Mafia tra le Madonie e i Nebrodi, 11 arresti dei Carabinieri

Mafia tra le Madonie e i Nebrodi, 11 arresti dei Carabinieri

Alessandra Serio

Mafia tra le Madonie e i Nebrodi, 11 arresti dei Carabinieri

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martedì 30 Giugno 2020 - 09:31

11 arresti dei Carabinieri nel clan di San Mauro di Castelverde che comanda tra Palermo e Messina

Il mandamento di San Mauro Castelverde ha l’ultima parola in fatto di mafia anche nel messinese. Lo storico boss Domenico Mico Farinella è infatti molto noto anche nel comprensorio a cavallo tra la provincia di Messina e Palermo, grazie all’alleanza, stretta a suo tempo ma ancora in vigore, con Domenico Spinnato di Tusa, e i “duri e puri” di Mistretta.

Oggi i Carabinieri di Palermo hanno fatto scattare 11 provvedimenti cautelari tra i suoi fedelissimi, che si stavano riorganizzando per riprendere il comando, dopo la retata del 2015 nell’operazione Black Cat. Il blitz è scattato all’alba ed è stato battezzato Alastra. Mico Farinella è stato fermato a Voghera, dove era al soggiorno obbligato. Coinvolto anche il figlio Giuseppe, attraverso il quale aveva continuato a dettare legge da dietro le sbarre e, dopo la scarcerazione, eludendo i controlli della sorveglianza speciale.

Il gruppo aveva allungato le mani su diverse imprese commerciali della zona, estorcendo negozi e magazzini e imponendo le forniture del braccio destro del boss, il grossista di carni Giuseppe Scialabbra. Nel mirino del pizzo anche l’October Fest del 2018 a Finale di Pollina. Sequestrati un centro scommesse a Palermo e una farmacia a Finale, intestati a prestanomi dei boss, e altri beni per un valore complessivo stimato in un milione di euro circa.

Fondamentali per far scattare gli arresti sono state le denunce delle vittime del racket e la collaborazione con la giustizia del pentito Filippo Salvatore Bisconti, capo mandamento di Belmonte Mezzagno ed ex alleato dei Farinella.

I boss di San Mauro di Castelverde avevano continuato ad operare sentendosi forti dell’omertà intorno al gruppo. “Siamo meglio di Corleone, non abbiamo pentiti”, dicono nelle conversazioni intercettate. Si sbagliavano.

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