L'intervista a Stas’ Gawronski, dalla Rai a Messina per Terremoti di Carta

L’intervista a Stas’ Gawronski, dalla Rai a Messina per Terremoti di Carta

Emanuela Giorgianni

L’intervista a Stas’ Gawronski, dalla Rai a Messina per Terremoti di Carta

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domenica 24 Novembre 2019 - 08:11

L’associazione Terremoti di Carta porta a Messina Stas’ Gawronski per una giornata piena di cultura. Uno stage di lettura consapevole e scrittura creativa presso la Biblioteca Comunale “T. Cannizzaro” al Palacultura.

Stas’ Gawronski è autore e conduttore di numerosissime trasmissioni televisive culturali della RAI. Prima fra tutti CultBook, la trasmissione televisiva di Rai Educational dedicata ai libri, con la quale ha sviluppato una forma di divulgazione culturale totalmente nuova e accattivante, tramite del riferimento a musica, film, ecc. e dalla quale è nata CultBook Factory, la diretta di RaiScuola dal Salone del Libro di Torino. Ha, poi, creato i primi Booktrailer italiani; dal 2002 insegna scrittura creativa presso la Libera Università Lumsa di Roma e per la Fondazione San Benedetto, a Brescia e tanto ancora.

Grazie a “Terremoti di Carta”, in collaborazione con il Cidi, Gawronski arriva a Messina il 23 novembre, per un’intera giornata, ricca di cultura e crescita. L’appuntamento è dalle ore 10,00 alle ore 17,00, presso la Biblioteca Comunale “T. Cannizzaro” del Palacultura, con uno stage di lettura consapevole e scrittura creativa. Protagonista dell’incontro e delle parole di Stas’ Gawronski Raymond Carver, scritture, poeta e saggista statunitense.

Terremoti di Carta è l’espressione territoriale del Movimento Culturale Bombacarta, che ha sede in Roma. Opera a Messina dal 2007, con la sua presidente Nancy Antonazzo, contribuendo consistentemente allo sviluppo culturale della città, arricchendola di eventi, iniziative e, soprattutto, laboratori di scrittura creativa che vogliono essere centro di incontro tra persone di ogni età con in comune l’amore per la letteratura, l’arte e ogni forma di espressività.

E, in occasione di questa ricchissima giornata, l’abbiamo intervistato.

Grazie a Lei e al suo operato con CultBook, la cultura è arrivata nelle case di migliaia di telespettatori. Il suo innovativo format di divulgazione dei libri in maniera creativa, tramite non soltanto letture e interviste, ma musica, immagini, citazioni del cinema, li ha resi di più facile fruizione, immediata e alla portata di chiunque abbia voglia di conoscere ed entrarne a contatto. Da dove è nata questa geniale idea?

L’idea nasce da “BombaCarta”, un’esperienza di scrittura e lettura creativa fondata sugli esercizi spirituali di Sant’Ignazio. Sant’Ignazio chiedeva ai suoi compagni di usare l’immaginazione per entrare nella vita delle scene del Vangelo, per lui la visione delle cose attraverso i sensi era fondamentale. Dal suo esempio io, in questa trasmissione, non faccio altro che prendere i libri, leggerli, entrarci dentro con tutti i miei sensi e l’immaginazione, per elaborare creativamente un’interpretazione audiovisiva. Da qui la scelta delle musiche, delle immagini, di una narrazione con un certo ritmo, che fosse coinvolgente in modo concreto e non astratto; questo è il fondamento.

È stato difficile ritagliarsi uno spazio così significativo in una realtà come quella televisiva che sembra più interessata, a volte, a difendere un prodotto di altro tipo, commerciale o superficiale?

È stato difficilissimo. Sono stato molto fortunato perché ho incontrato un direttore come Giovanni Minoli, con un grande gusto per le trasmissioni innovative e per i prodotti televisivi di qualità. Adesso la trasmissione è stata chiusa, sono stati privilegiati altri format e spesso la logica non è quella della qualità.

Ha sempre fatto riflettere sul valore delle parole, c’è una citazione particolare da lei letta e studiata che ha avuto un più forte impatto sulla sua vita? Magari proprio Sant’Ignazio?

Di Sant’Ignazio vorrei ricordare quella famosa frase in cui afferma che bisogna gustare internamente; anche per quanto riguarda la lettura non conta leggere tanti libri, ma leggere bene; leggere pochi libri ma creare una connessione intensa. La parola del libro ci tocca nel profondo e proviamo un gusto che ha a che vedere con i nostri reali desideri, le nostre attese, i nostri affetti.

A proposito di affetti, in questo modo ha introdotto milioni di persone nel mondo dei libri, chi è stato, invece, a condurre lei?

Io penso che sia molto importante avere buoni maestri e, a volte, questo è un dono che la vita fa. Io ho avuto mio padre che mi ha introdotto alla letteratura quando ero un bambino e poi un ragazzo, e una serie di maestri, vorrei citarne tanti, tra questi uno in particolare, Carlo Ossola, forse l’ultimo grande maestro che ho avuto e che ho ancora. Il suo libro intitolato “Il continente interiore” è sempre sul mio comodino, torno a svogliarlo continuamente.

La letteratura che ha raccontato è un ponte lanciato verso il mondo; come sono cambiati il mondo e la letteratura in questi anni, per esempio tramite internet? Lei è un profondo conoscitore dei suoi strumenti e delle sue potenzialità, ha modificato la cultura e il nostro rapporto con essa?

Internet, come tutti gli strumenti, viene usato a seconda della personalità di ciascuno. Sui social troviamo i gusti, le passioni, le ideologie, le idiosincrasie di ciascuno; non sono altro che lo specchio del mondo che è fuori. Li utilizzo per le mie classi di scrittura creativa, rendendoli un luogo dove scambiarsi testi, domande importanti, ritrovo intorno a dei temi o delle lezioni e questo credo ne sia un uso proficuo.

In questa grande carriera qual è il ricordo più bello? Il commento più bello da parte del pubblico?

Il ricordo più bello legato al pubblico è quello di un idraulico che un giorno è venuto cambiarmi un tubo e mi ha detto “ma io la riconosco, lei è quello della trasmissione sui libri, l’ho vista, non ho capito nulla ma sono andato a comprare il libro”. È stato il riconoscimento più grande, la mia trasmissione non voleva dare una spiegazione, un’elaborazione intellettuale del libro, ma portare lo spettatore in un’esperienza tale che anche chi non è solito leggere libri potesse esserne coinvolto e provare il desiderio di comprarne uno.

Qual è il valore più grande, secondo lei, del pensare, del sapere, del voler conoscere? Ed è difficile, oggi, da proclamare?

Il valore più grande è la conoscenza di se stessi e la connessione fra il mistero che ci portiamo dentro e il mistero delle cose fuori di noi. La vita è un continuo tentativo di ricreare tale connessione tra il punto più profondo dentro di noi e il punto più profondo delle cose al di fuori di noi.

Cosa desidera trasmettere oggi ai presenti? Qual è, per lei, il segreto di una lettura consapevole e di una scrittura creativa?

Innanzitutto, diciamo che a leggere si impara, a volte sono necessari dei maestri, perché poi imparare a leggere un romanzo, una poesia o un racconto significa sviluppare una sensibilità che permetta di leggere la realtà, di leggere la vita, di leggere se stessi, di leggere gli eventi, o quantomeno di viverli, di percepirli, di abitarli. Ecco, il valore credo stia proprio in giornate come questa in cui ci si ritrova insieme e si legge insieme, perché la lettura di ciascuno può arricchire l’altro.

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