La giornata mondiale del #NoPhoneDay , ma nessuno vuol disconnettersi

La giornata mondiale del #NoPhoneDay , ma nessuno vuol disconnettersi

Chiara Cenini

La giornata mondiale del #NoPhoneDay , ma nessuno vuol disconnettersi

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martedì 05 Marzo 2019 - 09:46

Sabato è stata la giornata mondiale della "disconnessione volontaria", con scarso esito....

Vocabolario, scanner, contapassi, album fotografico di una vita forse un pò troppo Social. Svuotare la testa per un giorno, per combattere la dipendenza da cellulari ,che purtroppo sono diventati parte integrante della vita quotidiana, tanto da aver fatto sviluppare in molti vere e proprie forma d’ansia da mancanza del telefono, paura di essere tagliati fuori dalla vita social, controllare il proprio smartphone è un “intermezzo immancabile” in qualsiasi momento della giornata.

Restare senza cellulare sembra essere divenuto un inconveniente pari a quello di rimanere a piedi con l’automobile e sembra quasi la fine del mondo ,quando, accidentalmente si scarica la batteria o si dimentica il telefono a casa. Il 2 marzo si è celebrata la giornata del #NoPhoneDay, 24 ore di disconnessione volontaria: stoppare l’uso dei cellulari volontariamente per favorire un’idea piu’ consapevole dell’utilizzo dello SmartPhone, ma quanti italiani ci saranno riusciti? Non molti dicono i dati, e troppi anzi dichiarano di non sapere neppure dell’ esistenza di questa giornata. Secondo gli esperti ,sottolinea la psicologa Giuseppina Di Carlo a Vanity Fair, il #NoPhoneDay sarà quantomeno servito, a chi avrà deciso di prenderne parte ,a far prendere coscienza di quanti passi avanti abbia fatto la tecnologia e di quanto ognuno di noi abbia sviluppato una dipendenza più o meno grave dal telefonino. Una nevrosi silente,che porta anche a dormire con il proprio inseparabile amico accanto e al monitorare continuamente l’ arrivo di messaggi e notifiche ,una nevrosi così sviluppata da essersi meritata un nome proprio “Nomofobia”. Si dice che prendere coscienza del proprio problema sia il primo passo verso la guarigione ,ma in questo caso sembra che la “SmartPhoneMania” sia diventata ormai più un Modus Vivendi che un risolvibile disturbo dal quale tutti siamo affetti ma pochi vogliono guarire .

CHIARA CENINI

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