Dopo l'ordigno contro le auto del conduttore di Report e della figlia, si moltiplicano le attestazioni di solidarietà. Iniziativa Dem a Palermo
“L’attentato a Sigfrido Ranucci interroga tutte/i noi su cosa sta succedendo nel nostro Paese arrivato quest’anno al 49esimo posto nella classifica mondiale riguardante la libertà di stampa. IL lavoro che Ranucci sta svolgendo da anni con Report dà fastidio ai poteri forti, ai poteri occulti, a chi si ritiene intoccabile. Anche su un tema così spinoso come quello del ponte sullo Stretto Ranucci e i suoi collaboratori non hanno avuto timore a scoperchiare “pentole” come nessuno aveva fato finora. Solidarietà a Ranucci, non lo lasceremo solo, partecipiamo attivamente alla scorta mediatica per lui e per chi s’impegna per illuminare le tante zone d’ombra del nostro Paese”. Così il comitato No Ponte Capo Peloro. Siamo tutte/i Sigfrido”.

Questa notte un ordigno ha fatto saltare in aria le auto del conduttore del programma d’inchieste “Report” e della figlia. “La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento”, è stato messo in evidenza. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso una “severa condanna” per l’attentato.
Il Partito democratico a Palermo: “Siamo tutti con Ranucci, libertà di stampa è democrazia”
“Libertà di stampa è Democrazia e Siamo tutti con Ranucci sono alcuni dei cartelli con cui abbiamo voluto esprimere concretamente anche dalla Sicilia sincera solidarietà a Sigfrido Ranucci, giornalista dalla schiena dritta”. Così Sergio Lima, responsabile organizzazione del Pd Sicilia, durante il sit-in organizzato davanti alla sede di Rai Sicilia a Palermo, dopo l’attentato subito ieri sera dal conduttore della popolare trasmissione di giornalismo investigativo “Report”, incontrando anche una componente del Comitato di redazione della sede siciliana della Tv di Stato.
Presenti tra gli altri, l’eurodeputato Giuseppe Lupo, il deputato regionale e presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, la presidente del Pd Sicilia Cleo Li Calzi, esponenti di Anpi e Cgil, consiglieri comunali e di circoscrizione, componenti della segreteria regionale del Pd Sicilia, Giovani Democratici, dirigenti, militanti e simpatizzanti.
“Si ritirino le denunce e gli esposti contro Report”
“Ranucci, giornalista già sotto scorta – prosegue Lima – in passato ha subito intimidazioni e minacce ma quello di ieri appare qualcosa di diverso, più grave e solo per poco non si è sfiorato il peggio. Alla luce di quanto avvenuto chiediamo, come gesto concreto, che vengano ritirate tutte le denunce e gli esposti presentati nei suoi confronti e contro Report. In Sicilia tanti, troppi, giornalisti hanno perso la vita per avere raccontato verità scomode. Sappiamo come funziona e apprezzando l’informazione libera, vogliamo – conclude – tenere alta la guardia a presidio di un caposaldo della democrazia”.

i fascisti cominciarono così, prima delegittimando giornali e giornalisti che denunciavano la violenza insita nel loro programma e le violenze delle loro squadracce, quindi cominciarono a bruciare le sedi dei giornali e picchiare i giornalisti, infine cominciarono ad eliminarli fisicamente o imprigionarli.
Andate a vedere il video di Gasparri che in commissione di vigilanza Rai prende in giro Ranucci messo alla gogna per la suo lavoro a Report.
Questa è la politica di destra che oggi siede sugli scranni del governo.
Fini non lo avrebbe mai fatto e infatti il cavaliere lo ha fatto fuori.
Tutti i galantuomini sono stati scacciati dal centro destra, tutte le persone con la schiena dritta.
Ve lo ricordate il servizio di Report sul parlamentare della Lega Angelucci?
Assenteista record in parlamento ed editore Di Libero (e non solo) che non ha fatto altro che attaccare la trasmissione Report con Sallustri.
Lo stesso centro destra che ha sostituito lo storico Alessandro Barbero con il giornalista in area centro destra Mario Sechi.
Un giornalista che sostituisce un valente studioso e storico alla direzione di un canale che si chiama Rai Storia.
Questa è l’aria che tira per chi in Italia fa giornalismo d’inchiesta ed è per questo che lo fanno in pochi.