Il Reddito di cittadinanza ha spento la prima candelina. Funziona?

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Il Reddito di cittadinanza ha spento la prima candelina. Funziona?

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lunedì 09 Marzo 2020 - 08:00

La riflessione di Annamaria Raffa sulla misura adottata dal governo entrata in vigore il 6 marzo 2019

Da Annamaria Raffa riceviamo e pubblichiamo la seguente riflessione.

Il 06 marzo di questo mese, il contesissimo Reddito di cittadinanza ha compiuto un anno di età. Protagonista assoluto di dispute prima dell’avvento del corona virus, la controversa misura ci accompagna già da un anno.

Cosa è il Reddito di cittadinanza

Dal sito del governo ricaviamo la definizione secondo la quale Il reddito di cittadinanza è “una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale.(…)”; la misura quindi non prevede solo un’ elargizione economica, ma è anche una misura sociale perché presuppone da parte del soggetto beneficiario un…”impegno”. L’impegno può essere solo di tipo lavorativo tramite il Patto per il lavoro presso il Centro per l’impiego (impegnarsi nella ricerca attiva di un lavoro,) o anche di tipo sociale, mediante il Patto d’inclusione sociale presso il servizio sociale del Comune di appartenenza (il soggetto si impegna in un progetto personalizzato che rimuova le cause che lo hanno portato alla condizione marginalità sociale).

I Piani per la collettività

La misura prevede inoltre per tutti i beneficiari (tranne alcune condizioni di impossibilità), che essi si impegnino nei PUC, Piani utili alla collettività che “oltre a un obbligo, rappresentano un’occasione di inclusione e crescita (…): per i beneficiari, perché i progetti saranno strutturati in coerenza con le competenze professionali del beneficiario (…) emerse nel corso dei colloqui sostenuti presso il Centro per l’impiego o presso il Servizio sociale del Comune; per la collettività, perché i PUC dovranno essere individuati a partire dai bisogni e dalle esigenze della comunità locale(…).”

Il beneficio economico è quindi una parte di un più ampio processo d’aiuto, per cui l’individuo o il nucleo familiare viene coinvolto in un processo di cambiamento, affinchè vengano “risolte” eventuali situazioni critiche. La povertà economica rappresenta un immediato bisogno facilmente e oggettivamente rilevabile, riconoscibile dallo stesso utente che richiede l’accesso al beneficio; il beneficio economico rappresenta quindi una “leva” attraverso la quale far emergere situazioni di difficoltà, avviando un’evidenza di bisogno e individuando una presa in carico di situazioni che altrimenti, non sarebbero emerse.

E’ la strada giusta?

Questi ad oggi i fatti, per una misura che è in costante divenire e pertanto soggetta ad “aggiustamenti” continui; sicuramente esiste una tempistica non felicissima fra elargizione dei beneficio economico e ulteriori interventi, ma che di fatto, per chi lavora nel settore, rappresenta un’ autentica rivoluzione (sebbene in qualche misura preceduta dai cugini minori del SIA/REI). Rivoluzione che in Italia arriva un po’ tardiva, dato che l’Italia e la Grecia sono gli ultimi paesi dell’unione Europa ad attuare politiche di contrasto alla povertà come questa. Il sano dubbio che possa essere la strada giusta da percorre esiste, inefficace invece la perenne sindrome da guelfi e ghibellini a prescindere, per ideologia, per moralismo e passionalità con poca cognizione di causa, per cui non si capisce perchè ciò che funziona nel resto d’Europa non possa andare bene per l’Italia.

Io non essendo una studentessa prima, una professionista poi, particolarmente brillante, per superare i mei limiti guardo da chi fa diversamente, nel dubbio che possa fare meglio.

Di Annamaria Raffa

* https://www.redditodicittadinanza.gov.it/schede/dettaglio

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2 commenti

  1. Ha dato dignità a tante persone .Giusto che ci siano controlli per i furbetti .Una legge sacrosanta per chi aveva perso la dignità.

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    1. Esatto signor Antonio551, e’ proprio questo lo spirito della legge.

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