La giornalista tedesca Petra Reski racconta la storia di Rita Atria ne "La picciridda dell'Antimafia"

La giornalista tedesca Petra Reski racconta la storia di Rita Atria ne “La picciridda dell’Antimafia”

francesco musolino

La giornalista tedesca Petra Reski racconta la storia di Rita Atria ne “La picciridda dell’Antimafia”

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martedì 06 Settembre 2011 - 10:13

Storia della ragazza che ha osato sfidare Cosa Nostra. In uscita per Nuovi Mondi il 26 settembre

Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”Rita Atria

La storia di Rita Atria è la storia di una dolorosa presa di coscienza.

RITA ATRIA. LA PICCIRIDDA DELL’ANTIMAFIA di Petra Reski (Brossura; 21 x 16 cm; 240 pagine; 14,00 euro; In uscita il 26 Settembre per Nuovi Mondi)

Figlia di un piccolo boss di Partanna, paese nella Valle del Belice, fin da bambina Rita è spettatrice di sanguinose guerre di potere tra famiglie. Soprusi, ricatti, regolamenti di conti sono argomenti all’ordine del giorno in casa Atria. Solo una parola non viene mai pronunciata: “mafia”. L’organizzazione potente e invisibile che strapperà a Rita i suoi affetti più cari: prima suo padre, poco dopo l’amato fratello Nicola.

Rimasta sola con una madre fredda e distante, Rita decide di riscattare a ogni costo il buon nome della sua famiglia. Ma, poco a poco, l’iniziale sete di vendetta nei confronti di chi le ha fatto perdere le uniche persone care lascia spazio a uno straordinario senso di giustizia che porta la ragazza a decidere di confidarsi con la magistratura. Il lungo e doloroso percorso di rigetto e denuncia delle logiche mafiose è minuziosamente registrato nei suoi diari, gli unici cui Rita può confidare la paura e la sfiducia che stanno prendendo il sopravvento su di lei. Le rimangono accanto solo sua cognata Piera Aiello, moglie di Nicola, che aveva deciso di diventare testimone di giustizia già prima di Rita, e un uomo che è per lei il padre della rinascita: il giudice Paolo Borsellino.

Ma il 26 luglio 1992, una settimana dopo la strage di via D’Amelio, Rita, sola e ripudiata dalla famiglia, incapace di colmare un vuoto divenuto troppo grande, si getta dal settimo piano di un palazzo del quartiere Tuscolano, dove vive sotto protezione. Ha diciassette anni. “È tutto finito. Ora non c’è più nessuno che possa proteggerci”.

Con lo stile asciutto tipico dell’inchiesta e una narrazione coinvolgente, Petra Reski riesce a restituire con delicatezza e profondità la vicenda personale di Rita, fornendo al contempo uno spaccato crudo ma autentico della realtà siciliana.

Un estratto dalla nota introduttiva al libro:

“La storia di Rita Atria è stato il mio primo libro. Avevo paura di rileggerlo. Temevo di scoprire che non reggeva il confronto con la realità contemporanea. (…)

Purtroppo, è vero il contrario. Oggi i pentiti sono merce rara. Voltare le spalle alla mafia conviene sempre meno, perché la legge sui collaboratori di giustizia, l’arma più forte nella lotta contro questo cancro che ha divorato l’Italia quasi per intero, è stata disinnescata. Ed è solo una delle molte leggi contro la mafia che a poco a poco sono state rese inefficaci. Così i collaboratori di giustizia sono sempre meno e si sentono sempre più isolati.

E il coraggio dei pochi ‘testimoni di giustizia’, di persone come Piera Aiello e Rita Atria che non hanno avuto paura di denunciare i delitti mafiosi nel loro ambiente d’origine, non viene certo ricompensato (…) Credere nella verità e nella giustizia sembra infatti quasi una colpa: mentre i pentiti vengono almeno premiati con sconti di pena (…) c’è poca considerazione per l’operato dei ‘testimoni di giustizia’, che pagano cara la loro fede: come è accaduto a Piera Aiello e Rita Atria, devono lasciare il paese d’origine, la famiglia, sono costretti a vivere sotto falso nome e spesso non ricevono un’adeguata protezione.”

Petra Reski è nata in Germania, nella regione della Ruhr, ha studiato a Trier, Münster e Parigi e si è laureata in letteratura francese, scienze politiche e sociologia. Ha vinto il concorso della scuola di giornalismo di Amburgo, la prestigiosa Henri-Nannen-Schule, e ha iniziato la sua carriera presso la redazione esteri del settimanale Stern. Attualmente è corrispondente culturale per Die Zeit e altre testate tedesche, mensili e settimanali, tra cui Geo,Focus, Merian, e autrice di vari libri. Arrivata in Italia nel 1989 per scrivere un reportage sulla cosiddetta “primavera di Palermo”, decise di rimanervi “per comprendere quelle che sono le contraddizioni di questa terra anche attraverso la mafia”. Da allora non ha più smesso di occuparsene. In Italia ha pubblicato per Nuovi Mondi "Santa Mafia. Da Palermo a Duisburg: sangue, affari, politica e devozione".

www.petrareski.com

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