Le "onde disordinate" dello Stretto di Messina

Le “onde disordinate” dello Stretto di Messina

Daniele Ingemi

Le “onde disordinate” dello Stretto di Messina

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sabato 06 Giugno 2020 - 16:47

Lo Stretto di Messina è un’area caratterizzata da fenomeni idrodinamici davvero unici e molto complessi

Nonostante le sue dimensioni spaziali “limitate” lo Stretto di Messina è un’area caratterizzata da fenomeni idrodinamici davvero unici e molto complessi. Negli ultimi decenni questo braccio di mare è stato sede di numerosi studi di approfondimento delle condizioni meteomarine, con particolare riferimento al rapporto fra il moto ondoso e l’andamento delle forti correnti di marea che perennemente investono l’area. Per esempio, in particolari condizioni meteorologiche, l’area dello Stretto di Messina viene interessata da particolari fenomeni oceanografici, come quello delle cosiddette “onde di Sgambetto”.

Questo tipo di onde si generano quando una forte corrente marina incontra una successione di grandi onde lunghe che si muovono nella direzione opposta alla corrente. Quando le onde lunghe incontrano la forte corrente contraria tendono a rallentare la loro velocità di propagazione, dato che la corrente marina agisce come una sorta di freno in profondità che ne ostacola il movimento. Tale processo genererà una sorta di vero e proprio “sgambetto” che può portare le onde in superficie ad accavallarsi le une sulle altre, creando una grande ondata gigante che può raggiungere altezze considerevoli. Il fenomeno dello “sgambetto” è molto comune sul Mediterraneo. Soprattutto nell’area dello Stretto di Messina, soggetta a perenni e forti correnti di marea che spesso si muovono in senso contrario al vento e al moto ondoso dominante.

Onde prodotte da venti di burrasca da Sud che risalgono l’asse dello Stretto. Fonte web.

Ciò capita soprattutto quando nello Stretto di Messina, per effetto “Venturi”, si incanalano gli intensi venti meridionali (ostro e scirocco) che spingono il moto ondoso fino alla parte centro-settentrionale del Canale. Spesso incontrando la corrente “scendente”, che si muove da nord a sud in direzione opposta ai venti meridionali, queste onde vengono rallentate durante il loro movimento verso Nord, trasformandosi in onde molto ripide e irregolari, molto dure da navigare, che possono superare altezze di 3-4 metri. Lungo il litorale dello Stretto di Messina le “onde di Sgambetto” sono le principali responsabili delle brevi ma intense mareggiate che investono pure i tratti di costa più ridossati ai venti di scirocco e ostro. Il fenomeno appena descritto è conosciuto in letteratura scientifica, ed è stato più volte trattato, con varie metodologie di studio. Nella relazione Perturbazioni ondose nello Stretto di Messina – Parte Ivengono esaminate le perturbazioni ondose nella loro propagazione in presenza di correnti, considerando, relativamente alle onde provenienti da S e SSE, le uniche angolazioni da dove penetra il moto ondoso significativo all’interno dello Stretto di Messina.

Lo studio dell’evoluzione delle perturbazioni da tale sezione alle altre sezioni viene effettuato ipotizzando la direzione di propagazione coincidente con l’asse longitudinale dello Stretto, prendendo in esame un punto specifico posto poco a largo della costa messinese (su alti fondali). Lo studio in oggetto ha dimostrato che le correnti “montanti”, da sud verso nord, comportano una riduzione dell’altezza d’onda ed un incremento della lunghezza tanto più sensibili quanto maggiore è la velocità della corrente stessa. In presenza di correnti “scendenti”, da nord verso sud, invece, l’altezza dell’onda si incrementa in corrispondenza dei più bassi valori della velocità, mentre si decrementa oltrepassata una soglia di velocità, con un comportamento differenziato rispetto a quello dell’onda regolare, per il quale si ha un continuo incremento dell’altezza d’onda. Nella relazione “Perturbazioni ondose nello Stretto di Messina – Parte II”, si analizzano gli effetti di correnti con velocità sino a 5m/s su eventi ondosi estremi (tempi di ritorno secolari), interpretando gli stati di mare con spettri di energia. Anche in questo caso si evince che la corrente “montante” tende ad appiattire e allungare le onde che compongono lo stato di mare. In pratica le onde tendono a divenire sempre meno ripide, organizzandosi in piccoli treni d’onda regolare, piuttosto lunghi, in rapporto all’aumentare della velocità della corrente.

Mareggiata nel litorale nord di Messina, foto d’archivio.

L’appiattimento e l’allungamento delle onde è conseguenza di una ridistribuzione dell’energia. Le correnti “scendenti”, invece, tendono dapprima ad esaltare le onde e poi ad appiattirle quando il valore di velocità della corrente supera una soglia che dipende dalla forza dello stato di mare preesistente. Ciò spiega lo sviluppo delle “onde di sgambetto” lungo la “scala di mare” che indica il cambio di regime della corrente. Subito dopo lo sviluppo di queste grandi onde, molto ripide e disordinate, che spesso possono causare delle brevi mareggiate nei tratti di costa solitamente più ridossati ai venti da Sud, si ha un appiattimento finale delle altezze d’onda. Inoltre, oltre alle “modifiche” apportate dalle correnti, dentro l’area dello Stretto le onde “esterne” (da Sud e S-SE), provenienti dallo Ionio, subiscono ulteriori trasformazioni, operate dalla particolare conformazione della linea di costa.

Il principale ostacolo sulla costa messinese dello Stretto, in questo caso, è rappresentato dal promontorio di San Ranieri, che con la sua struttura a forma di falce si estende al di fuori della linea di costa. Il promontorio di San Raineri riesce, seppur in parte, a “schermare” il litorale nord di Messina dalle onde “lunghe” e ben formate che provengono da Sud (dal mare aperto). Difatti, solo una parte di queste onde riesce a raggiungere il litorale della zona nord di Messina, da Pace fino a Capo Peloro, arrivando su questo tratto di costa già parzialmente smorzate, a causa dell’effetto della “diffrazione”, prodotta dall’area falcata. Inoltre più queste onde provengono da una angolazione diversa da quella tradizionale per l’area (Sud, S-SE), tanto maggiore sarà l’effetto della “diffrazione”, che ne attenua i connotati (in termini di altezza).

2 commenti

  1. carmelo castorina 7 Giugno 2020 07:48

    Veramente notevole la disamina del fenomeno, porgo i miei complimenti al relatore. Tutti i diportisti ed i pescatori sportivi e le altre persone che frequentano lo stretto dovrebbero fare tesoro di queste evidenze marine, tipiche del nostro versante. Ma spesso assistiamo a scenari improvvisati (ne cito solo uno che mi ha colpito in negativo). una Domenica dell’anno scorso ho notato che due diportisti stavano varando la loro barchetta senza l’ausilio dei remi,adducendo il fatto che avevano comprato da pochissimo il motore fuoribordo e quindi ritenevano superflui i mezzi di rematura. Beh……che dire speriamo gli sia andata bene……

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  2. Desidero sapere se esiste un un libro di Daniele Ingemi sulle specificità meteo dello Stretto di Messina.
    grazie

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