Limosani: "Il virus non conosce confini. In Italia sarà recessione o pitstop?"

Limosani: “Il virus non conosce confini. In Italia sarà recessione o pitstop?”

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Limosani: “Il virus non conosce confini. In Italia sarà recessione o pitstop?”

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domenica 29 Marzo 2020 - 09:04

La pandemia aprirà le porte alla recessione. Le sorti dell'economia italiana dipendono dalla capacità di non stare troppo tempo ai box

Di seguito la riflessione del professor Michele Limosani sugli effetti del coronavirus sull’economia a livello mondiale e locale.

Il virus e la recessione

La crisi sanitaria, ormai è sotto gli occhi tutti, porterà in dote la recessione economica in tanti paesi dell’OECD, determinando un forte calo nei livelli di produzione e di benessere (l’economia reale dunque) che potrebbe, in assenza di interventi “illuminati” da parte delle autorità di politica economica, destabilizzare il sistema finanziario e quello bancario. Si tratta di una crisi che colpirà prevalentemente i paesi più ricchi e che, per la natura dello shock e per gli effetti da esso prodotti, non risulta paragonabile alla “grande recessione” del ’29.

Un virus senza confini

Il virus non conosce confini e, atteso l’elevato grado di integrazione e di interdipendenza tra i diversi paesi, risulta oltremodo impossibile arginare la propagazione degli effetti negativi della crisi economica. Siamo dunque in presenza di una recessione che impatta sul sistema economico mondiale e che necessita risposte di politica economica coordinate a livello globale ed, in primo luogo, tra quei paesi (Stati Uniti, Cina ed Europa) che insieme determinano l’80% circa della produzione mondiale. Questi grandi players hanno un comune interesse a cooperare per “salvare” i sistemi economici da cui -in buona parte- dipende la loro stessa ricchezza; ma allo stesso tempo può essere forte la tentazione di cogliere l’opportunità della crisi per modificare la distribuzione delle forze in campo e l’assetto geopolitico che ha caratterizzato, fino a questo momento, il contesto internazionale.

In Italia un “pit-stop”

L’economia mondiale e il nostro paese in particolare, quindi, subiranno -a causa del virus- un brusco “pit stop la cui intensità è difficile da stimare e la cui durata dipenderà dalla nostra capacità di arrestare la pandemia. Fondamentale, tuttavia, sarà la ripartenza. Come la storia della formula uno insegna, anche una manciata di secondi in più nella ripartenza dai box può pregiudicare il raggiungimento di una posizione sul palco dei vincitori. Il tempo trascorso ai box, fuor di metafora, deve quindi essere ridotto al minimo ed impiegato per rimuovere tutte quelle criticità che influenzano negativamente la competitività del sistema produttivo; il motore della nostra economia deve, quanto prima possibile, ripartire.

Il ruolo dello Stato

La crisi economica, infine, ha riportato al centro del dibattito politico il ruolo dello Stato. Attenzione, tuttavia, a non buttare il bambino con tutta l’acqua sporca. “Il buon funzionamento del mercato dipende dal buon funzionamento dello Stato che non sono tra loro alternativi ma reciprocamente dipendenti”. Ed il ruolo dello Stato diventa essenziale ed insostituibile nel caso dei “beni pubblici” (salute, difesa, rispetto delle regole, istruzione), situazione nella quale il libero mercato è incapace di assicurare una distribuzione giusta e ottimale delle risorse.

La crisi un’opportunità

Certo, lo Stato è stato spesso carente e fonte di sprechi e di inefficienza. Ma questo tempo di crisi potrebbe essere il momento opportuno per intervenire e proporre quelle riforme tanto attese e a vantaggio di tutti (come quella della burocrazia) necessarie per far compiere un salto di qualità e consentire al paese di riprendere il posto che merita in Europa e nel contesto mondiale.

Michele Limosani

3 commenti

  1. L’europa di cosa? della carta moneta stampata dal nulla senza alcun corrispettivo?

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  2. Ma questo signor professore è sempre negativo…sia oggi sia quando si parla di Messina… tralasciando la famosa area integrata dello stretto…ma perchè intervistarlo?
    Sembra che abbia la risoluzione di tutti i problemi invece….

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  3. gabriele centi 30 Marzo 2020 07:36

    Si vorrebbe che fosse solo un “pit stop”, ma in realtà sarà una transizione irreversibile, ma non necessariamente solo negativa, in quanto ha rivelato la fragilità del sistema economico troppo spostato verso i servizi rispetto alla produzione; troppo dipendente dallo spendere come capacità di successo, da un modello di crescita ove solo il prodotto lordo è l’elemento che conta, ove il sistema monetario (da banche, borse ecc) dipende dal battito delle ali invece che da un sistema solido di valori capace di guardare al futuro investendo su questo (ricerca e sviluppo); ove non si investe sulle persone, ma sugli egoismi ed interessi personali a breve (e l’Europa ne è l’esempio purtroppo); ove in altri termini non vi è politica nel suo senso alto e di visione del futuro, ma come prevalenza degli interesse a breve.

    Questo “pit stop” se sarà solo una fermata, senza capacità di rinascere su un nuovo modello, sarà non solo un’occasione persa, ma una sospensione in attesa di una ulteriore crisi. Deve essere quindi il momento per rivedere tutto il sistema economico, che ponga al centro dello sviluppo la società e l’ambiente, piuttosto che le banche e l’economia degli interessi.

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