Ecco le cause del lungo stop dell'inverno sull'intero continente

Ecco le cause del lungo stop dell’inverno sull’intero continente

Ecco le cause del lungo stop dell’inverno sull’intero continente

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lunedì 08 Gennaio 2018 - 06:20

Le masse d'aria molto fredde continueranno a latitare non solo sul Mediterraneo, ma su gran parte d'Europa a seguito dell'intenso raffreddamento in atto fra il continente nord americano e l'est della Siberia. Ecco cosa ci aspetterà nelle prossime settimane

Dopo un mese di dicembre particolarmente dinamico, caratterizzato da continui “scambi meridiani” (scambi di calore fra tropici e polo) e ondate di freddo che a più riprese hanno interessato pure il nostro paese, regalando pure delle nevicate fino a bassissima quota, il nuovo anno si apre all’insegna di un nuovo impianto circolatorio dominato dalle più miti correnti atlantiche. L’assetto della circolazione generale emisferica continua a rimanere invariato, presentando elevate velocità zonali sopra i 50° di latitudine nord, con ulteriori accelerazioni del flusso perturbato principale, fra l’Atlantico settentrionale e la Scandinavia. Questo tipo di assetto della circolazione atmosferica, purtroppo, continuerà ad inibire l’affondo di consistenti ondate di freddo verso le latitudini mediterranee. Senza un cambio di pattern atmosferico il freddo, quello vero, continuerà a faticare per raggiungere le basse latitudini, in seno a configurazioni di blocco capaci di “meridianizzare” la circolazione a tutte le quote della troposfera.

La presenza, lungo le latitudini artiche, di un vortice polare così strutturato, con elevati valori di vorticità positiva in quota, di solito mantiene l’aria molto fredda, di origine artica, a ridosso del mar Glaciale Artico, favorendo un continuo raffreddamento di tutta la zona artica e delle regioni polari e sub-polari (sopra i 60° nord di latitudine), dove le temperature scivolano abbondantemente sotto la soglia dei +0°C, arrivando a toccare valori di -20°C -30°C a bassa quota. Le aree più fredde, al momento, sono quelle che comprendono il Canada orientale e le lande della Siberia orientale, dove si registrano temperature davvero glaciali, sotto i -50°C -52°C nel nord della Jacuzia (peraltro nel periodo del minimo termico annuo che nelle terre emerse dell’Eurasia si raggiunge proprio nell’ultima decade di dicembre e prima di gennaio). Tale raffreddamento dell’Artico, in particolare nel settore orientale canadese, a sua volta, tende a rafforzare il “gradiente di geopotenziale” ed il “gradiente termico orizzontale” fra le latitudini artiche e quelle temperate, producendo una notevole accelerata del flusso zonale (venti occidentali) tra le medie ed alte latitudini, fra Asia orientale, nord Pacifico, nord America, Europa e Asia centro-settentrionale. Il forte “gradiente termico” che si viene a realizzare tende a rinforzare notevolmente il ramo principale del “getto polare” (corrente a getto) che si dipana per l’intero emisfero (attorno i 50° nord), con potenti “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto polare” in quota), fra l’estremo oriente russo, gli States, il nord Atlantico e l’Europa, che taglieranno le spinte meridiane degli anticicloni oceanici, presenti fra il Pacifico settentrionale e il nord Atlantico.

Inoltre anche nelle prossime settimane si assisterà ad una presenza piuttosto invasiva dell’anomalia negativa di geopotenziale in quota sull’area canadese, che oltre a favorire l’affondo di significative ondate di freddo fra il Canada centro-orientale e il nord-est degli USA, recentemente interessati da una intensa ondata di gelo che ha spinto i termometri su valori sotto i -25°C -30°C, produrrà un inevitabile rinvigorimento del flusso zonale sull’Atlantico settentrionale, con la conseguente rigenerazione di nuovi forti “Jet Streaks” che dal nord-est degli States e dal Canada orientale si propagheranno fino alle porte dell’Europa, con velocità ragguardevoli nell’alta troposfera (punte di oltre 300 km/h sopra i 9000 metri). La presenza di un “getto polare” piuttosto intenso nell’alta troposfera impedirà la costruzione di ampi flussi meridiani (scambi di calore fra polo e tropici), inibendo in tal modo l’afflusso verso latitudini più meridionali delle masse d’aria, molto fredde e pesanti, presenti sopra il mar Glaciale Artico, e la stazionarietà di congeniali configurazioni bariche. Quest’ultime permarranno in loco, colmando la struttura del vortice polare troposferico che presenterà una buona forma in sede polare, almeno fino a buona parte del mese di gennaio. Inoltre, a differenza dello scorso inverno, quest’anno si nota la mancanza di un significativo raffreddamento del comparto siberiano centro-occidentale, il vero “serbatoio gelido” per le grandi ondate di freddo che nel periodo invernale investono il vecchio continente. L’Europa potrebbe risultare penalizzata pure dal “lobo siberiano” del vortice polare che sembra più proiettato a distendere i propri elementi in direzione della Siberia centro-orientale, sotto forma di un profondo e vasto ciclone extratropicale alimentato da masse d’aria molto fredde a tutte le quote, e da minimi di geopotenziale molto bassi in quota che potrebbero originare intense ondate di freddo dirette verso il nord della Cina, la penisola di Corea e il Giappone.

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