Lo spaccio nei locali del taorminese, condanne per 150 anni di carcere al processo Alcantara

Lo spaccio nei locali del taorminese, condanne per 150 anni di carcere al processo Alcantara

Alessandra Serio

Lo spaccio nei locali del taorminese, condanne per 150 anni di carcere al processo Alcantara

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sabato 26 Febbraio 2022 - 00:03

Reggono, al processo abbreviato, le accuse contro le gang di spacciatori nei locali della movida di Taormina e dell'Alcantara, collegati ai clan di Catania: 21 condanne per 150 anni di carcere

MESSINA – Sono 21 condanne – 150 anni di carcere in tutto, e solo 2 assoluzioni quelle che arrivano ala fine del processo di primo grado seguito all’operazione antidroga Alcantara.

Il Giudice per l’udienza preliminare Simona Finocchiaro a tarda sera ha emesso il verdetto: 14 anni e 7 mesi per Maurizio Chisari, 13 anni e mezzo a Giovanni Maria Condorelli; 13 anni e 4 mesi per Vincenzo Curia; 11 anni e 4mesi a Carmelo Coco; 9 anni e 5 mesi per Antonio Cacciola; 7 anni e 8 mesi per Giovanni Mario Chisari, e Alfredo Mancuso; 7 anni e mezzo ad Alessandro Mario Cutrufello; 6 anni e 11 mesi per Vincenzo Verga, 2 anni ad Alfio Cicala e Simone Raiti; 1 anno e 4 mesi per Leonardo Patanè e Sergio Salvatore Corica; 6 anni e 10 mesi per Joao Victor Gualberto Amorelli e Paolo Monforte; 6 anni e 9 mesi a Giordano Ouguas; 6 anni e 8 mesi a Gianluca Russo, Emmanuele Grasso Carlo Di Pasquale e Antonino Nucifora. Scagionati invece Giuseppe Raineri e Santo Famoso, assolti da tutte le accuse.

L’Accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Antonella Fradà e Roberto Conte, avevano sollecitato condanne per tutti, fino ad un massimo di 27 anni. Gli imputati hanno definito la loro posizione in abbreviato, ovvero affidandosi direttamente al giudice del vaglio preliminare che decide sulla base delle carte dell’inchiesta, saltando il vaglio dibattimentale del processo e potendo così “incassare” uno sconto di pena rispetto al massimo previsto.

Il blitz dei Carabinieri risale all’aprile del 2021 ed aveva portato alla scoperta di una rete di spacciatori, in diretto contatto coi clan Brunetto e Cinturino di Catania, dove si riforniva di droga poi piazzata dai pusher nei locali notturni tra Giardini Naxos e Taormina.

L’inchiesta ha documentato i metodi cruenti degli spacciatori, che non esitavano a minacciare di morte chi aveva debiti con loro. Come quando si sono presentati con la pistola da un cliente che non aveva saldato, puntandogliela addosso davanti la moglie incinta.

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