La Comunità Nuovi Orizzonti: "La povertà non si cancella con le ordinanze"

La Comunità Nuovi Orizzonti: “La povertà non si cancella con le ordinanze”

Redazione

La Comunità Nuovi Orizzonti: “La povertà non si cancella con le ordinanze”

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venerdì 26 Luglio 2019 - 08:01

Ennesimo attacco all'ordinanza del sindaco De Luca

MESSINA – “Serve un cuore grande per accogliere questo tipo di fragilità. Senza cuore i problemi non si affrontano e non si risolvono. Non si risolvono a tavolino e neanche con le ordinanze. Ma rimboccandosi le maniche e mettendosi in gioco di persona, con un’attenzione delicata a coloro che hanno bisogno”.

La Comunità Nuovi Orizzonti di Messina riprende le parole del vescovo di Como per rivolgersi a tutte le comunità cristiane e a tutti gli uomini costruttori di pace per riconsiderare la questione elemosina, cercando di capire, insieme, cosa si può fare.

Poi le parole di un altro vescovo, quello di Terni, riferendosi però ai nostri concittadini messinesi, che “hanno sempre praticato accoglienza e ospitalità. Non comprendiamo le ragioni di tanto repentino rinchiudersi in un fortino di disposizioni, che non risolveranno i problemi delle persone, non procureranno la sicurezza auspicata, ma ulteriore incertezza e la mortificazione dell’umanità, altrui e propria. Se dietro certe forme di accattonaggio si ritiene vi siano organizzazioni criminali, forse sono queste che dovrebbero essere perseguite”.

“Con le ordinanze non si cancella la miseria o la povertà – dicono i rappresentanti della comunità -. Sono queste ordinanze che pongono fuori dalle regole chi cerca aiuto: come dice San Paolo la carità non avrà mai fine e la comunità cristiana deve impegnarsi per non far mancare assistenza e vicinanza a nessuno, in particolare a coloro che più di altri mostrano di essere effettivamente in situazione di bisogno. Tutti gli uomini di pace ripartano dalle parole di questi Vescovi, che devono farci riflettere, scuoterci dal torpore e dalla presunta “paura dell’altro” che sembra stia prevalendo sulla carità e l’accoglienza”.

“Non giustifichiamo le asserite necessità della politica in un’epoca in cui le dichiarazioni “forti” raccolgono più consenso, almeno nell’immediato. Siamo coscienti che oggi tanti sono i cittadini che si sentono protetti nei propri diritti da iniziative che mettono ai margini proprio i più deboli e gli indifesi, confinando la carità e l’accoglienza fuori dai confini della città”.

La comunità invita a riflettere: “E’ questa la città che vogliamo? E’ questa una città cristiana? Possiamo fare tutti di più per i poveri, gli immigrati e gli emarginati? Possiamo aprire le nostre case, le nostre sedi e le nostre parrocchie, accogliendo l’invito esplicito di papa Francesco? Consideriamo queste persone un fastidio o fratelli da amare ed aiutare? Preferiamo utilizzare i soldi pubblici per i fuochi d’artificio nelle processioni o per alleviare le sofferenze delle persone?”.

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