Il Rettore a donna Sarina: "Orgoglioso di un Ateneo vivo e vitale al tempo del Covid"

Il Rettore a donna Sarina: “Orgoglioso di un Ateneo vivo e vitale al tempo del Covid”

Rosaria Brancato

Il Rettore a donna Sarina: “Orgoglioso di un Ateneo vivo e vitale al tempo del Covid”

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giovedì 14 Maggio 2020 - 07:55

Dai "magnifici 50" al gel igienizzante, dagli psicologi agli studenti di Troina, due mesi e mezzo di Università nella frontiera del Covid

Io lo so cosa vuol dire quando il posto in più in rianimazione fa la differenza tra la vita e la morte. L’ho vissuto sulla mia pelle. Per questo in quel video fatto da casa, un video fatto da chi non ha mai fatto un video, ho parlato come sentivo di fare. Ho detto agli studenti che l’Università è al loro fianco e lo sarebbe stata per tutto il tempo. In quelle ore il Paese ci ha chiesto un ruolo sociale e noi abbiamo risposto: siamo pronti.”.

“L’Università c’è”

Da quel 9 marzo in cui il farmacologo Salvatore Cuzzocrea, il rettore, l’uomo, hanno parlato con un’unica voce, l’Università di Messina ha fatto quel che ci aspetta da un’istituzione che è il termometro di una comunità: è scesa nel territorio. Ha spalancato le finestre virtuali ed ha trasformato la ricerca in azione immediata, alimentandosi dell’esperienza del corpo accademico e dell’entusiasmo dei giovani ricercatori, unendo competenza a soluzioni innovative. Ognuno ha fatto la sua parte.

Quell’immagine-simbolo

Vorrei essere intervistato da donna Sarina, non da Tempostretto, non mi piace un’intervista ufficiale, ingessata”, ha chiesto Cuzzocrea nei giorni scorsi. Così donna Sarina lo ha raggiunto al Rettorato e si è fatta offrire un caffè che lo stesso professore ha fatto con la macchinetta, di buon mattino, tra un impegno e un altro. A debita distanza. L’ultima immagine che avevo di lui è quella del 10 marzo, le prime 7 lauree on line. Un piccolo pezzo di storia perché nessuno avrebbe potuto immaginare un fatto simile. L’emozione dei 7 giovani a casa e del Rettore e dei docenti on line era tangibile. Ci sono immagini che diventano simbolo di un periodo, e quegli sguardi lo sono. Così come il tricolore che ha illuminato l’Ateneo il 25 aprilecon il giardiniere abbiamo avuto qualche problema per trovare non solo la vernice ma quei colori…..”.

I primi a capire

Così tra un caffè e un controllo al telefono, Salvatore Cuzzocrea ci racconta di questi due mesi e mezzo, iniziati anche prima, quando il 25 febbraio, unico tra i Rettori, annunciò la sospensione delle lezioni fino al 9 marzo. Scoppiarono le polemiche. Poi però il 4 marzo arrivò lo stop in tutta Italia. “Da farmacologo avevo intuito cosa stava accadendo, leggevo come avevano agito a Wuhan”.

Cosa possiamo fare per Messina?

Da marzo a maggio ogni cosa è stata frutto di proposte che nascevano osservando gli eventi, ponendosi domande, la prima delle quali è stata: come possiamo svolgere il nostro ruolo per Messina? Dallo straordinario lavoro di tutti i docenti al servizio psicologico che oggi è esteso ad anziani, bambini, operatori sanitari, dal gel igienizzante ai video realizzati dagli studenti, dalla grande prova di “resistenza” del Policlinico alle forme di solidarietà e presenza sul territorio.

Il rettore Cuzzocrea

Orgoglioso di questo Ateneo

Ho tanti grazie da dire e non saprei da dove cominciare. Sono orgoglioso del mondo accademico, degli studenti. Dei messinesi. Se Messina ha reagito in questo modo sotto il profilo dei contagi è stato perché i messinesi sono stati straordinari ed hanno rispettato le regole. Adesso dobbiamo pensare al futuro, che è oggi”.

I “magnifici 50”

I primi che Cuzzocrea vuol ringraziare sono i “magnifici 50”, ovvero le 50 persone (per lo più area tecnica e informatica) che ha riunito nell’Aula Magna ed ai quali ha detto: “Abbiamo una settimana di tempo per trasformare la didattica in teledidattica. Non dobbiamo lasciare soli gli studenti”. E i 50, coordinati da Giuseppe Mannino ci sono riusciti. Per la verità il regolamento per lo smart working è stato varato due anni fa, ma la pandemia ha reso immediati i cambiamenti richiesti. “Sono stati bravissimi, oggi siamo in grado di fare tutto on line. L’obiettivo è arrivare a ridurre la presenza del personale al 15-20%. Gli studenti non dovranno più fare file, andare in segreteria”.

Il gel igienizzante

Ma in quelle prime notti ed in quei primi giorni della quarantena si è lavorato su tutti i fronti. In due mesi e mezzo l’Ateneo è uscito per strada, unendo ricerca e azione. La domanda è stata: come possiamo essere utili noi che siamo il cuore della ricerca? E’ così che ad inizio marzo è iniziata la produzione di gel igienizzante nei laboratori dell’Ateneo. Oggi la produzione è di 300 litri al giorno, destinati non solo a forze dell’ordine ed istituzioni, ma a parrocchie, associazioni di volontariato. Si è creata una rete che ha visto insieme Nibali e la Brigata Aosta, ricercatori e borsisti, professori e medici.

La maschera, il Cerip

L’idea della trasformazione della maschera da snorkeling è nata di sera “E’ stata mia moglie, alle 23.30 che ha visto in rete l’idea di questo ragazzo di Milano. All’una e mezzo di notte già avevamo il contatto con lui ed i disegni del progetto. La mattina al Policlinico c’era già chi ha fatto la prova e mi mandava il video. Man mano che passavano le ore si è cercato di capire cosa mancava, come reperire alcuni elementi. I giovani ricercatori sono stati fondamentali. La cosa che più mi ha colpito è stato che all’una e mezzo di notte  il mio collega ha risposto. Ed in due mesi è stato sempre così. Il gruppo dei 50 finiva alle due di notte di lavorare ed alle 6 del mattino eravamo di nuovo al telefono. Per la maschera decathlon ad esempio ci siamo accorti che mancavano i respiratori adatti, così ci siamo messi in contatto con l’Università di Bologna che nel frattempo stava lavorando su progetti simili con un doppio respiratore. Ma lo stesso vale per il Cerip. Mi hanno chiamato gli psicologi che seguivano il servizio per gli studenti e mi hanno chiesto: possiamo fare qualcosa anche per i bambini?”. Oggi, due mesi e mezzo dopo, il Cerip dà un servizio anche per gli operatori dell’emergenza, per i bambini che si sono ritrovati “intrappolati” in qualcosa che non comprendono, per gli anziani che troppo spesso sono soli e fragili. Ed il gruppo di lavoro si è ampliato con psicologi dell’Asp, privati, volontari.

La catena delle idee

 “Un’idea diventava madre di un’altra idea. C’erano gli infermieri, i medici pendolari che avevano timori a rientrare a casa e mettere a repentaglio la salute di figli, coniugi, genitori. Ebbene ne ospitiamo 40 a Villa Amelia. C’erano 40 studenti vietnamiti rimasti nei nostri alloggi per la quarantena. Bene, insieme all’Ersu abbiamo fatto sì che avessero tutto ciò che era necessario, pasti compresi. Ed oggi l’ambasciatore Vietnamita per ringraziarci ha fatto una donazione di mascherine. I nostri studenti impegnati negli scavi a Troina hanno realizzato un video per una comunità che ha affrontato con coraggio un momento durissimo. O ancora la biblioteca dell’Ateneo disponibile on line per gli studenti. E potrei continuare…..”.

Il Policlinico Hub per il covid

Un discorso a parte riguarda il Policlinico Universitario che non soltanto ha retto l’urto dell’emergenza sanitaria ma che è diventato la “regia” di tutta la macchina Covid. Tutta Italia guardava il Sud pensando che in caso di tsunami avremmo ceduto, invece abbiamo mostrato un volto ben diverso. L’altra faccia di una medaglia che ha visto cittadini responsabili.

Investire su uomini ed eccellenze

Ero preoccupato come tutti perché 20 anni di tagli alla sanità hanno causato danni gravissimi. Ma ero fiducioso perché conosco i miei colleghi. Dobbiamo dire grazie al direttore generale La Ganga non solo per le sue indiscusse capacità manageriali, ma anche umane. Lui e tutto il suo staff hanno avuto la capacità e il coraggio di trasformare il Policlinico in presidio Covid. Non è passata sera in cui io non mi sentissi con il dottor Nunnari o con il dottore Mancuso. Dobbiamo partire da qui, da queste eccellenze, perché non si muore solo di Covid, ma adesso si deve investire. Non mi riferisco solo ai posti letto. Se hai 300 posti di rianimazione ma non hai medici, infermieri, ricercatori, non cambia nulla. Servono investimenti in tecnologie, ricerca, scuole di specializzazione, dottorati. Si deve investire sugli uomini. Siamo stati bravi ad isolare i focolai ma ancor di più lo sono stati i messinesi che hanno capito l’importanza delle regole per salvare le vite”.

La telemedicina

Cuzzocrea racconta del caso di un uomo che aveva avuto un trapianto ma che non poteva essere ospedalizzato per evitare rischi. E’ stato seguito con la telemedicina da casa, consegnandogli un apparecchio che 4 volte al giorno trasmetteva automaticamente i dati delle misurazioni direttamente ai medici dello staff. E’ andato tutto bene e lui e tutta la famiglia sono risultati negativi al covid. Non a caso si sta iniziando a pensare a progetti di telemedicina proprio per il coronavirus. Gli incontri virtuali tra Rettori siciliani sono stati settimanali ed a fine mese ci sarà la Conferenza nazionale dei Rettori per valutare le prossime tappe.

Sognando il 20 luglio…..

Voglio un’università aperta, le aule piene di studenti, i laboratori. Nel contempo deve esserci la possibilità di utilizzare le tecnologie. Basta file in segreteria, negli uffici. Basta documenti e carta su carta. Il personale ha capito che non deve essere valutato per quante ore timbra il cartellino ma per il valore del suo lavoro. Nelle prossime settimane sarà fatta una valutazione scientifica dei dati della pandemia in Italia e sarà fondamentale per il futuro. Io ho un sogno. La data del 20 luglio, quella della cerimonia di consegna delle Lauree al teatro greco di Taormina non l’ho cancellata. Voglio capire cosa si potrà fare in altre città, se ci sarà la possibilità di un evento all’aperto. Questa emozione, questa gioia non voglio negarla. Non ho cancellato la data del 20 luglio……..”

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