Il messinese che porta tutti a Parigi

Il messinese che porta tutti a Parigi

Pierluigi Siclari

Il messinese che porta tutti a Parigi

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martedì 18 Febbraio 2020 - 07:55

Luigi La Rosa, giornalista, scrittore e docente di scrittura creativa, torna a raccontare Parigi con L’uomo senza inverno, che sarà a breve in libreria edito da Piemme. Del resto, la scoperta della capitale francese ha davvero cambiato la vita, e la produzione letteraria, dello scrittore siciliano classe ’74.

Il colpo di fulmine circa dieci anni. Luigi La Rosa, che in precedenza aveva già visitato Parigi, ma frettolosamente, decide di tornarci con ben altro stato d’animo. Appassionato di storia dell’arte, e delle biografie di artisti e letterati, l’autore non poteva trovare migliore fonte d’ispirazione della città che, come scrisse Enrique Vila-Matas, non finisce mai.

Con Solo a Parigi e non altrove – una guida sentimentaleQuel nome è amore – itinerari d’artista a Parigi Luigi La Rosa ha portato migliaia di lettori nella magica atmosfera della Belle Epoque e dei suoi protagonisti.

La storia di Gustave Caillebotte

L’uomo senza inverno si concentra sul pittore Gustave Caillebotte. “Si tratta di una biografia romanzata ci spiega Luigi La Rosa. “In cui la realtà storica si mischia con l’immaginazione. Ci tengo a sottolinearlo, come del resto faccio anche in apertura del libro. Il rischio dei romanzi storici è che il lettore creda sia tutto vero. Per l’autore è una responsabilità, e ritengo doveroso spiegare chiaramente che tipo di opera si sta presentando”.

Parigi - copertina "l'uomo senza inverno"

Per gli studi necessari alla ricostruzione storica, Luigi La Rosa ha impiegato sette anni. “Naturalmente parliamo di un periodo così lungo perché nel frattempo ho scritto altro e lavorato con i laboratori, però la ricerca è stata davvero impegnativa. Ho visitato i luoghi in cui Caillebotte è vissuto, e studiato numerosi testi. Quasi tutti in francese, e se non vivessi sette, otto mesi all’anno a Parigi non avrei potuto accedervi”.

“Nella struttura del libro ho dovuto intrecciare tre linee direttrici. La prima è la griglia della vita familiare di Caillebbotte; la seconda è la storia della seconda metà dell’Ottocento, quindi la guerra franco-prussiana, l’esperienza della Comune e tutti i cambiamenti che hanno rivoluzionato Parigi; infine la storia dell’Impressionismo, piena di innovazioni sconcertanti e litigi clamorosi”.

Un uomo avvolto dal mistero

Naturalmente un appassionato di storia dell’arte sarà particolarmente incuriosito dal romanzo, ma non è necessario essere esperti del settore per apprezzare L’uomo senza inverno. Il lettore si troverà davanti diversi misteri. Uno riguarda da sempre la presunta omosessualità di Caillebotte, sostenuta da molti biografi, anche se non vi sono prove certe di una sua relazione con un altro uomo. Quel che sappiamo è che pur sfidando la propria famiglia per vivere insieme alla compagna Charlotte, e pur lasciando a questa una fortuna tale da renderla ricca, non volle mai sposarla”.

I piallatori di parquet, una delle opere più famose di Caillebotte

“Un altro mistero riguarda il perché Caillebotte decise di trascorrere i suoi ultimi anni in campagna, lontano da Parigi, quasi smettendo di dipingere e concentrandosi sullo sport. L’artista fu un grande appassionato di regate, prima come atleta di successo, poi come disegnatore di imbarcazioni”.

Differenze e continuità con le opere precedenti

L’uomo senza inverno è molto diverso dai due libri precedenti spiega Luigi La Rosa. “Questo è un romanzo puro, mentre gli altri erano opere di metanarrativa. Lì il passato si mischiava con il presente, io stesso comparivo come personaggio, e le opere potevano essere lette in diversi modi: come racconti, come brevi saggi, come consigli di viaggio”.

“In questo romanzo, invece, non ci spostiamo mai dal periodo in cui visse Caillebotte, e la narrazione procede in terza persona fino alla sorpresa finale. Ci sono però elementi in comune che tornano nella mia scrittura: Parigi come protagonista, naturalmente; il rapporto tra l’arte e la vita, in quanto sono sempre affascinato dai tormenti vissuti dai grandi artisti e cerco di approfondirli; infine, l’idea di una bellezza che comunque riesce a salvare. Potrebbe non sembrare così, perché gli artisti di cui racconto attraversano grandi sofferenze, e spesso muoiono giovani. L’uomo senza inverno, del resto, si rifà a un verso di Mallarmé che ricorda come non a tutti viene concesso di arrivare alla vecchiaia. Ma io penso che questi personaggi continuino a vivere attraverso i capolavori che ci hanno lasciato, e dunque l’immortalità delle loro opere riscatta in un certo senso i dolori patiti in vita”.

Il rapporto con Messina

Arrivato a Messina da adolescente per il lavoro del padre, Luigi La Rosa ha frequentato nella nostra città sia le superiori che l’università. Ho studiato al Verona Trento, una scelta un po’ strana vista la mia propensione per gli studi umanistici. Infatti, non mi sono trovato a mio agio con le materie scientifiche, e dopo il diploma di sono iscritto alla facoltà di lettere. In seguito mi sono spostato a Roma, ma sempre facendo la spola con Messina, cosa continuo a fare tutt’ora da Parigi, sia per ragioni familiari che per i laboratori di scrittura che ormai seguo da molti anni”. 

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