C'è Napolitano, scatta la tregua all'Ars sulla riforma "Giletti-Crocetta"

C’è Napolitano, scatta la tregua all’Ars sulla riforma “Giletti-Crocetta”

Rosaria Brancato

C’è Napolitano, scatta la tregua all’Ars sulla riforma “Giletti-Crocetta”

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mercoledì 26 Febbraio 2014 - 10:58

La visita del Presidente Napolitano a Catania ha consentito la sospensione dei lavori all'Ars fino a domani. Scattano così 24 ore di tregua per un dibattito divenuto ormai un terreno minato per il governatore, quello della riforma delle province. Il governo anche ieri è andato ko sugli emendamenti e Crocetta cerca un'intesa con il Ncd per salvare il salvabile.

La visita del presidente della Repubblica Napolitano ha consentito 24 ore di tregua all’Ars, dove il dibattito sulla riforma delle province è diventato un campo di battaglia. I lavori, che anche ieri hanno visto il governo ko sugli emendamenti bocciati dall’Aula, sono stati sospesi per consentire ai deputati di seguire la visita del Presidente e riprenderanno domani pomeriggio.

I 9 articoli del Ddl che prevede l’istituzione dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane si sono rivelate un vero e proprio percorso minato per Crocetta che vede costantemente le norme presentate dal governo finire sotto i colpi dell’opposizione e delle imboscate dei suoi.

Dopo essere andato per tre volte di seguito ko sul testo in esame (comprese le Città Metropolitane) il governatore ha deciso di correre ai ripari cercando un’intesa con il Nuovo centro destra di Castiglione, ma si è ripetuto lo stesso copione, con il governo battuto. L’accordo pare possa reggere solo sull’art.7, quello che consente l’istituzione delle Città Metropolitane.

"Voglio denunciare questo intrallazzo, una menzogna nei confronti di una opinione pubblica che aveva salutato con interesse l'annuncio della riforma Giletti-Crocetta– commenta sarcastico Nello Musumeci, La Destra- Prendo atto che Crocetta ha trovato un accordo col partito di Alfano. Le larghe intese sono arrivate anche qui. Ma il partito di Alfano ha scelto la legge sbagliata per trovare un accordo".

A lavorare all’intesa era stato il neo segretario regionale del Pd Fausto Raciti, nel corso di un incontro a Roma con il coordinatore di Ncd Castiglione, ma l’accordo non è stato accolto con entusiasmo da nessuna delle parti, come dimostrato dalla bocciatura dell’emendamento presentato dalla maggioranza e che prevedeva l’allargamento ai Consiglieri comunali (dei singoli comuni aderenti) nell’Assemblea dei Liberi Consorzi.

Cosa resta dell’originaria riforma è presto per dirlo, perché ci sono ancora altri articoli da approvare e il clima si fa sempre più surriscaldato. Se anche l’art.7 dovesse essere bocciato e quindi le tre Città Metropolitane saltare definitivamente è probabile che l’intero Ddl non regga più.

Nel frattempo nel dibattito entra in scena la sentenza del Tar Liguria che il 20 febbraio ha dichiarato illegittimo il commissariamento della provincia di Genova, provvedimento portato in Aula ieri dal centro-destra.

Il Tar Liguria ha infatti annullato il decreto di scioglimento del Consiglio Provinciale di Genova e il decreto prefettizio di nomina del commissario straordinario Pietro Fossati, accogliendo il ricorso di un ex consigliere, alla luce del fatto che il decreto Monti sulla soppressione delle province è stato giudicato illegittimo dalla Corte Costituzionale. La sentenza ha come conseguenza la decadenza del commissario. L’opposizione punterà anche su questa sentenza per ribadire l’illegittimità delle proroghe dei commissari nelle province.

E 24 ore di tregua grazie alla visita di Napolitano è probabile che serviranno a limare un accordo traballante.

Tornando alle votazioni di ieri infatti hanno pesato ancora una volta le assenze ma anche la confusione tra i banchi di un’Assemblea che non sa più che pesci pigliare per varare quella che Musumeci ha chiamato “riforma Giletti-Crocetta”, nata in diretta televisiva.

A farne le spese l’art.3, che disciplina gli organi dei Liberi consorzi (Presidente, giunta e Assemblea) e che in base al nuovo accordo Crocetta-Ncd avrebbe dovuto prevedere una sorta di “presa in giro” temporanea. Nel Ddl infatti si stabilisce che gli organi di governo del Libero Consorzio sono di secondo livello, quindi non eletti dai cittadini, ma attraverso il voto dei sindaci componenti dell’Assemblea. Successivamente però, ed era questa l’ipotesi del Ncd, con l’adozione degli Statuti, i singoli Consorzi avrebbero potuto decidere l’elezione diretta dei componenti degli organi, una forma di “raggiro” a posteriori…. La norma non è passata, con soddisfazione del Pd, che però poco dopo ha ricevuto la risposta del Ncd in Aula su un altro emendamento, quello sull’allargamento dell’Assemblea ai Consiglieri Comunali, ottenendo “pan per focaccia”. Il governo infatti è andato sotto per un voto (34 a 33) sull’approvazione della propria riscrittura dell’articolo 4 ed è andata in fumo la presenza nelle Assemblee dei Liberi Consorzi, dei consiglieri comunali (oltre a quella dei sindaci), voluta dalla maggioranza. L’intesa quindi tra Pd e Ncd a quanto pare resta solo sulle Città Metropolitane e sull’art.7, ma è un accordo fragilissimo a questo punto, pronto a cadere al primo soffio di vento.

Niente da fare anche per la norma richiesta da Marika Cirone, Pd, e che prevedeva l’introduzione della rappresentanza di genere nelle Assemblee. Emendamento bocciato.

I lavori riprendono domani e non mancheranno nuovi colpi di scena.

Rosaria Brancato

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