvestri. Il quadro di tutela delle garanzie oggi è profondamente carente, ed è per questo che l’Ue richiama a rivedere l’ergastolo ostativo.

“Visto che né Parlamento né Governo sono stati in grado di liberarci di questo retaggio culturale imbarazzante e ingombrante – dice Risicato – speriamo nel prossimo intervento della Corte Costituzionale”.

Il 41 bis tortura di Stato

E’ davvero così lontano il 41 bis dalla tortura? Il tema della tortura non è superato, non dobbiamo darlo per scontato – spiega Giulia Colavecchio – e oggi si tenta di giustificarlo strumentalizzando il dibattito sugli attentati. I dossier sull’applicazione in concreto di questo regime, però, mostrano tutte le storture: le formule stereotipate a sostegno dei provvedimenti applicativi, il fatto che l’applicazione è sottratta ai giudici e rimessa al potere discrezionale governativo (lo applica il Ministro della Giustizia).

Il sistema che crea il nemico

L’avvocato Picciotto, partendo dalla pratica quotidiana del diritto, è andato anche oltre: l’attuale normativa non soltanto viola i principi dello stato di diritto, non soltanto non realizza l’obiettivo della funzione rieducativa della pena, ma addirittura crea il nemico. Si pensi per esempio all’assuntore di stupefacenti che entra nel circuito penale e detentivo, o al riproporsi del caso degli anarchici, anche a Messina.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED