Enzo Iacchetti: “Giorgio Gaber, la crisi e il mondo di ieri”

Enzo Iacchetti: “Giorgio Gaber, la crisi e il mondo di ieri”

Domenico Colosi

Enzo Iacchetti: “Giorgio Gaber, la crisi e il mondo di ieri”

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giovedì 23 Aprile 2015 - 13:14

Il popolare volto di “Striscia la Notizia” giunge a Messina con il fortunato “Chiedo scusa al Signor Gaber” (stasera il debutto alle ore 21): “Orgoglioso di andare in scena durante le celebrazioni per il trentennale della riapertura del Teatro Vittorio Emanuele”.

Realizzato inizialmente come un progetto intimo per rendere omaggio ad una delle figure centrali della canzone d’autore italiana del novecento, “Chiedo scusa al signor Gaber” di Enzo Iacchetti giunge a Messina dopo più di centoventi repliche nei teatri di tutta Italia con un generale apprezzamento di pubblico per le doti vocali e narrative del popolare anchorman del Tg satirico “Striscia la Notizia”. In scena al Teatro Vittorio Emanuele da stasera fino a domenica 26, lo spettacolo si propone come un’opera aperta tra passato e presente con le canzoni e gli aneddoti legati alla vita del Signor G come filo conduttore delle trasformazioni italiane dal secondo dopoguerra agli anni del berlusconismo.

Che effetto le fa tornare a Messina con un lavoro così personale?

Lo considero un privilegio, avrò a disposizione un’orchestra di quaranta elementi oltre al mio tradizionale quartetto d’accompagnamento. Il mio spettacolo, tra l’altro, coincide con le celebrazioni del trentennale della riapertura del Teatro Vittorio Emanuele, un motivo d’orgoglio e di tensione in più in vista del debutto.

Attraversare tutta l’Italia con uno spettacolo teatrale aiuta a sviluppare una migliore programmazione televisiva?

Televisione e teatro sono due mondi che non riescono a comunicare, e non per colpa del teatro. Sono due discipline completamente diverse: quando lavoro per la televisione sono cosciente di parlare “dentro” una macchina con un pubblico a casa; il teatro non ti permette di tagliare, cancellare e rifare una scena in ogni momento.

Giorgio Gaber era un artista abile nel far crescere attorno a sé una nuova generazione di talenti, un esercizio di generosità forse scomparso negli ultimi decenni dal mondo dello spettacolo.

Un tempo i grandi artisti imponevano sempre la presenza di un allievo. Quando ero più giovane aprivo gli spettacoli de “I Gatti di Vicolo Miracoli” (i Beatles della comicità in quel periodo) che richiedevano espressamente la mia presenza agli impresari. Con queste modalità è stato promosso negli anni un numero considerevole di talenti; adesso sembra essersi imposto solo un egoismo dilagante, nessuno si sognerebbe di replicare un simile meccanismo.

Le ragioni sono di natura economica o si procede in questa direzione soprattutto per una generale mancanza di idee?

La crisi ha modificato molte cose e gli impresari cercano di ottenere sempre il maggior utile possibile. Ormai ci si ruba la giacca, un’immagine dura ma che rende l’idea del periodo che stiamo vivendo.

Domenico Colosi

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