La protesta scolastica vista dagli occhi di uno studente del Liceo Artistico

La protesta scolastica vista dagli occhi di uno studente del Liceo Artistico

La protesta scolastica vista dagli occhi di uno studente del Liceo Artistico

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giovedì 13 Dicembre 2012 - 08:30

Un ragazzo dell’Ernesto Basile ha voluto scriverci per esternare i motivi dell’insoddisfazione degli studenti di oggi, stretti tra una scuola che subisce sempre più tagli e un futuro sempre più incerto

“Credo nei sorrisi, nelle promesse, nelle discussioni, nei confronti, nelle urla, negli abbracci, nei momenti trascorsi, in quelli desiderati, e in quelli mai dimenticati. Credo nell’onesta’, nelle debolezze, negli sbagli, e nel provare a rimediare. Credo nel cambiare idea, nel disfarsi di tutto, nell’essere stufi, nelle rinascite. Credo nella gente, nelle persone, nelle loro volonta’. Credo nella forza d’animo, negli obiettivi raggiunti e pure in quelli irraggiungibili. Credo nella psiche umana, nell’equilibrio che puo’ generare e nel finimondo che può scatenare. Credo nelle date prefissate, negli sforzi smisurati, negli impegni improrogabili. Credo in tutto cio’ che puo’ essere, in tutto cio’ che possiamo fare, in tutto quello che dovremmo fare. Dobbiamo credere in noi stessi”.

Inizio cosi questa mia riflessione, su quello in cui credo io e su quello in cui vorrei credessero gli altri.
Sono uno studente del Liceo Artistico Ernesto Basile di Messina, mi chiamo Clayton e ho sedici anni, a sedici anni inseguo gia’ i miei ideali, e tengo stretto il mio futuro adesso, senza farlo scappare, dato che il mio futuro e’ condizionato dal mio presente. Voglio scrivere qui, non per manie di protagonismo, ma perché mi ritrovo a lottare contro un qualcosa piu’ grande di me. Ho tanta paura a prendere adesso delle decisioni perché c’e’ qualcuno superiore a me che potrebbe stroncarle.

Vorrei la mia Scuola Libera da parametri legislativi che possono limitare la nostra cultura, dal giudizio partitico, vorrei che un luogo come la Scuola diventasse un punto centrale nella quotidianita’ dell’adolescente e dello studente, un punto di cultura e di apprendimento, un luogo con la voglia di dare e di ricevere, cosa che oggi non e’.

Non va assolutamente privatizzata, soprattutto per uno scopo solo economico, la scuola deve avere un concetto di purezza, di fioritura. Privatizzandola perderebbe il valore, la qualità e l’impegno che si mette, la concezione artistica. La mia aula non e’ libera, fa paura, e’ cupa in alcuni momenti, i cancelli sembrano un cartello che separa due provincie, la citta’ dall’incubo. Vorrei che il mio sorriso non si spegnesse davanti a quel cancello, ma che si accendesse per un motivo eclatante. Vivo con l’idea di studiare, ma anche con la cruda realta’ di non poter continuare a farlo per via di queste Universita’ a numero chiuso, quest’altra parola claustrofobica che mi spinge a lottare per aprirla.

Combatto per la non violenza, combatto contro la regressione degli studenti ormai vittime, in cortei pacifici, di quelle forze dell’ordine che abusano della loro divisa per usare un manganello. Siamo spiriti liberi, spiriti che hanno una meta e che un domani potrebbero portare avanti questa Italia, questo grande ”Stivale” che non cammina più da anni, fermo ad un punto che lo ha portato alla regressione, alla fame, alla vecchiaia.

Combatto per la mia Terra, suolo difficile la Sicilia, ma suolo che non deve essere calpestato ma accudito, come una mamma si prende cura del proprio figlio. Mia madre dice: “Dovrai andare via da qui se vuoi costruirti un futuro”, ma io voglio rimanere qua, questa terra offre quello che altre terre non possono offrirmi, come per esempio il legame nativo, sono nato qua e vivrò qua’. Allora parlo a voi cari “grandi” , parlo a te cara Italia, combatto per te perché un nome diverso non mi rende straniero, combatto per te per far capire che potresti essere il frutto delle nuove generazioni che verranno.

Sono uno di quei tanti studenti che potrebbe pensare solo all’oggi e non pensare al domani, per la paura di affrontare un qualcosa di fortissimo. Scrivo perché le parole restano, non muoiono, respireranno quando io la lotta l’avrò anche persa, resteranno quando mi sentirò un vinto e non un vincitore, scrivo per farmi sentire, scrivo per una proposta allettante. I ” giovani sono il nostro futuro” dicono i potenti, ma dicono anche che siccome siamo giovani la monotonia non deve piacerci e quindi possiamo essere precari. Scrivo a voi per aiutarmi a combattere quello che oggi e’ un sistema che non funziona, quello che oggi e’ un sistema disordinato, puzzolente di avarizia e orgoglio, non voglio che questo articolo, forse più una lettera che un articolo, arrivi a Roma, voglio che arrivi ai cuori di chi in questo momento ci guida, alle menti di chi ci sostiene.

Allora se e’ cosi, chiudo il libro, chiudiamo i libri, e iniziamo a protestare per un qualcosa che di diritto e’ gia’ nostro e che ci hanno sottratto di mano. ”Le loro idee non cammineranno sulle nostre gambe”, cammino da solo, perché mi sento solo, in questo sistema che l’unica cosa che ”sistema” e’ il loro stipendio in banca. Tutto questo e’ collegato, il passato mi ha plasmato per un nuovo oggi, oggi tengo in mano un qualcosa che mi varrà per domani, domani sarà il mio futuro.

Un commento

  1. Non sei solo. C’è un numero enorme di persone, studenti, disoccupati ecc. Una popolazione.
    Una grande massa di genti, la forza di un popolo che è stato plasmato dalla paura. Quando c’è paura, quando c’è disordine non c’è unità e la popolazione si divide fino s sciogliersi in piccolissime unità, molto facile da gestire e da soggiogare. L’Italia è la popolazione italiana non sono i politici, l’Italia è morsa da una stretta pieni di denti con dei fori. Più la stretta si fa sentire più sangue della nazione va a finire in questi fori.
    Capisco benissimo lo stato d’animo di questo ragazzo, per certi versi non c’è altra persona che può comprendere la situazione meglio di me.
    Si deve rivoltare tutto il sistema italiano, basta persone che stanno bene più degli altri solo perché sono X,Y, amico di M e Topolino. Qui serve una Unità Nazionale!
    La popolazione non deve aver paura, basta violenze tra poliziotti contro studenti o altri. Sarebbe un sogno che polizia, carabinieri, studenti, occupati, disoccupati, inoccupati…Tutti (ma proprio TUTTI!!!) andassero a manifestare insieme. Allora sì, qualcosa cambierebbe perché finalmente il popolo si è liberato dalla morsa dell’avidità e della paura

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