Inferno di fango, viaggio nei tragici gironi delle alluvioni

Inferno di fango, viaggio nei tragici gironi delle alluvioni

Rosaria Brancato

Inferno di fango, viaggio nei tragici gironi delle alluvioni

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mercoledì 28 Novembre 2012 - 14:28

Presentato nella Chiesa di Santa Maria Alemanna "Inferno di fango", il libro scritto dal giornalista Gianluca Rossellini sulle alluvioni che hanno devastato il messinese nel 2009 e nel 2011. Un viaggio tra storie, testimonianze, responsabilità ancora non accertate, sprechi e speranze.

Non dimenticare significa anche utilizzare la memoria per non ripetere gli stessi errori, per stare con gli occhi aperti e continuare a denunciare. Non dimenticare significa anche imparare a dire “mai più”. E’ da questo spirito di ricostruzione che nasce il libro del giornalista Gianluca Rossellini presentato ieri nella Chiesa di Santa Maria Alemanna “Inferno di fango” un lunghissimo viaggio nell’inferno delle alluvioni che hanno devastato il messinese nel 2009 e nel 2011 cancellando vite, cose, case, ricordi. Al tavolo, insieme al moderatore, Tito Cavaleri, ed allo scrittore, c’erano i protagonisti di questi anni dolorosi, i sopravvissuti alle tragedie, i rappresentanti dei Comitati. Inferno di fango è molto più di una cronaca dell’accaduto, è la storia di una speranza che nasce dalle ferite ancora aperte e del coraggio di chi, abbandonato dalle istituzioni, si è rimboccato le maniche contando solo sul grande cuore dei siciliani e sulle proprie forze. Gianluca Rossellini ha saputo, con lucidità, tracciare i contorni di “tragedie evitabili e prevedibili, pur se inusuali per forza e intensità. Ci sono responsabilità oggettive per quanto accaduto”. Con il rigore del cronista ed il cuore dello scrittore ha raccontato il calvario del 1 ottobre 2009 e degli anni a seguire, perché l’Inferno di fango, in fondo, non è solo quello che si è riversato in una notte a Giampilieri e in un pomeriggio, il 22 novembre 2011 a Saponara, ma è anche quello che ha impedito negli anni seguenti la ricostruzione. Gli interventi di chi ancora porta sulla pelle le ferite di quelle tragedie, ieri a Santa Maria Alemanna, hanno ricostruito una storia che non è affatto finita, anzi è iniziata il giorno dopo l’alluvione, perché come spiegato da Nadia Luciano e da Antonio Lonia, Raffaella Maugeri, Gianluca Gheza, Irene Falconieri e Corrado Manganaro è stato come sentirsi uccidere tante altre volte. Se il mancato controllo del territorio ha causato tragedie appunto evitabili, l’aver reso i nostri fratelli alluvionati di serie B ha fatto sì che i soldi arrivassero in ritardo o si disperdessero nei rivoli delle consulenze inutili, che restassero bloccati nelle pastoie burocratiche, o che ancora oggi, a distanza di anni, molte famiglie rischiano di dover pagare gli affitti dopo aver visto cancellate le loro case. Ad Antonio Lonia, che ha perso i suoi bimbi ed ogni altra cosa, lo Stato ha finalmente dato un’abitazione che però, per la burocrazia cieca e sorda gli figura persino come “seconda casa”. Non c’è da stupirsi se arriveranno a chiedergli persino l’Imu raddoppiata. Per non parlare poi delle vicissitudini degli imprenditori che hanno perso tutto e poi, per una svista della Regione, non riescono neanche ad accedere ai crediti agevolati. Rossellini sottolinea quel filo che unisce le due alluvioni e che passa attraverso il dolore della tragedia . Accanto alle testimonianze ci sono i capitoli legati alle responsabilità vecchie (quelle del non aver visto, né sentito, le avvisaglie) e nuove (quelle di chi non ha saputo lottare abbastanza per il territorio nel quale è stato eletto), o i capitoli dedicati all’inchiesta giudiziaria ed ai vergognosi sprechi che ci sono stati. E’ vero, gli sprechi sono sempre vergognosi, ma quando si giocano sulla pelle dei morti e di chi ha perso tutto, allora non ci sono più parole. Gianluca Rossellini è riuscito a trovarle queste parole attraverso pagine che sono di cronaca attualissima e dolorosa. Nell’inferno di fango il giornalista riesce a farci vedere tutti i gironi, senza fare sconti a nessuno. Ascoltando le amare parole degli intervenuti ieri alla presentazione del libro è stato come se l’alluvione fosse avvenuto pochi giorni fa e non perché certe ferite non si rimarginano, ma perché davvero è come se il tempo, per noi alluvionati di serie B, si fosse fermato. Allora ha ragione la signora Maugeri, “Non dimenticare significa imparare”. A Saponara, un anno dopo l’alluvione e 3 morti, ancora, materialmente non è arrivato un euro. Non dimenticare significa imparare.

Rosaria Brancato

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