“Lo squalo”, innovazioni e suspense per il successo

“Lo squalo”, innovazioni e suspense per il successo

Pierluigi Siclari

“Lo squalo”, innovazioni e suspense per il successo

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domenica 07 Luglio 2019 - 07:57

Accompagneremo i mesi più caldi dell’anno con un viaggio tra i successi cinematografici legati all’estate. Non potevamo che iniziare questo viaggio concentrandoci su Lo squalo di Steven Spielberg, arrivato nelle sale statunitensi il 20 giugno del 1975. Fino a quel momento, in estate venivano distribuiti film privi del sostegno di una grande produzione, e da cui non si attendevano risultati importanti.

Distribuzione e marketing

La distribuzione de Lo squalo non si differenziò solo sotto il profilo temporale, ma anche spaziale. Mentre, infatti, all’epoca i film venivano proiettati da principio in un numero limitato di sale, Lo squalo beneficiò da subito di una distribuzione su larga scala. Altra innovazione: l’uscita del film venne preceduta da numerose pubblicità sulle reti televisive. Visto il grande successo de Lo squalo, che incassò quasi cinquecento milioni di dollari al momento del suo ritiro delle sale, le citate strategie di distribuzione e marketing vennero imitate in maniera praticamente totale dalle case di produzione.

Naturalmente non furono solo queste a causare il successo de Lo squalo. A esempio, nello stesso periodo anche il thriller Dieci secondi per fuggire era stato molto pubblicizzato in tv, ma aveva poi ottenuto risultati modesti al botteghino. A giocare un ruolo fondamentale ne Lo squalo è la suspense che avvolge il film, e che continua a tenere gli spettatori col fiato sospeso dopo più di quaranta anni.

Trama e dinamiche

La storia è ambientata nell’immaginaria isola di Amity (in realtà le riprese si svolsero a Martha’s Vineyard), e inizia con l’attacco dello squalo ai danni di una turista intenta in un bagno notturno. Il capo della polizia locale, Martin Brody (interpretato da Roy Schneider), deve affrontare la minaccia marina. In molti lo ostacoleranno, sottovalutando il pericolo per avidità o imprudenza.

Dopo il secondo attacco dell’animale, al contrario, si diffonde il panico. Brody si fa aiutare dal cacciatore di squali Clint (Robert Shaw) e dal biologo Matt Hoopper (Richard Dreyfuss). Convinto fin dall’inizio che lo squalo fosse il vero protagonista dell’opera, Spielberg (al suo terzo lungometraggio dopo Duel e Sugarland Express) evitò attori (Charlton Heston era interessato al progetto) che avrebbero potuto far passare l’animale in secondo piano.

Soprattutto, il regista gestì con maestria non solo la presenza dello squalo, ma anche la sua assenza. Infatti, mentre i suoi attacchi spaventano lo spettatore per la loro violenza, sono l’attesa e l’imprevedibilità dell’entrata in scena dell’animale a angosciarlo davvero. Proprio questo ha reso il film un successo senza tempo.

La saga

Lo squalo venne seguito da tre sequel ufficiali, usciti rispettivamente nel ’78, nell’83 e nell’87, nessuno dei quali diretto da Spielberg. Innumerevoli poi le imitazioni, tra cui l’italiano Il cacciatore di squali con Franco Nero.

Produzione e musiche

Il soggetto si basa sull’omonimo romanzo di Peter Benchley. I produttori della Universal Richard D. Zanuck e David Brown ne acquistarono i diritti per una cifra cospicua, trovando la trama avvincente, nonostante le perplessità relative alle difficoltà che avrebbero portato alcune scene. Difficoltà che puntualmente si verificarono ritardando la fine delle riprese di più di cento giorni, e facendo temere a Spielberg che la sua carriera fosse finita.

Il tema, uno dei più famosi di sempre, è composto dall’alternanza di due note, mi e fa. Secondo alcuni rappresenterebbe il battito cardiaco dello squalo, per altri il movimento della coda.

Premi e riconoscimenti

Lo squalo vinse tre Oscar, Miglior Montaggio, Miglior Colonna Sonora e Miglior Suono, e ricevette la nomination per Miglior Film, in cui però quell’anno vinse Qualcuno volò sul nido del Cuculo. Spielberg, invece, non ricevette la nomination per la Miglior Regia, premio che comunque si aggiudicherà successivamente in due occasioni, per Schindler’s list e Salvate il soldato Ryan. Nel 1998 l’American Film Institute inserì Lo squalo al quarantottesimo posto della classifica dei cento migliori film statunitensi.

La citazione e la curiosità

Sempre l’American Film Institute votò la battuta pronunciata da Brody, Abbiamo bisogno di una barca più grossa, al trentacinquesimo posto nella classifica delle cento migliori citazioni cinematografiche.

Steven Spielberg evitò di essere sul set durante l’ultimo giorno di riprese, perché convinto che la troupe lo avrebbe gettato in acqua. Nacque così la tradizione che vede il regista assente l’ultimo giorno di riprese di ogni suo film.

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