Avvocato, sono Patrizia, mi ha dato il suo numero una conoscenza comune, ho bisogno di un parere legale urgente.
Io e Francesco stiamo insieme da 20 anni e abbiamo un figlio, Luca, di 9. Non ci siamo mai sposati, io avrei voluto, ma Francesco ha sempre rimandato, poi abbiamo avuto Luca e non ci abbiamo pensato più, tanto che cambiava?
Oggi io ho 48 anni e non lavoro, mi sono sempre dedicata alla famiglia, alla casa, ho sempre e solo accudito Francesco e Luca, ma mi sentivo realizzata. Sono laureata in economia alla facoltà di Pisa con lode, sono toscana, ho conosciuto Francesco un’ estate di tantissimi anni fa in vacanza in Sicilia, e ci siamo innamorati. Così, appena laureata, mi sono trasferita a Messina, anche se il professore con il quale avevo preparato la tesi mi aveva proposto di intraprendere la carriera universitaria. Purtroppo non ho trovato un impego, ma Francesco mi ha detto che non era necessario che io lavorassi, perché a me ci avrebbe pensato lui. Sa è un uomo un po’ geloso, non voleva che uscissi da sola, che mi truccassi o mettessi una gonna, io l’ho sempre assecondato, anzi la sua gelosia mi piaceva, significava che teneva a me, che mi amava.
Francesco ha la mia stessa età, è un dipendente pubblico, ha uno stipendio dignitoso e arrotonda con qualche lavoretto come aggiustatutto in nero.
No, non so quanto guadagna ogni mese, non mi sono mai occupata di queste cose, la spesa la facevamo insieme e se avevo qualche desiderio lui lo assecondava quando poteva ovviamente, sa la crisi.
Luca è un bambino un po’ introverso, suo padre lo porta a calcetto, lui non ha molta voglia, ma non lo vuole deludere. A scuola va bene, ma le maestre dicono che è un po’ pigro. Francesco dice che è colpa mia perché io lo vizio, troppe coccole, troppe concessioni. Onestamente Francesco è un buon padre, passa molto tempo con suo figlio e hanno un rapporto speciale, è una gioia vederli insieme.
La casa dove abitiamo è la mia, me l’hanno comprata i miei genitori, sono morti entrambi e io sono figlia unica.
Vede Avvocato ho scoperto che mio marito, cioè il mio compagno, mi tradisce. Ha una storia con la sua collega da qualche mese, è una donna molto bella e molto più giovane di lui ed io non so cosa fare.
Per questo sono venuta da lei vorrei sapere quali sono i miei diritti, insomma se decidessi di lasciare Francesco…..”.
Questa più o meno è una situazione tipo che arriva davanti all’avvocato. Una storia come tante, ovviamente Patrizia, Francesco, Luca sono tutti nomi di fantasia, ma la storia è vera.
Non siamo di fronte a storie di violenza o di abbandono. Ma davanti ad una storia di tradimento, tristemente vera.
Patrizia ha lasciato la sua vita, la sua città, i suoi amici, i suoi progetti lavorativi, per seguire il suo sogno di amore e di famiglia, cui si è dedicata sinceramente e unicamente, condividendolo con Francesco e oggi a 48 anni vede fallire il suo progetto.
Secondo la normativa attuale, e secondo anche le previsioni del DDL Pillon, Patrizia non ha tutele. È sola davanti ad un grosso bivio.
L’avvocato non potrà fare altro, dopo avere accolto la sua frustrazione, dolore, e anche rabbia per essere stata tradita, per avere il suo compagno tradito il loro patto, fornirle una serie di informazioni.
Luca, sebbene figlio nato da una relazione more uxorio, ha gli stessi diritti dei figli nati dal matrimonio. Il decreto legislativo 154/2013 ha parificato figli naturali e figli legittimi e fortunatamente oggi non esiste più alcuna differenza. Quindi Luca avrà diritto a mantenere con entrambi i genitori rapporti equilibrati e continuativi e ad essere educato, istruito e mantenuto da entrambi, proporzionalmente ciascuno al proprio reddito e valutando anche la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore.
In questo caso probabilmente, con il sistema attuale e con gli orientamenti della giurisprudenza, il Tribunale, decidendo sull’affidamento del figlio minore, potrà disporre un assegno di mantenimento a carico del padre ed in favore della madre, se affidato congiuntamente ad entrambi i genitori e con domiciliazione prevalente presso la madre, che comunque è proprietaria della casa familiare. Tale assegno ovviamente sarà finalizzato a realizzare il principio di proporzionalità per il mantenimento del solo figlio minore e considerato il reddito accertato del sig. Francesco, certamente non potrà superare le 400/500 euro mensili.
Con questo assegno, Patrizia dovrà coprire tutte le esigenze di Luca, abbigliamento, vitto, alloggio, utenze della casa familiare (proporzionali con i tempi di permanenza di Luca con la mamma e considerando i tempi di Luca con papà) libri scolastici, paghetta settimanale, ricarica del cellulare, spese ludiche etc. etc. etc. Le spese straordinarie ovviamente, restano fuori dall’assegno di mantenimento e vengono solitamente divise tra i genitori in parti uguali.
Luca continuerà a stare con il padre tutte le volte che vorrà, Patrizia non intende frapporre nessun ostacolo alla relazione genitoriale e il diritto del figlio a mantenere rapporti equilibrati e continuativi con entrambi i genitori non verrà leso.
Ma che ne sarà di Patrizia? Francesco e Patrizia non sono sposati, Francesco è l’unico percettore di reddito e Patrizia non può contare nemmeno sulla sua famiglia di origine, né su una rete amicale di sostegno, avendo lasciato la sua città d’origine per trasferirsi nella città d’origine del compagno. A 48 anni difficilmente Patrizia troverà un’occupazione dignitosa e coerente con i suoi studi. E se Francesco decidesse di abbandonare la famiglia lei non avrebbe prospettive di vita dignitose.
Il DDL Pillon non prevede affatto casi come quello di Patrizia. Anzi con il sistema che costruisce attorno all’affidamento dei figli minori, abolendo l’assegno di mantenimento per il figlio minore, in favore del mantenimento diretto, prevedendolo a termine, costringerebbe madri come Patrizia a non potere contare nemmeno su quello. Fortunatamente Patrizia è proprietaria della casa familiare, diversamente Francesco avrebbe potuto chiederle di lasciarla oppure avrebbe preteso il pagamento di un’indennità pari al valore del canone locativo.
Per questo il sistema disegnato dal disegno di legge 735 necessita di un importante correttivo. Il mantenimento diretto, tempi paritari e pari dignità tra i genitori sono sacrosanti, non possono e non devono esistere genitori di seria A e genitori di serie B, ma non si possono nascondere realtà come quelle di Patrizia.
Patrizia è andata via dallo studio piangendo, non sapeva se tornando a casa avrebbe finto di non avere scoperto il tradimento del padre di suo figlio, ingoiando giornalmente il rospo amaro e vedendo calpestata la sua dignità di donna e madre, oppure andare avanti nella sua battaglia e trovare risorse nuove, con la difficoltà dei suoi quarantotto anni senza alcuna esperienza lavorativa e con alle spalle le tante rinunce personali e professionali per il suo sogno di famiglia.
Patrizia non si è più fatta sentire, Le auguro di trovare sotto l’albero di Natale speranza, amore per se stessa e fiducia nel futuro.
Al legislatore il compito di non lasciare sole queste donne restituendo loro la libertà di decidere, quella libertà che il DDL Pillon, così com’è nega loro.
Frida Simona Giuffrida
se ci si separa, è giusto che ognuno vada per la sua strada. Quante decine di migliaia di padri separati sono ridotti veramente sul lastrico? Matrimonio o convivenza non sono sinonimo di rendita a vita per le donne. Il DL Pillon mira a tutelare le famiglie, non il benessere delle mantenute.
Consiglio a Patrizia di vendere la casa di sua proprietà e traferirsi nella citta natale e cercare lavoro li, è più probabile che lo trovi li che a Messina. Si prenda 500 euro per mantenimento del figlio e con i soldi della casa venduta si compri altro appartamento più piccolo per vivere con il figlio e si trovi un nuovo compagno che non la tradisca subito. Auguri.