Inviata da Bruxelles una lettera al Mase. L'ad della Stretto di Messina Ciucci: "Una normale dialettica". Il reclamo delle associazioni ambientaliste e i dubbi sull'operazione
di Marco Olivieri
Ponte sullo Stretto: il dipartimento Ambiente dell’Unione europea chiede spiegazioni alla presidente Meloni e ai ministri Salvini e Picchetto Fratin. In particolare, viene chiamato in causa il Mase, ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, rispetto all’impatto ambientale del progetto. Una lettera della Commissione, visionata dall’agenzia Bloomberg e rilanciata da Huffington Post e altre testate, si concentra su “diverse aree che richiedono chiarimenti”. E propone “ulteriori misure” in relazione a possibili “carenze”, prima d’autorizzare l’avvio dei lavori.
Questa la risposta all’Ansa da parte dell’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, in polemica con Angelo Bonelli, deputato di Avs e portavoce di Europa Verde: “La nota della Commissione europea inviata al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, volta a richiedere alcuni approfondimenti sull’impatto ambientale del ponte sullo Stretto di Messina, rientra nell’ambito della normale e prevista dialettica tra lo Stato italiano e l’Unione Europea. Dialettica che è un chiaro sintomo di un virtuoso dialogo e, ancor di più, è la conferma della rilevanza strategica di un’opera che completa il più rilevante corridoio europeo nord-sud”.
Ciucci: “La Stretto di Messina fornirà al Mase tutte le informazioni in campo ambientale”
“Come è noto – ha proseguito l’ad Ciucci – la Commissione tecnica di valutazione dell’impatto ambientale del Mase, che ha condotto un’analisi molto approfondita durata oltre 14 mesi, ha espresso parere favorevole con prescrizioni che saranno ottemperate in sede di redazione del progetto esecutivo
prima dell’apertura dei cantieri del ponte. La Stretto di Messina fornirà al Mase tutte le
informazioni eventualmente necessarie che potranno essere richieste dalla Commissione europea che le consentiranno anche di rispondere alle osservazioni pervenutele dalle associazioni ambientaliste” (fonte Ansa).
Il ponte e il reclamo delle associazioni ambientaliste
I primi di agosto, infatti, diverse associazioni ambientaliste hanno presentato un nuovo reclamo all’Unione europea: “L’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto di Messina è certo, documentato e, dopo anni di negazioni, ammesso dagli stessi proponenti l’opera. Per superare questa impasse è stata avviata una procedura speciale che consentirebbe comunque la realizzazione del Ponte secondo condizioni precise fissate dalle norme comunitarie, condizioni che però non sono state rispettate. Per questo le associazioni Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf hanno presentato oggi un nuovo reclamo all’Unione europea a integrazione di quello già inviato il 27 marzo di quest’anno”.
Scrivono le associazioni: “Oggetto del reclamo è il secondo parere della Commissione Via Vas con cui si è chiusa la cosiddetta procedura di “livello III della Vinca” (Valutazione d’Incidenza). Cioè la procedura che si è dovuta obbligatoriamente attivare perché indicata dal primo parere della Commissione Via Vas, che pur rilasciando parere positivo di compatibilità ambientale dell’opera, lo ha condizionato a ben 62 prescrizioni (ancora da ottemperare) tra cui, appunto, la procedura speciale aggiuntiva. Se non ci fossero impatti ambientali questa procedura non sarebbe mai stata avviata. Questa, infatti, si attiva solo in presenza di impatti ambientali acclarati e non mitigabili che riguardano aree tutelate dalle direttive comunitarie Habitat ed Uccelli, cioè i siti della Rete Natura 2000, che interessano anche lo Stretto di Messina, sia il lato siciliano che quello calabrese, oltre che il tratto di mare che li separa”.
Lo abbiamo definito un azzardo. L’accelerazione impressa dal governo Meloni e dal ministro Salvini risponde a una volontà di realizzare la grande opera e questo è legittimo. Ma sono tante le forzature alla base della scelta d’imprimere una svolta. In sintesi, l‘accelerazione politica non consente di studiare a fondo, in modo preliminare, tutti i nodi ambientali e strutturali. Il progetto per fasi espone a più rischi, come abbiamo già sostenuto.
Il ponte e i tanti dubbi sull’operazione “spezzatino”
Il decreto Infrastrutture, dl 89/2024, di fatto ha abrogato il progetto esecutivo integrale, sostituendolo con le cosiddette “fasi costruttive”. Si procede di volta in volta, a “spezzatino”, insomma. Ma così diventa più complicato essere sicuri che le 62 prescrizioni saranno tutte adempiute. Prescrizioni da parte della Commissione tecnica di valutazione dell’impatto ambientale Via e Vas (Valutazione ambientale strategica) del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase).
In sostanza, viene meno un’idea unitaria del progetto. E la precauzione di verificare prima tutte le condizioni, e risolvere i molti aspetti problematici, valutando davvero se sono risolvibili, avrebbe garantito di più i territori. Il processo per fasi no. Il tutto senza verificare fino in fondo le misure alternative alla grande opera, per favorire il collegamento più rapido tra le due regioni, senza un impatto così impegnativo. E non dimentichiamo le perplessità di tipo normativo, in primis quella sulla mancata gara, espresse su Tempostretto dall’avvocato Nicola Bozzo.
Il futuro è un’ipotesi e, sull’operazione ponte, gli interrogativi sono tanti.

Dichiarazione, di questi giorni, del dr. Pietro Ciucci, a proposito del MASE ” ha espresso parere favorevole con prescrizioni che saranno ottemperate in sede di redazione del progetto esecutivo prima dell’apertura dei cantieri del ponte”. In italiano, questo conferma la mancanza del progetto esecutivo. Com’e’ che a me hanno sempre detto (mio zio, mio nonno, i professori) che si parte sempre dal progetto esecutivo ? Sbagghiaru ???
“Dialettica che è un chiaro sintomo di un virtuoso dialogo e, ancor di più, è la conferma della rilevanza strategica”.
Ricordate queste parole di Ciucci.
Ricordatele bene, perché sono certo che in caso di problemi Salvini ne userà altre per definire il rapporto con l’unione.
Lui che sta spingendo per iniziare senza progetto esecutivo scaricherà come suo solito la colpa su altri.
Siamo stufi di questi articoli del direttore Olivieri a supporto dei No Ponte . Adesso basta. Vi arrampicate sugli specchi senza riuscire a salire in cima. RASSEGNATEVI!!
Dimenticavo : senza se e senza ma, stavolta, vanno costruite tutte ma proprio tutte le opere compensative (strade, ferrovie, etc etc) per anni promesse alla nostra collettività. Dico questo, perchè esse (ed ovviamente … POI … anche il Ponte) , sono la base per realizzare concretamente il potenzionamento del sistema integrato di trasporti/servizi dell’area dello Stretto. A proposito : ho saputo che, d poco tempo, c’e’ il bus navetta che fa la tratta “Area Ex Gasometro – Areoporto Tito Minniti di Reggio Calabria” e viceversa. Meno male : qualcosa si incomincia a realizzare, dopotutto.
Si chiedono chiarimenti quando una fattispecie presenta elementi non chiari. E il ponte ne ha tanti…..
Siamo al punto che chi commenta non esprime neppure dissenso sul contenuto specifico dell’articolo ma solo per il fatto che venga trattato un argomento non gradito.
Con tutti questi ” articoli ” pro no ponte puntuali come ogni domenica mi sono convinto ancora di più che questo ponte si può e si deve fare siamo all’ultima spiaggia.
Ma se chi scrive è il Dipartimento Ambiente della Commissione E. perché andate a chiedere chiarimenti a Ciucci? Chiedete alla fonte di spiegare concretamente che livello di risposta si attendono.
Buonasera, qui il problema non è legato al Direttore Dottore Oliveri che fa il suo lavoro che peraltro svolge bene chiaramente a mio avviso, ma bensì caro Jumpy all opera in se stesso che presentava e presenta a tutt oggi una miriade di criticità in alcuni casi insuperabili quindi fattene una ragione ma il ponte sullo stretto non vedrà mai la luce
Esimio Piero , il problema non è se si fa o non si fa il ponte. Il fatto è che Olivieri non la smette di ripetere sempre gli stessi argomenti. Ad esempio la relazione di Bozzo che è sempre la stessa. Ma non gli ho mai visto scrivere che se il ponte non si fa , i 13,5 miliardi finiranno alle infrastrutture del Nord senza avere acqua, strade, ferrovie e quant’altro , ed i siciliani e i messinesi resteranno scornati. A quando un articolo su questo argomento? Forse non conviene.
Ma anche le risposte di Ciucci sono sempre identiche a loro stesse, copione mandato a memoria e pappagallescamente ripetuto